"Nel nostro Paese chi si danna per un'informazione indipendente, accurata e approfondita, non è premiato, nemmeno dai cittadini. Troppe persone mi dicono: Fate un lavoro straordinario, ma tanto non cambierà niente! E quando io rispondo: E lei cosa fa per cambiare?, di solito mi dicono: Ha ragione, non facciamo niente"...A volte è scoraggiante... Sembra di essere dentro a un Paese di gomma".
"Certo ci sono i pigri e quelli a cui semplicemente piace compiacere, ma quello che spesso frena è la fatica di sostenere il meccanismo che si innesca quando non ti accontenti della favoletta, fatto di odiose telefonate al tuo direttore e diffide preventive. Se devi passare metà del tuo tempo a giustificarti o a rispondere ai legali o ai portavoce, capisco che possa anche passare la voglia [...] La linea la dà il direttore: Se sprona e difende i suoi giornalisti, faranno bene il loro mestiere, altrimenti si limiteranno al compitino". [...] Per Report nel corso degli anni c'è stato sempre il sostegno del direttore di rete di turno. Non c'è dubbio che l'abitudine a portarti in tribunale a prescindere, ha un effetto intimidatorio sul nostro lavoro e quindi della libertà d'informazione".Gabanelli commenta poi le frecciate che spesso Matteo Renzi riserva ai giornalisti ritenuti gufi...
"I gufi esistono, ma spesso li confonde con i cani da guardia"...e rifiuta l'etichetta di giornalista "scomoda".
"Non sono posseduta dal sacro fuoco, non credo di fare nulla di eroico, e non ho mai pensato di salvare il mondo. Cerco solo di fare al meglio il mestiere per cui sono pagata. È un principio semplice, che vale per tutte le categorie, se applicato (e fatto applicare) basterebbe a risanare il sistema".
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