Nessuno pensa di speculare sulle lacrime. Quando di mezzo c’è la morte i cuori si straziano come le vite di cui ascoltano o vedono la tragica fine.
E non parliamo dei dannati assoluti: quelli che la casta militare, tanto vicina alla politica e al curriculum della stessa Mogherini (membro del German Marshall Fund for the United States) definisce “danni collaterali”. Il buon cuore occidentale lo nega, però lo pratica, come pratica la via della non soluzione delle tante, troppe contraddizioni che fanno da cassa di risonanza alla propaganda del fanatismo islamico. Sappiamo quali sono. Molte risultano antiche e reiterate: sfruttamento coloniale e imperialista perpetuati per interessi economici, strategici, applicando la forza dell’intervento militare diretto o quello mascherato da “polizia internazionale”, cercando alleanze di comodo, promuovendo governi fantoccio. Insomma la sequela della viscida politica di chi spaccia per democrazia interessi di parte, di lobby, di casta. E’ una realtà che i burocrati di Bruxelles conoscono e difendono, e gli attuali dolenti rappresentanti per scelta volontaria, connivenza, impotenza non riescono a indirizzare verso strade differenti. Quelle che non soffocano i fratelli greci, accolgono i popoli vicini e lontani tormentati da un nemico comune, lo Stato Islamico, foraggiato da partner filoccidentali e armato dalle stesse industrie che versano capitali nelle banche d’Europa.
Nel resoconto riportato dall’odierno intervento dell’Alto Rappresentante per la Politica Estera Ue, ospitato su La Repubblica si leggono le parole di una sua collega, Kristalina Georgieva: ”Più che spaventata la gente che lavora nelle Istituzioni è smarrita. Nessuno di loro, quando è venuto a lavorare per l’Europa, pensava che si sarebbe trovato in prima linea. Nessuno era preparato a questa tensione, a quest’odio. Avverto nella gente una grande tristezza”. Il sogno di un’Europa pacifica, tollerante, magari un po’ noiosa ma protettiva e solidale, chiosa Mogherini. Fra gli aggettivi menzionati l’unico che possiamo condividere è noioso. Gli altri rappresentano utopie, tutt’altro che vicine da conseguire, visto quel che l’Ue ha infilato negli ultimi mesi sul fronte dei rifugiati. Tollerante? protettiva? solidale? Chiedetelo alle migliaia di corpi ammassati a Idomeni. Pacifica? Certo, grazie alle decine di “missioni di pace” (Afghanistan, Iraq, Libia) sparse per il mondo sotto la direzione di Pentagono e Casa Bianca. Ci chiediamo se le lacrime versate dall’europeo, sia esso politico, burocrate o semplice cittadino, scaturiscano solo dall’odore del proprio sangue. Oppure provengano dalla tardiva constatazione d’una realtà che stride coi “valori” di quell’Occidente che incentiva le incongruenze su cui chiudiamo occhi e orecchie. Mentre l’odierno terrore, targato Isis, lì recluta la manovalanza che ci uccide.
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