Sul
prossimo referendum sulle trivelle, già al centro di polemiche di ogni
genere – dal mancato accorpamento con le amministrative in un election
day alla campagna per l’astensione annunciata dal Partito democratico –
arriva lo scontro tra associazioni dei consumatori e comitato nazionale
da una parte e il ministro Galletti, che in un’intervista al corriere.it
ha detto che se andrà a votare, voterà per il no, dall'altra.
La
dichiarazione non è piaciuta al Codacons che ha già annunciato la
presentazione di un esposto in procura e chiesto le sue dimissioni.
“Riteniamo grave che un Ministro entri a gamba tesa su un referendum
così importante per il paese – ha detto il presidente Carlo Rienzi –
Avrebbe fatto meglio Galletti, proprio perché responsabile del dicastero
dell’Ambiente, ad astenersi dal rilasciare dichiarazioni che possono
influenzare in modo pesante le scelte dei cittadini, o seguire l’esempio
di Matteo Renzi che si è espresso per l’astensione.
Il Comitato
del Referendum 17 aprile “Vota SI per fermare le Trivelle” che
racchiude tutte le Associazioni ambientaliste, i Comitati locali e della
società civile, intanto, risponde a Galletti ricordandogli che al
contrario di quanto sostiene con l'accusa della "consultazione
ideologica", i promotori del referendum intendono abrogare una norma
che è stata introdotta dal governo il 1 gennaio di quest’anno con
l’ultima Legge di Stabilità. Fino al 31 dicembre 2015 le concessioni,
infatti, avevano durata massima di 30 anni. "Anche per questa ragione
risulta incomprensibile come una vittoria del SI possa causare la
perdita anche di un solo posto di lavoro”, si legge nella nota del
Comitato del Referendum.
Il Referendum del 17 Aprile sulle
trivelle in mare "vuole infatti abrogare la norma per cui le compagnie
che dispongono di titoli abilitativi per estrarre idrocarburi possono
sfruttare i giacimenti “sine die” e non alla scadenza dei contratti,
entro le 12 miglia dalle coste italiane, praticamente sotto costa",
scrive il Comitato referendario.
Il Ministro ha citato la
Norvegia tra i Paesi che in Europa sono più favorevoli alle fonti
fossili. "Il dato è facilmente smentibile - prosegue - perchè se è vero
che il paese scandinavo ha basato in passato la sua ricchezza su
petrolio e gas, oggi sta modificando il modello energetico, incentivando
forme di economia “green”. Ne è la riprova il fatto che anche a causa
del crollo del greggio, l’amministrazione di Oslo ha deciso di
disinvestire, intervenendo sul proprio fondo pensione, dotato di circa
10 miliardi di euro di risorse, da tutte le società attive nel settore
dei combustibili fossili, cioè carbone, petrolio
e gas. Obiettivi
principali: fissare un profilo d’investimento più etico e sostenibile
nonché ridurre l’inquinamento e contrastare i cambiamenti climatici.
A
questo proposito – prosegue la nota del Comitato del Referendum 17
aprile Vota SI per fermare le Trivelle – ricordiamo al Ministro Galletti
le sue parole e l’impegno preso alla Conferenza del Clima di Parigi di
pochi mesi fa durante la quale asseriva la ‘…ferma determinazione
collettiva di raccogliere la sfida che abbiamo di fronte e avviare un
processo serio di decarbonizzazione delle nostre economie‘“.
Prosegue
la nota del Comitato “Chiediamo al Ministro Galletti come il Governo
italiano intenda rispettare l’impegno preso di contenere l’aumento del
clima di soli 2 gradi centigradi con l’incremento delle trivellazioni e
di una strategia basata sulle fonti fossili”.
Il Comitato precisa
inoltre che la norma attualmente in vigore consente di costruire nuove
piattaforme, in quanto il divieto riguarda solo il rilascio di nuovi
permessi e concessioni per cercare ed estrarre idrocarburi entro le
dodici miglia marine. La norma fa dunque salvi i “titoli abilitativi già
rilasciati” e nell’ambito dei titoli già rilasciati è sempre possibile
costruire nuove piattaforme.
Il Ministro dell’Ambiente afferma che
non ci sono “dati scientifici che provano che le trivelle fanno male
alla costa”. Per questo rimandiamo al rapporto di Greenpeace Italia in
cui per la prima volta, vengono resi pubblici i dati ministeriali
relativi all’inquinamento generato da oltre trenta trivelle operanti nei
nostri mari.
Le concentrazioni di queste sostanze inquinanti
sono, in oltre il 70% dei casi, oltre i limiti di legge. I dati mostrano
una grave contaminazione da idrocarburi policiclici aromatici e metalli
pesanti. Molte di queste sostanze sono peraltro in grado di risalire la
catena alimentare fino a raggiungere gli esseri umani.
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venerdì 25 marzo 2016
Referendum 17 Aprile. Trivelle, Galletti fa infuriare il Codacons. Il Comitato del Referendum ribatte punto per punto e svela le falsità del ministro.
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