Se lo
fanno, devono risarcire il danno cagionato ai propri dipendenti per
averli costretti ad una condizione di precarietà. Ne dà notizia il
Codacons, che ha avviato da tempo una battaglia giudiziaria in favore
dei precari italiani.
“La vicenda – spiega l’associazione – nasce dal ricorso presentato
presso il Tribunale di Genova da due dipendenti assunti a termine dalla
Azienda Ospedaliera Universitaria “San Martino”, i cui contratti a tempo
determinato venivano di volta in volta rinnovati addirittura dal 1999.
Il ricorso è stato presentato per ottenere la stabilizzazione, le
differenze retributive dovute in relazione all’anzianità di servizio
maturata e il risarcimento del danno per gli anni di precariato cui i
ricorrenti erano stati costretti.
Sia il Tribunale che la Corte d’Appello di Genova hanno dato ragione ai due lavoratori e, il 15 marzo scorso, anche le Sezioni Unite della Corte di Cassazione (Pres. Renato Rordorf, Rel. Giovanni Amoroso), hanno duramente condannato il comportamento della Azienda Opsedaliera, scrivendo nella sentenza: “Il lavoratore, che abbia reso una prestazione lavorativa a termine in una situazione di ipotizzata illegittimità della clausola di apposizione del termine al contratto di lavoro o, più in generale, di abuso del ricorso a tale fattispecie contrattuale, subisce gli effetti pregiudizievoli che, come danno patrimoniale, possono variamente configurarsi”.
Con particolare riguardo, poi, alla prova in giudizio del danno, il principio affermato dalla Corte è stato, se possibile, ancora più rivoluzionario. Le Sezioni Unite hanno infatti chiarito che il danno per il dipendente pubblico è altro rispetto a quello subito dal lavoratore privato, posto che, nel caso del pubblico dipendente: “occorre (…) una disciplina concretamente dissuasiva che abbia, per il dipendente, la valenza di una disciplina agevolativa e di favore”.
Ecco dunque, il principio di diritto affermato dalle Sezioni Unite: “nel regime del lavoro pubblico contrattualizzato in caso di abuso del ricorso al contratto di lavoro a tempo determinato da parte di una pubblica amministrazione il dipendente, che abbia subito la illegittima precarizzazione del rapporto di impiego, ha diritto al risarcimento del danno con esonero dall’onere probatorio nella misura e nei limiti di cui alla l. 4 novembre 2010, n. 183”.
“Ora tutti i lavoratori precari della sanità possono avanzare analoga richiesta risarcitoria, e ottenere fino a 50mila euro di indennizzo ciascuno e la stabilizzazione della propria posizione lavorativa – spiega il presidente del Codacons Carlo Rienzi – Per tale motivo il Codacons ha lanciato oggi sul sito www.codacons.it un’zione collettiva in favore dei lavoratori di Asl e ospedali pubblici che abbiano subito il continuo rinnovo dei contratti a termine in violazione delle norme vigenti. Per aderire è sufficiente seguire le indicazioni riportate sul sito.
Sia il Tribunale che la Corte d’Appello di Genova hanno dato ragione ai due lavoratori e, il 15 marzo scorso, anche le Sezioni Unite della Corte di Cassazione (Pres. Renato Rordorf, Rel. Giovanni Amoroso), hanno duramente condannato il comportamento della Azienda Opsedaliera, scrivendo nella sentenza: “Il lavoratore, che abbia reso una prestazione lavorativa a termine in una situazione di ipotizzata illegittimità della clausola di apposizione del termine al contratto di lavoro o, più in generale, di abuso del ricorso a tale fattispecie contrattuale, subisce gli effetti pregiudizievoli che, come danno patrimoniale, possono variamente configurarsi”.
Con particolare riguardo, poi, alla prova in giudizio del danno, il principio affermato dalla Corte è stato, se possibile, ancora più rivoluzionario. Le Sezioni Unite hanno infatti chiarito che il danno per il dipendente pubblico è altro rispetto a quello subito dal lavoratore privato, posto che, nel caso del pubblico dipendente: “occorre (…) una disciplina concretamente dissuasiva che abbia, per il dipendente, la valenza di una disciplina agevolativa e di favore”.
Ecco dunque, il principio di diritto affermato dalle Sezioni Unite: “nel regime del lavoro pubblico contrattualizzato in caso di abuso del ricorso al contratto di lavoro a tempo determinato da parte di una pubblica amministrazione il dipendente, che abbia subito la illegittima precarizzazione del rapporto di impiego, ha diritto al risarcimento del danno con esonero dall’onere probatorio nella misura e nei limiti di cui alla l. 4 novembre 2010, n. 183”.
“Ora tutti i lavoratori precari della sanità possono avanzare analoga richiesta risarcitoria, e ottenere fino a 50mila euro di indennizzo ciascuno e la stabilizzazione della propria posizione lavorativa – spiega il presidente del Codacons Carlo Rienzi – Per tale motivo il Codacons ha lanciato oggi sul sito www.codacons.it un’zione collettiva in favore dei lavoratori di Asl e ospedali pubblici che abbiano subito il continuo rinnovo dei contratti a termine in violazione delle norme vigenti. Per aderire è sufficiente seguire le indicazioni riportate sul sito.
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