Come in altri campi, è netta la divisione tra Nord e Sud dell'Italia: Sicilia e Calabria sono le regioni più sprecone insieme all'Umbria, mentre Lombardia e Veneto risultano essere le più virtuose, assieme alla Sardegna. Un fenomeno quello dello spreco alimentare che deve essere contrastato da politiche efficaci. Ecco, dunque, la proposta di legge attualmente al Senato, il cui fulcro è che le eccedenze alimentari - alimenti rimasti sugli scaffali e successivamente tolti dalla vendita oppure quelli scartati perché prossimi alla scadenza - non sono da considerare rifiuti, bensì cibo che può essere dato a chi ne ha bisogno. La nuova legge, in sintesi, si propone di semplificare le regole per la cessione gratuita degli alimenti dagli operatori del settore alimentare agli enti privati che senza scopo di lucro operano con finalità solidaristica.
Sul tema, qualcosa si sta muovendo anche in Europa. L'Unione europea, che ha fatto rientrare nel 2012 lo spreco alimentare in una Risoluzione Parlamentare, si è imposta di dimezzare lo spreco in Europa entro il 2025. La data appare distante, ma il tempo corre veloce e bisogna fare presto. La politica, in Italia, sembra finalmente averlo capito, come appunto l'Ue. Al tema dello spreco alimentare è dedicato infatti un capitolo del Piano di azione che la Commissione Europea ha approvato in materia di economia circolare e che il Parlamento Europeo si appresta a discutere. Azioni specifiche verranno messe in campo, a partire dall'ecodesign del packaging, a norme sulle date di scadenza dei prodotti, a norme sulla sottrazione della qualifica di rifiuto, a prodotti alimentari non usati ma non per questo rifiuti. Quello che serve è un mix di responsabilità individuale per stili di vita meno orientati allo spreco con politiche pubbliche finalizzate alla prevenzione, al riuso e al riciclaggio.
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