Lo sappiamo bene perché se vogliamo osservare animali terrestri ed acquatici, gradevoli e sgradevoli, basta passeggiare in riva al mare, lungo un torrente o un corpo idrico superficiale. Se abbiamo occhi lesti e ci dotiamo di lente d'ingrandimento (oggi basta anche uno smartphone), possiamo scoprire la vita nelle gocce d'acqua!
Basta questo per sostenere che l'acqua è una risorsa fondamentale per tutti gli esseri viventi ed amorfi, e per sancirne il diritto al suo accesso. Come tutte le cose preziose anche l'acqua va tutelata: nonostante sia una risorsa rinnovabile, infatti, essa è limitata perché meno dello 0.1 % dell'acqua dell'intero pianeta è disponibile all'uomo.
Sì, l'acqua è più preziosa dell'oro, anche perché l'oro non nutre la vita.
E oggi è guerra alimentare. Si sfruttano le risorse di Paesi terzi per produrre i cibi che riempiono per il 60% i nostri carrelli della spesa e, se non controllati, quei Paesi potrebbero essere i deserti futuri e l'origine di tanti altri profughi in giro per il mondo.
E noi cosa possiamo fare? Ritengo che si debbano trovare soluzioni operative ed etiche a livello personale e collettivo per gestire questa risorsa in modo responsabile.
Prima di tutto impariamo a comprendere il significato di acqua virtuale e regoliamo le nostre attività su questa base. Ancora una volta si riparte dal cibo, perché l'agricoltura consuma più del 75% dell'acqua disponibile sul nostro pianeta.
Nel settore alimentare - di mia primaria competenza - se vogliamo ridurre i consumi di acqua dobbiamo acquistare i prodotti sostenibili che rispettano la responsabilità sociale nei confronti dei Paesi terzi ed utilizzano tecnologie per l'uso efficiente dell'acqua.
Occhio alle certificazioni sulla sostenibilità: non vuol dire che se i prodotti sono biologici, vegani o vegetariani rispettino per davvero queste indicazioni. Allora chiediamo a chi produce alimenti (agricoltori) e servizi (amministratori) di misurare l'acqua che usa e di comunicarcelo.
Attenzione, non è questione di "contatore", o meglio, non è solo quello. Esiste un parametro che prende il nome di impronta idrica (water footprint) che ci permette di quantificare l'acqua. Quindi attenti a non essere raggirati da pubblicità ed informazioni ingannevoli, come quelle che girano in questi giorni fatte di piramidi alimentari e di liste di alimenti buoni e cattivi promosse da aziende, associazioni, fondazioni e circoli ricreativi che speculano per ragioni commerciali o di puro green washing.
La misura dell'impronta idrica nel contesto della tutela della risorsa è solo la frazione grigia ed azzurra, perché la frazione verde è la frazione che si rinnova nel ciclo biogeochimico.
E il vino? Sono voluto partire da questo prodotto per ribadire il concetto che la frazione dell'impronta idrica verde - che rappresenta sempre più del 80% del totale - è sempre da escludere quando valutiamo gli impatti sull'ambiente, in quanto funzionale alla vita.
Se siete interessati alla gestione delle risorse idriche in agricoltura e ai dati sulle misure nazionali di impronta agricola, vi consiglio di dare potete seguire le infografiche riportate in questo video della "Rete rurale". Se siete interessati ai database completi sul vino, invece, vi consiglio di visitare il sito Viticoltura sostenibile.
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