sabato 1 dicembre 2012

Alla Fine l'Ilva torna ai Riva il governo scalza la magistratura

Approvato il decreto che fa ripartire la produzione. Così il governo rimette l'Ilva nelle mani della famiglia Riva, che potrà riprendere subito la produzione e occuparsi anche della vendita dell'acciaio. L'Aia, l'autorizzazione integrata ambientale, assume lo status di legge e di fatto toglie ogni autorità della magistratura sullo stabilimento di Taranto. Restano i provvedimenti di sequestro ordinati dalla procura, ma vengono aggirati con poche righe nelle quali si prevede il mantenimento della facoltà d'uso per tutti gli impianti.

ilmanifesto carlo lania
Il governo rimette l'Ilva nelle mani della famiglia Riva, che potrà riprendere subito la produzione e occuparsi anche della vendita dell'acciaio. L'Aia, l'autorizzazione integrata ambientale, assume lo status di legge e di fatto toglie ogni autorità della magistratura sullo stabilimento di Taranto. Restano i provvedimenti di sequestro ordinati dalla procura, ma vengono aggirati con poche righe nelle quali si prevede il mantenimento della facoltà d'uso per tutti gli impianti inseriti nell'Aia. Altoforni, cokerie, parco minerali, nastri trasportatori, di fatto tutta l'area a caldo oggi sotto sequestro verrà sì bonificata, ma spegnendo e intervenendo su un impianto alla volta mentre gli altri continueranno a lavorare. Infine viene di fatto svuotato il ruolo dei custodi giudiziari nominati a luglio dalla procura di Taranto.
Ci sono volute più di sei ore, ma alla fine il consiglio dei ministri ha varato ieri il decreto che permette all'Ilva di Taranto di riaccendere i motori. Un provvedimento «blindato», come lo ha definito ieri il premier, per il quale il provvedimento «salva ambiente, salute e lavoro». Ora Monti potrà presentarsi al Quirinale da Napolitano con il decreto promesso e dovrà convincerlo di essere riuscito a evitare un conflitto tra poteri dello Stato con il conseguente ricorso alla Corte costituzionale. Se davvero è così o meno si vedrà molto presto (per il 6 dicembre è fissata l'udienza davanti al Riesame per discutere il ricorso dell'Ilva contro l'ordinanza di sequestro) ma intanto Monti si mostra sicuro: «Non c'è bisogno di rivolgere appelli affinché il decreto non sia impugnato», ha detto. «Abbiamo posto grandissima attenzione di compatibilità alla Costituzione: il sottosegretario Catricalà è stato molto attento a questa verifica e singoli ministri tengono molto a non vedere vanificato quanto hanno costruito».
Il decreto prevede la gestione dell'Ilva da parte della stessa società, che potrà riprendere la produzione per tutto il periodo di validità dell'Aia. Contemporaneamente dovranno essere avviate le operazioni di bonifica intervenendo su un impianto alla volta. Sono già spenti l'altoforno 1 e due batterie di cokerie su 12. Finita la bonifica di questi, si passerà a quelli successivi. Nel frattempo è già stato dato l'incarico per la progettazione della copertura dei parchi minerali e dei nastri trasportatori.
Nuove sanzioni, in aggiunta a quelle già previste nell'Aia, sono state previste nel caso l'azienda non dovesse rispettare i tempi imposti per il risanamento. Si va dal sequestro del 10% del fatturato annuo fino, nei casi più gravi, all'amministrazione controllata. La società rischia di vedere «il bene depauperato fino a perderne il controllo», ha spiegato il ministro per lo Sviluppo Corrado Passera.
Il decreto prevede inoltre la nomina di un garante che avrà il compito di vigilare sull'attuazione degli adempimenti di bonifica. La scelta del garante verrà fatta su proposta del ministro dell'Ambiente Corrado Clini in accordo co il collega dello Sviluppo Passera, e nominato direttamente dal capo dello Stato.
Monti si è detto sicuro di aver rispettato fino in fondo le ordinanze emesse fino a oggi dalla procura di Taranto. «Nel decreto, vengono perseguite in maniera inderogabile le finalità espresse dai provvedimenti assunti dall'autorità giudiziaria», ha spiegato.
Non la pensa così il segretario dell'Associazione nazionale magistrati Maurizio Carbone. Il governo, ha detto, «si è assunto la grave responsabilità di vanificare le finalità preventive dei provvedimenti di sequestro emessi per salvaguardare la salute di una intera collettività dal pericolo attuale e concreto di gravi danni». «Resta tutta da verificare - ha proseguito il segretario dell'Anm - l'effettiva disponibilità dell'azienda a investire i capitali necessari per mettere a norma l'impianto e adempiere alle prescrizioni contenute nell'Aia» visto che «sino a ora la proprietà ha dimostrato di volersi sottrarre all'esecuzione di ogni provvedimento emesso dalla magistratura». Critico anche il portavoce dei Verdi Angelo Bonelli, che definisce il decreto «un vero e proprio commissariamento della procura di Taranto» mentre il segretario del Prc Paolo Ferrero parla di «un condono per i Riva, una beffa per i lavoratori, per la magistratura e per i cittadini di Taranto».
Soddisfatti per il provvedimento del governo si sono detti invece il segretario della Cisl Bonanni e il leader del Pd: «Si tratta di un decreto - ha detto Bersani - che a prezzo di una riduzione dell'attività produttiva consente l'intervento ambientale, il presidio e il monitoraggio della salute».

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