Mario Monti ha iniziato alla Fiat di Melfi la sua campagna elettorale. Lo ha fatto assieme ad una pletora di suoi ministri per ricevere il pubblico sostegno di Marchionne.
Mentre la FIOM gli ricorda che la Fiat non rispetta la sentenza della magistratura che impone il reintegro di tre lavoratori licenziati per rappresaglia e mentre i lavoratori subiscono angherie e cassa integrazione continue, il presidente del Consiglio benedice il padrone più bugiardo d’Italia.
La cosa ha una sua logica, Monti ha fatto al paese quello che Marchionne ha fatto alla Fiat. Entrambi hanno avuto a cuore solo gli interessi e gli utili degli azionisti di riferimento, in parte gli stessi, promettendo un radioso futuro e intanto realizzando disoccupazione e super sfruttamento. Ora entrambi spiegano e spiegheranno che la causa di questi danni collaterali è il mancato completamento delle riforme. Si dice che il presidente del Consiglio abbia paragonato la sua azione a quella di una trivella che abbia scavato per trenta metri, mentre si dovrà arrivare a trecento. Ci vorrà l’intervento di Greenpeace!
Monti è l’avversario più pericoloso per il mondo del lavoro, dello stato sociale, dei beni comuni. Molto più pericoloso del ridicolo ritorno in campo di Berlusconi, che non ha alcuna possibilità di vincere e che viene soprattutto usato dal partito montiano, che domina davvero i mass media, come spauracchio. Uno spread mediatico che urla: hai paura del ritorno del boss di Arcore, vota chi ci ha reso rispettabili in Europa.
Monti è l’avversario più pericoloso perché il suo programma di massacro sociale continuo ha il sostegno della CISL di Bonanni e del Vaticano di Ratzinger, cioè di forze oggi profondamente conservatrici, che vogliono conciliare il liberismo economico con un restaurato potere temporale della Chiesa. Egli rappresenta il clerico liberismo.
Monti è l’avversario più pericoloso non solo perché i voti che prenderà saranno pesati e non contati dai poteri forti che lo hanno lanciato e da un Presidente della Repubblica a cui deve la nomina. Lo è anche perché il suo principale contendente, favorito oggi dai sondaggi, lo ha sostenuto per un anno e ora gli è totalmente subalterno.
Se Monti parte da Melfi, Bersani ha iniziato la campagna elettorale a Bruxelles, chiedendo udienza ai vertici dell’Europa. Così infatti da noi sono presentati i leader della destra conservatrice a capo delle istituzioni continentali: essi sono l’ Europa, quella che guarda un po’ vuole Monti.
Incontrando i capi della destra europea Bersani li ha rassicurati sul fatto che un suo governo manterrà tutti gli impegni, cioè fiscal compact, tagli e austerità. Il barone Junker, capo dell’eurozona, alla fine ha sorriso al candidato del centrosinistra, affermando: tra lui e Monti ci sono solo sfumature. Siamo d’accordo.
Dal finto scontro tra centro sinistra e nuovo centro può dunque venir fuori un parlamento che più montiano non si può.
Naturalmente c’è il voto di mezzo e bisogna operare e fare il possibile perché tutte le forze democratiche e di sinistra che davvero sono contro entrambi i due principali contendenti abbiano successo, meno sarà forte il montismo nelle prossime camere e meglio sarà per tutti noi. Però bisogna anche prevedere che Monti Marchionne e …Merkel, non mollino la presa tanto facilmente, così come le classi e gli interessi che li sostengono, in Italia ed in Europa. Per questo costruiamo una resistenza antimontiana destinata a diffondersi e a durare anche e soprattutto dopo le elezioni.
Giorgio Cremaschi
Nessun commento:
Posta un commento