domenica 16 dicembre 2012

SANDRO MEDICI – A Roma un centrosinistra angusto e polveroso

C’è in città un’atmosfera appesantita, stantia, opaca. E’ come se non si cogliesse appieno l’importanza del transito politico con cui si dovrà traghettare Roma dalle macerie che lascerà la destra verso una nuova stagione amministrativa. Prevale una deriva inerziale senza squilli né lampi, vissuta come il naturale passaggio dal littorialismo cialtrone di Alemanno al più rassicurante e pigro modello del passato.


smediciCosì il centrosinistra immagina la battaglia elettorale per tornare in Campidoglio. Esattamente come avvenne nel 2008, con quel giro di valzer Rutelli-Veltroni-Rutelli, che peraltro finì per consegnare la città ai saluti romani, al clientelismo, al faccendismo, all’intolleranza, alle sfilate di gladiatori, alle partite di caccia contro immigrati, rom, povericristi vari.
Alemanno viene considerato una parentesi sfortunata, l’imprevisto accidente di un percorso che oggi s’intende pigramente riprendere, proponendo di nuovo modelli di gestione e assetti politici tanto consumati quanto sgradevoli e sgraditi. Nel centrosinistra si sta preparando (e già si vanno concordando assessorati e presidenze di enti e aziende) un dejavu.
Politiche compiacenti verso le consorterie finanziarie e immobiliari, subalterne alle direttive rigoriste e antipopolari dettate dall’agenda Monti, allineate ai voleri dei serventi al sacro soglio. Che poi tutto ciò si assesti intorno a un’esplicita alleanza con le forze centriste, o che si consolidi strada facendo, appare del tutto irrilevante. L’abbraccio con l’Udc (o quel che sarà) è un appuntamento già fissato.
Quel che insomma ci attende è una proposta politica bell’e confezionata intorno a qualche tavolo segreto. Che ci verrà offerta con il consueto ricatto: votateci perché altrimenti torna Alemanno. Siamo il meno peggio, il male minore. Siate realisti, accontentatevi, non rompete troppo.
Succede invece che siamo in molti a non accontentarci più. Sfiniti da decenni di un menopeggismo dove il peggio non sembra aver mai fine, esausti per il dover subire le pratiche politiche monopolistiche ed escludenti con cui le nomenclature sfuggono al dialogo con l’attivismo civico, le esperienze sociali, i movimenti, l’associazionismo.
E’ una stagione esaurita, quella che pure consentì a molte realtà difformi e indipendenti di ritagliarsi spazi e realizzare progetti. E’ il tempo di uno slancio nuovo e generoso. C’è da costruire una prospettiva autonoma e consapevole che disegni a Roma orizzonti finalmente liberi. C’è da accogliere e raccogliere le energie e le intelligenze della città per valorizzare tutto il loro potenziale, senza dover chiedere niente a nessuno, con il cappello in mano e lo sguardo chino.
Cambiare si può. E innanzitutto cominciamo a cambiare noi stessi.
Sandro Medici – (candidato a Sindaco di Roma)

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