lunedì 24 dicembre 2012

Imu che va, Tares che viene: il conto per le famiglie è sempre salato. E Monti vuole la patrimoniale


L'agenda del premier dimissionario è on line: sgravi fiscali sul lavoro e salario minimo. Ma intanto arriva la nuova tassa sui rifiuti

Imu, è andata. Ma incombe già la Tares, la nuova tassa sui rifiuti prevista dal fisco federale. Mentre è on line l’agenda del “Candidato ombra”, Mario Monti. Venticinque cartelle che prevedono salario minimo, sgravi per le imprese e la patrimoniale.
OPERAZIONE DA 24 MILIARDI – Lunedì 17 dicembre si è conclusa la colossale operazione Imu che ha visto nel 2012 il ritorno delle tasse sulla prima casa, la rivalutazione del 60 per cento delle rendite catastali e il salasso sulla seconda casa (con l’aumento delle aliquote base rispetto alla vecchia Ici). Gli italiani hanno dovuto sborsare per la prima casa in media 278 euro (con una aliquota media calcolata al 4,23 per mille) e per la seconda hanno pagato 745 euro con una aliquota media, valutata dalla Uil servizio politiche territoriali, nell’8,78 per mille.

LA STANGATA – Cifre medie che nei grandi centri sono diventate una vera e propria stangata: basti l’esempio di Roma dove in media per la prima casa si è pagato 639 euro e Milano dove l’abitazione dove si vive è costata di tasse 428 euro in media. A segnare gli umori dei contribuenti in questo scorcio dell’anno, oltre alla crisi del conto corrente, anche l’incertezza: le delibere dei Comuni con le aliquote definitive sulle quali calcolare il saldo, sono arrivate in zona Cesarini. I Municipi, a corto di risorse, non hanno esitato a sfruttare la possibilità di aumentare le aliquote Imu: ben un comune su tre ha aumentato la prima casa, e uno su due quella per la seconda. Pochissimi Comuni, solo 500, hanno diminuito l’aliquota per la prima casa.
DECRETO SALVA ITALIA – Il primo bilancio dice che con l’assegno di ieri (il saldo vale 13,6 miliardi) si sta andando verso un megagettito Imu di 24 miliardi contro i 21 stimati dal governo nel decreto Salva Italia. Le stime sul peso dell’imposta, che dovrebbe dare tra i due e i tre miliardi in più delle previsioni fatte dal governo, convergono. Secondo la Uil si dovrebbero raggiungere i 23,2 miliardi, per la Cgia di Mestre l’imposta dovrebbe portare nelle casse dello Stato e dei Comuni oltre 24 miliardi. Un’analisi di Synergia consulting group, alleanza di 14 studi di dottori commercialisti, stima il gettito complessivo dell’imposta in 23,8 miliardi. “Aspettiamo i dati – ha detto margine di una riunione con i relatori della Legge di stabilità il ministro dell’Economia Vittorio Grilli – li avremo solo l’anno prossimo, ora sono solo parziali di cassa. Se ci fossero entrate superiori alle attese potrebbe essere salutare per i nostri conti”.
SOSTITUISCE LA TARSU E LA TIA – Saranno i nuclei familiari numerosi a pagare il dazio più pesante per la Tares nei Comuni dove oggi è in vigore la Tarsu. Ma anche bar, ristoranti e mense. Insomma, l’ingresso del nuovo tributo non avverrà in sordina. L’imposta – che sostituirà Tarsu e Tia e che dovrà coprire integralmente il servizio di gestione dei rifiuti urbani, di quelli assimilati avviati allo smaltimento, ma anche i costi relativi ai servizi indivisibili dei Comuni – avrà un impatto forte su famiglie e imprese. Dal primo gennaio, infatti, saranno sostituite tutte le tipologie di prelievo attualmente esistenti e cambieranno i criteri di determinazione dei corrispettivi.
RINCARI DEL 14%- Come? Innanzitutto, a differenza del passato, cadrà il principio di sussidiarietà e il tributo dovrà garantire il pagamento di tutti i costi del servizio di gestione dei rifiuti. Questo comporterà un aggravio per imprese e famiglie perché, ad oggi, la copertura media nazionale del costo del servizio è intorno al 91 per cento. Dall’analisi svolta da Indis/Unioncamere, realizzata in collaborazione con Ref Ricerche emerge che gli incrementi saranno condizionati dal nucleo familiare, nel caso di tariffe domestiche, o dal settore di attività delle imprese, nel caso di tariffe non domestiche, ma anche, per entrambi i soggetti, dal Comune e dal tipo di imposta già applicata.  «Nei Comuni in cui è ancora presente la Tarsu – spiega Samir Traini economista di Ref Ricerche, che ha lavorato allo studio – il corrispettivo potrebbe subire un incremento, che varia dal 10 al 14%, legato alla necessità di ripianare il deficit di finanziamento del servizio Rsu».
VA PEGGIO PER I NUCLEI NUMEROSI – L’altro significativo cambiamento sarà legato alla redistribuzione del carico in base alla tipologia di nucleo familiare. «Nei comuni a Tarsu – aggiunge Traini – alla luce dei criteri di redistribuzione, l’aggravio sarà più significativo all’aumentare del numero dei componenti il nucleo familiare, con le famiglie di 5 e più componenti che subiranno un incremento medio di quasi il 30 per cento. Al contrario, le famiglie poco numerose potrebbero registrare un beneficio e quelle costituite da un solo componente potrebbero risparmiare circa il 3 per cento».
L’ALIQUOTA MASSIMA – Al di là degli incrementi legati al “cuore” del tributo, costi aggiuntivi arriveranno anche dall’introduzione del corrispettivo per i servizi indivisibili. In media nazionale, l’incremento stimato per una famiglia di tre componenti è di circa il 14% ma può arrivare al 19% in caso di adozione dell’aliquota massima (0,40 euro/mq). Per questa parte del tributo, nei Comuni che oggi adottano la Tia, gli incrementi saranno più pesanti per i piccoli nuclei familiari, mentre nei Comuni a Tarsu, l’impatto sarà abbastanza omogeneo.
LE IMPRESE – Gli incrementi delle tariffe delle imprese, legati all’introduzione della Tares, saranno differenziati in base alla tipologia economica. «La logica europea alla base della nuova tariffa, secondo la quale paga di più chi produce più rifiuti – spiega Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere – deve servire per passare da una mera gestione delle tariffe locali a una che vede nelle tariffe una leva per politiche attive, capaci di incentivare i comportamenti più virtuosi di cittadini e imprese e penalizzare, invece, quelli più nocivi e meno sostenibili». Alla luce di questo principio, le attività che registreranno i maggiori rialzi – oltre il 50% – saranno quelle a cui sono associati i più elevati coefficienti di producibilità presunta di rifiuti: attività di ortofrutta, bar, mense, ristoranti. Ma anche scuole e case di cura, che in regime Tarsu hanno beneficato di tariffe molto contenute. Non mancano soggetti che beneficeranno di riduzioni. «È il caso – conclude Traini – delle attività considerate a bassa producibilità di rifiuto, come i cinema, le autorimesse, gli espositori, le banche, i negozi e le attività industriali e artigianali».
GREEN ECONOMY – Trend contrario per l’impatto del corrispettivo per i servizi indivisibili che registrerà un incremento più elevato per le attività a bassa producibilità di rifiuto (+15%) e più lieve per le attività ad elevata producibilità di rifiuto (+2%). Al di là, dunque, degli incrementi di prezzo, spiega Dardanello «Il passaggio alla Tares è un’occasione importante per far fare un salto di qualità al rapporto che lega amministrazioni locali, cittadini e territorio nel senso della sostenibilità. In questa prospettiva, le tariffe locali potrebbero diventare una leva in più per accompagnare fenomeni importanti in chiave di rilancio della crescita del Paese. Come la green economy, che coinvolge un numero crescente di imprese per le quali più sostenibilità fa rima con più competitività».
I CONTENUTI DELL’AGENDA - L’asse portante dell’azione del prossimo governo dovrà essere “la volontà di cambiamento e l’Europa”.
LAVORO - Modernizzazione del mercato del lavoro, drastica semplificazione della normativa senza recedere dalla tutela dei diritti, superamento del dualismo tra lavoratori dipendenti sostanzialmente protetti e i non protetti. E ancora, riduzione a un anno del lasso di tempo per il passaggio da un lavoro a un altro, baricentro della contrattazione riposizionato nei luoghi di lavoro, defiscalizzazione in direzione della contrattazione aziendale. Il gioco sinergico dovrà investire imprese, lavoratori, sindacati, pubblici poteri ciascuno nel suo ruolo. Tutti dovrebbero “operare in armonia”, uscendo da una logica di arroccamento e di tutela degli interessi dei lavoratori che finisce per avere l’effetto opposto e penalizzare i lavoratori.
GIUSTIZIA - Non varare leggi ad personam ma leggi ad nationem, e dunque nell’agenda compare l’intento a rafforzare la disciplina del falso di bilancio, ampliare la disciplina del voto di scambio, intervenire sulle intercettazioni e varare norme di prevenzione del conflitto di interessi.
CRESCITA IN EUROPA - Liberalizzazione nel settore dei commerci e dei servizi in primo piano. Per la crescita e l’occupazione l’agenda Monti propone un gioco sinergico, un’unione dei riformatori accumunati da “una comune volontà di cambiamento e non dal rifiuto del cambiamento. Per la crescita e l’equità, in primo piano il tema di una “nuova visione” della donna. Nell’agenda “c’è molto pink e molto green”. L’Europa è uno degli assi portanti dell’agenda Monti. Lo slogan è evitare “pericolosissimi ed illusionistici” passi indietro. Occorre proseguire nell’azione condotta finora, sia sul piano della crescita (il riferimento è al varo del piano da 120 miliardi disposto dal Consiglio europeo di fine giugno) sia su quello dell’ulteriore rafforzamento degli strumenti per stabilizzare il mercato dei titoli sovrani. Occorre lavorare con pazienza in Europa facendo valere la capacità di negoziato e non la durezza dei pugni, ha osservato Monti.
FISCO - L’Imu si può rivedere ma non certo abolire. “Se si facesse un provvedimento come questo, chi verrà solo un anno dopo dovrà mettere l’Imu doppia”. La via maestra è la riduzione della spesa pubblica e su questa strada occorre spingere il pedale in modo più risoluto rispetto a quanto fatto finora. L’equazione è ridurre la spesa per tagliare la pressione fiscale in primo luogo a beneficio delle imprese e del lavoro. Colpire la ricchezza. Non è esclusa la patrimoniale.
COSTI DELLA POLITICA - Nell’ammissione che quel che il governo ha portato a casa sia “molto di meno di quel che avrebbe voluto”, la proposta vede in primo piano la riduzione delle Province (“vi sono stati fortissimi arroccamenti”). Per Monti “il più grande costo della politica è quello delle decisioni non prese”.
EVASIONE FISCALE - “Non amo le tasse ma le ritengo parte legittima e doverosa di una vita di cittadinanza”. Monti qualifica come deleteria quella “diffusa continua diseducazione nel linguaggio usato quando si dice che lo Stato mette le mani nelle tasche degli italiani. Il punto è che alcuni italiani privati mettono mani nelle tasche di altri italiani privati”.

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