lunedì 17 dicembre 2012

Cambiare si può rispettando la Costituzione

La democrazia della rappresentanza si è trasformata progressivamente in un simulacro di cooptati e tecnocrati “calati dall’alto”, tradendo lo spirito della nostra Costituzione che intendeva costruire le politiche pubbliche su un intreccio virtuoso tra rappresentanza, democrazia diretta e democrazia partecipativa.

Alberto Lucarelli
Occorre ridare forze e potere ai cittadini, evitando che l’art 1 della nostra Costituzione, che assegna al popolo la sovranità, rischi di divenire une vera e propria mistificazione; uno strumento ipocrita che consente alle élites ed alla degenerazione del sistema dei partiti di governare indisturbati. Soltanto una democrazia partecipativa e diretta, fondata sui principi di giustizia sociale, equità, solidarietà, inclusività, può fronteggiare poteri irresponsabili, oscuri e tecnocratici, il cui orizzonte di breve periodo non stimola il senso etico individuale e sociale perché l’investimento morale non può essere misurato in ritorni monetari. Il confronto politico, in vista delle elezioni di febbraio, è caratterizzato oggi dal consolidamento di un fronte, rappresentato in chi, a livello singolo o di gruppi, si identifica nelle linee del Movimento Arancione di Luigi de Magistris e in Cambiare si Può, di chi ritiene che sia arrivato il momento di disconoscere il principio della “sovranità” dei “giudizi dei mercati”, ovvero dei giudizi espressi da un modello capitalistico-affaristico al collasso.

E’ arrivato il momento di comprendere che le misure anti-spread sono le stesse che ci hanno portato al collasso; è venuto il momento di affermare nuovi modelli di democrazia economica, nel quale l’economia ed il diritto - non quale strumento di affermazione di soprusi dei più forti ma quale strumento di tutela dei più deboli e degli emarginati - proteggano la persona umana e non il mercato che si occupa soltanto del profitto dei ricchi a discapito dei meno abbienti.

Fiscal compact, spending review
, pareggio di bilancio sono tutte misure incostituzionali che negano lo Stato sociale e la sovranità economico-sociale al nostro Paese. Sono strumenti del distruttivo turbo-capitalismo che non impediscono in nessun modo di fronteggiare la cieca e possente opera distruttiva della speculazione finanziaria, anzi ne sono strumenti ancellari.
Queste misure si stanno dimostrando assolutamente miopi e non in grado di evitare che la ricchezza degli speculatori, che oggi supera di dieci volte il prodotto interno lordo mondiale, pari a 600.000 miliardi di dollari, giri per il mondo senza aver alcun rapporto con l’economia reale, ponendosi come obiettivo soltanto la produzione di capitale finanziario mediante lo stesso capitale finanziario.

In questo senso occorre con legge disporre la nullità assoluta, per causa illecita, delle transazioni finanziarie speculative e tassare le stesse con una patrimoniale progressiva, ai sensi dell’art. 51 Costituzione.
Il modello capitalistico al quale si rifà il rigore del Governo Monti è in contrasto con i principi della nostra Costituzione, violando apertamente gli articoli che garantiscono la dignità della persona umana, l’eguaglianza tra i cittadini, lo sviluppo materiale e spirituale della società, il paesaggio ed il patrimonio storico-artistico del Paese, la proprietà personale dei beni strettamente indispensabili per la necessità della vita, la proprietà comune e collettiva demaniale. Tuttavia, nonostante la crisi globale, gli Stati hanno ancora ampie risorse, troppo spesso accaparrate abusivamente sotto forma di rendita e privatizzazione dei beni comuni, che la buona politica deve saper restituire alla comunità, stabilendo priorità ed offrendo indicazioni per il loro uso funzionale.

In Italia c'è un nuovo senso comune maggioritario che aspetta solo di potersi esprimere, come dimostrano quotidianamente le mobilitazioni dei giovani, delle donne, dei migranti, dei lavoratori, degli studenti, dei senza lavoro, contro i saccheggi dei territori e per la valorizzazione del lavoro.

Ripartiamo dall'eliminazione dei privilegi, da una politica “di mestiere” con costi fin troppo fuori controllo. Puntiamo all'annullamento del fiscal compact ed alla rinegoziazione del debito pubblico, attraverso un audit che ne certifichi le relative responsabilità e puntiamo all'introduzione di un reddito di cittadinanza, al potenziamento degli interventi a sostegno delle fasce più deboli.

Questi sono i primi passi, necessari, per combattere l'Europa delle banche e dei banchieri, e per avviare un programma di rilancio dell'economia, in grado di sostenere un tessuto economico fatto di microimprese e cooperative, per favorire l'occupazione giovanile e il reinserimento dei lavoratori espulsi dal sistema produttivo.

Vanno ripristinate da subito le tutele occupazionali e dei lavoratori cancellate dai governi Berlusconi e Monti, attivata un'imposizione fiscale più incisiva sui redditi elevati, sui patrimoni e sulle rendite finanziarie, cancellando gli aumenti delle imposte indirette e gli inasprimenti della fiscalità nei confronti dei redditi medio-bassi.

Moralità della politica per dare un segnale forte al ripristino della legalità, bloccando ogni tipo di infiltrazioni nelle istituzioni e nel sistema produttivo. Un fronte che deve esterndersi alla lotta all'evasione fiscale e alla corruzione, con recupero di risorse da destinare ad un welfare risanato dal clientelismo.

La scelta politica dei movimenti, inoltre, è soprattutto una scelta pacifista e di dialogo tra i popoli, con la destinazione dei risparmi delle spese militari a sanità, scuola pubblica, ricerca e innovazione. Cambiare si può, lottando ogni forma di discriminazione e razzismo, per una società inclusiva dove ci sia il pieno riconoscimento dei diritti civili di individui e coppie a prescindere dal genere, dove la cittadinanza sia un diritto per tutti i nati in Italia.

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