sabato 15 dicembre 2012

“iMec”, la Fiom sfida il mondo dell’informazione


“iMec”, ovvero l’avventura editoriale della Fiom. L’organizzazione sindacale metalmeccanica della Cgil capeggiata con forza e autorevolezza da Maurizio Landini si è dotata da poco più di un mese di uno strumento di informazione in consonanza con i tempi, un quindicinale online scaricabile facilmente dal sito dello stesso sindacato e ricevibile sulla propria posta elettronica. Una decisione obbligata vista l’importanza che la Fiom ha assunto su temi decisivi come quelli dei diritti e della democrazia all’interno dei posti di lavoro, sui quali ha combattuto e sta combattendo quasi da sola, supplendo alle carenze della politica e delle stesse organizzazioni sindacali, Cgil compresa. A dirigere “iMec” è Gabriele Polo. Un nome noto negli ambienti di sinistra, già direttore de “il manifesto” dal 2003 al giugno 2009 e ancora oggi membro della cooperativa che sta tentando tra mille difficoltà il salvataggio della storica testata. A lui abbiamo chiesto se c’è un nesso tra il lavoro importante svolto da Landini e compagni in questi anni e l’esigenza di uscire allo scoperto nel mondo dell’informazione. «C’è stato senz’altro un bisogno di attivare una comunicazione un po’ più efficace con l’esterno - dice il giornalista - e anche con la stessa organizzazione perché questo giornalino online vuole essere uno strumento contemporaneamente di informazione e formazione per i delegati e i lavoratori in generale, che potranno stamparlo ed affiggerlo in bacheca, e di comunicazione con l’esterno e con tutto quel mondo che in questi mesi e anni ha trovato nella Fiom un interlocutore importante, soprattutto nelle piazze e durante le iniziative. Comunicazione che diventava però più faticosa a livello generale e non soltanto su aspetti di carattere strettamente sindacale ma culturale. La Fiom ha così scelto uno strumento più adeguato ai tempi, quindi meno cartaceo e più online. Un tentativo piccolo perché si tratta di  un quindicinale fatto soprattutto grazie al volontariato di alcuni, finalizzato ad attivare una comunicazione per cercare di costruire insieme un percorso un po’ più corposo di quanto non sia stato fatto finora».
Sul target principale di “iMec” hai già detto. Sindacalisti e lavoratori. Ma c’è anche l’ambizione di andare oltre?

Assolutamente sì, cerchiamo di andare in tutte e due le direzioni. Verso i delegati, i lavoratori, i metalmeccanci, verso la stessa Fiom alla quale proponiamo dei contenuti che vengono soprattutto dall’esterno dell’organizzazione, perché questo giornale è fatto sì da loro, da qualche funzionario e da qualche giornalista, ma anche da intellettuali ed esponenti della sinistra con i quali cerchiamo di attivare un dialogo.  Dall’altra parte si tratta di un tentativo di influenzare o comunque di partecipare al confronto politico a tutto campo partendo dalla prossima campagna elettorale.
A questo proposito in che modo vi inserirete in un dibattito che è facile prevedere caotico e distante dalle problematiche reali?I giorni scorsi c’è stato un comitato centrale della Fiom, dopo questo contratto separato e questa nuova violazione dei diritti accompagnata dall’impossibilità per la Fiom stessa di partecipare al tavolo delle trattative, cosa che deriva essenzialmente dalla mancanza di regole democratiche sulla rappresentanza sindacale. Problema che non riguarda soltanto il mondo del lavoro ma anche la politica in senso proprio, la democrazia del Paese e dunque gli equilibri politici. Per questo anche questo giornalino cercherà di fare questa campagna elettorale chiedendo ai partiti e a chi si candida a governare l’Italia, in particolare al centro-sinistra in alternativa a Berlusconi e si spera anche all’agenda Monti, di dire come si adopereranno qualora andassero al governo, per dare una rappresentanza democratica con delle regole democratiche al mondo del lavoro. In qualche modo chiederemo conto e faremo campagna elettorale in questo senso. Vedremo chi si colloca in questa prospettiva e chi invece non è interessato a questo problema. La Fiom dunque parteciperà alla campagna elettorale con le proprie modalità dando in qualche modo indicazione di voto. 
Dunque il problema della democrazia all’interno dei posti di lavoro sarà l’asse portante della battaglia della Fiom. E anche  la linea editoriale di “iMec” in un momento in cui si parla molto di democrazia all’interno dei partiti, vedi le primarie e le polemiche su Grillo, e poco appunto nelle fabbriche e negli uffici. Che cosa ne pensi?Penso che sia un problema che ci portiamo dentro dai tempi della Costituzione repubblicana, che dovendo regolare la libertà di organizzazione sindacale e i diritti dei lavoratori di organizzarsi e scioperare e di avere una loro rappresentanza, in realtà non ha mai risolto questo problema. Così la nostra è sempre stata una democrazia prima di tutto per le organizzazioni, ma mai una democrazia nel mondo del lavoro. Insomma non è mai stato dato il diritto a tutti i lavoratori e le lavoratrici di poter davvero essere i titolari degli accordi che li riguardano, dei contratti e via dicendo. Questo è  però lo specchio di una democrazia monca perché il lavoro, e il non lavoro, sono una parte essenziale della vita delle persone. E pensare che su questi temi non ci sia la possibilità da parte delle persone al lavoro o che cercano lavoro o ancora che vivono di lavoro precario di poter in qualche modo esprimersi, significa appunto avere una democrazia molto limitata. Qualunque forza politica di sinistra che voglia qualificarsi dovrebbe pronunciarsi su questo.
Una domanda di carattere personale. Questa direzione arriva dopo un lungo periodo passato a “il manifesto”, dove hai anche ricoperto l’incarico di direttore. Che valutazioni fai su questo tuo percorso?Intanto sono ancora un giornalista de “il manifesto”, almeno fino a quando esisterà la cooperativa che lo gestisce. Quando non esisterà più andrò in disoccupazione e farò, come sto facendo, volontariato in questo giornalino. Anche in questo caso, come ho sempre cercato di fare, terrò insieme giornalismo e militanza politica, e questo cercherò di fare ancora nel futuro.

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