martedì 18 dicembre 2012

Cambiare si può: la "repubblica romana" prende parola

Pubblichiamo il documento dell'Assemblea romana di Cambiare si può che si è tenuta ieri mattina al Teatro Valle.
controlacrisi.org
L'assemblea romana conferma la prospettiva di costituire liste elettorali per le elezioni politiche imminenti, liste che abbiano la realistica possibilità di portare in parlamento voci determinate a far valere i temi programmatici del progetto Cambiare Si Può, allegati nella sintesi in dieci punti; fermo restando, tuttavia, che la necessaria ricostruzione culturale e politica non si esaurisce certo con l'appuntamento elettorale ma richiede i tempi lunghi del cambiamento profondo, per i quali questo movimento deve attrezzarsi in contenuti, nuovi metodi e pratiche inclusive e non gerarchiche. Dobbiamo ridefinire il senso profondo della sinistra, e concetti che sono stati frantumati e vanno ricostruiti per intero.
Serve una sinistra vera, per raggiungere un risultato che non possiamo permetterci di non tentare.
I precedenti tra l'altro esistono, nell'esperienza vincente nell'elezione dei sindaci di tante città, soprattutto nella campagna e nelle vittorie referendarie, oltre che nella forza politica espressa dalle sinistre unite in altri Paesi europei. Un quarto polo è quindi possibile, per la rimessa in discussione del modello socioeconomico liberista, capitalista e del rigore che la destra, il centro e perfino il centrosinistra hanno fatto proprio.

Il lavoro - il lavoro buono che non precarizza le esistenze di milioni di giovani e non giovani e che non è mai in alternativa alla salvaguardia della salute - sia uno dei primi punti all'ordine del giorno di qualunque strategia di politica economica da implementare per far uscire il Paese dalla crisi, al contrario dello smantellamento dello Stato sociale che è l'orizzonte dell'agenda di governo ora vigente - né messa in discussione dagli azionisti maggiori dello schieramento di centrosinistra.

Il fiscal compact è il capestro sotto cui viene schiacciata ogni possibilità di difesa - tantomeno di espansione - del welfare, che pure è stata la conquista dei cittadini e delle cittadine in tutta Europa e delle loro organizzazioni, sindacali e politiche: cioè, in una parola, della sinistra - parola che vorremmo entrasse nella denominazione elettorale delle liste; per questo un punto programmatico di Cambiare Si Può deve essere un no secco al fiscal compact.
Le conquiste dei milioni di cittadine e cittadini con la vittoria dei referendum non possono essere rimesse in discussione con atti normativi palesi o nascosti, come si tenta a tutti i livelli decisionali. Tra l'altro la stessa Costituzione, tra i diritti fondamentali dei cittadini prevede che lo stesso dogma della proprietà privata debba essere temperato con l'utilità sociale della stessa e la tutela e l'accrescimento della dignità di tutte e tutti. Beni comuni, quindi; ma davvero - non come succede, che lo slogan del bene comune è fatto proprio surrettiziamente da parti del ceto politico, senza nessuna storia coerente né seria volontà conseguente.
Crediamo anche prioritaria la promozione e difesa delle forme di autogoverno e di nuovo welfare che valorizzano le esperienze di democrazia partecipata, di cultura e di socializzazione che germogliano nei territori.
E' anche importante difendere e valorizzare il sistema della conoscenza come motore di sviluppo sociale ed economico in tutte le sue dimensioni: scuola, università e ricerca pubblica.
L'orizzonte politico del cambiamento radicale necessario, per affrontare e risolvere la crisi in atto, non può che essere un orizzonte europeo, perché le decisioni che determinano le nostre difficoltà sono prese appunto a livello europeo - e ovviamente a livello transnazionale in senso lato, come transnazionale è il potere del capitale e del mercato che governano di fatto.
No ad ogni forma di discriminazione, di razzismo, di fascismo e di violenza - a partire da quella maschile contro le donne e da quella che avviene nelle carceri lontano dai nostri sguardi - e sì al pieno riconoscimento dei diritti civili degli individui e delle coppie a prescindere dal genere e dall'orientamento sessuale. Sì dunque al pieno riconoscimento ugualitario delle differenze di genere, di cultura, di orientamento sessuale.
Sì a politiche migratorie accoglienti e all’accesso alla cittadinanza per tutti i nati in Italia e per chi vi risiede stabilmente. No al sistema dei cosiddetti campi nomadi in favore della loro definitiva chiusura.
In conclusione, l'assemblea romana propone la modifica del punto 6 del documento nazionale di Cambiare si può in quanto il tema della legalità non può essere declinato solo in senso formale. Qui si è parlato di pratiche che possono apparire illegali ma legittime, che affermano un'idea di giustizia anche se in contrasto con le leggi vigenti. Per questo va costruito un punto di vista autonomo sulla legalità.
REGOLE
L'estrema urgenza di tutti gli adempimenti formali per consentire la presentazione delle liste elettorali rende inevitabile l'adozione di un metodo decisionale che coniuga la garanzia dell'approfondimento tematico e della trasparenza democratica con l'efficacia e la rapidità degli atti. Questo metodo dev'essere basato sul dialogo orizzontale, sul confronto e anche sul conflitto, ma sempre nel rispetto reciproco, e sui criteri della decisione partecipata e deliberativa, e quando necessario determinarsi con il voto.
I coordinamenti territoriali devono esprimere un comitato di garanzia nazionale che con mandato ampiamente fiduciario animi il percorso dell'elaborazione poltica e delle azioni di campagna elettorale.
E' necessario costruire rapidamente un radicamento territoriale dell'intero progetto, e un confronto costante e concreto con i bisogni delle persone e con le vertenze già aperte: le realtà locali di Cambiare Si Può devono trovare le risorse, i tempi e i modi per attraversare i quartieri, i municipi e i territori, ed esserne attraversate. Ogni territorio, collettivo, vertenza sia l'occasione per una partecipazione fattiva tramite assemblee decisionali, e non soltanto consultive.
Le cittadine e i cittadini che comporranno le liste elettorali emergano davvero da un processo democratico - abbiamo bisogno di rappresentanti e non di nominati; per questo è essenziale elaborare un metodo di consultazione più ampia e trasparente possibile, anche ovviamente con l'utilizzo degli strumenti web (il Liquid Feedback può costituire un modello, ma ci sono anche altri validi esempi), per la selezione delle candidature: nessuna imposizione verticistica.
Tra i criteri della selezione riteniamo fondamentali: la centralità delle persone piuttosto che delle organizzazioni, la parità di genere e il protagonismo delle e dei giovani. Questi criteri devono valere oltre che per le liste elettorali anche per tutti i coordinamenti locali e nazionali, oltre che nelle prese di parola nelle assemblee.
Le organizzazioni politiche che preesistono al progetto Cambiare Si Può, e che vi aderiscono, supportino ogni processo dell'elaborazione e dei profili di azione conseguente, ma con la necessaria capacità di far valere le ragioni della condivisione rispetto a qualunque priorità identitaria: entriamo tutti insieme con le rispettive diversità in questo movimento, ma entrandovi diventiamo ancora diversi da come eravamo - forse più simili tutti.

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