martedì 17 aprile 2012

Si può fare anche peggio

Oggi il ddl su articolo 18 e contratti precari al centro del vertice tra Monti e i leader di maggioranza. Il Pdl, sostenendo le imprese, punta a flessibilizzare ancora di più le tutele in entrata. Cgil: «Il testo è già peggiorato»
Giornata di passione ieri per il ddl sul lavoro. Che potrebbe arrivare oggi al suo rush finale, essendo previsto per questa sera il vertice tra il presidente del consiglio Mario Monti e i tre leader di maggioranza Pierluigi Bersani, Angelino Alfano e Pierferdinando Casini. Monti e la ministra del Welfare Elsa Fornero, comunque, ieri sono tornati a difendere il testo: il disegno di legge all’esame del Senato è «più ampio e incisivo», dice il premier, mentre per la ministra anche sull’articolo 18 «non c’è stato alcun tradimento». Il riferimento è in particolare alle critiche avanzate dalla Confindustria negli ultimi giorni, puntualmente supportate dal Pdl.
Intanto sono arrivati anche i dubbi dei tecnici del Senato: evidenziano rischi di minori tutele durante il processo per i lavoratori licenziati. I tecnici segnalano la fase dell’appello, auspicando «un’ulteriore riflessione». Il timore è che la sentenza di reintegro possa venire sospesa, diversamente da quanto attualmente previsto.

Il ddl – notano gli esperti del Senato – «non differenzia, ai fini di ottenere la sospensiva di una sentenza sfavorevole, la posizione del lavoratore da quella del datore di lavoro e sembra porre pertanto un problema di coerenza con l’impostazione generale». «Sul punto – si legge nel dossier del Servizio studi – parrebbe pertanto auspicabile un’ulteriore riflessione.». I tecnici analizzano quanto previsto dal comma 3 dell’articolo 19 del ddl che stabilisce che la Corte d’appello possa «alla prima udienza sospendere l’efficacia della sentenza se ricorrono gravi motivi». Ma, evidenziano i tecnici, secondo le norme attualmente in vigore «la sentenza con cui viene disposto il reintegro ai sensi dell’articolo 18 non solo è provvisoriamente esecutiva, ma è stata ritenuta dalla giurisprudenza non soggetta all’inibitoria» prevista dalle norme del codice di procedura civile (art.431) che riguarda appunto l’esecutività della sentenza.
Insomma, che quel testo faccia acqua da tutte le parti è ormai cosa nota, ma se lo dicono anche i tecnici non saranno soltanto opinioni «politiche». In ogni caso, ieri la Fiom è scesa in piazza per chiedere la conservazione integrale dell’articolo 18 come è oggi, mentre la Cgil nota che «il testo del ddl è peggiorato nel passaggio dal consiglio dei ministri al Senato «ma in favore delle imprese»: i vertici del sindacato sottolineano che la Confindustria «ormai pur di intervenire contro il reintegro utilizza di tutto, adesso anche la norma sui licenziamenti disciplinari illegittimi. Eppure il testo è già in gran parte cambiato, in peggio, rispetto al 23 marzo, a favore delle imprese».
La Cgil aggiunge poi che il ddl è peggiorato anche sulla flessibilità in entrata, con l’apprendistato che per tre anni non prevede un sostanziale obbligo di stabilizzazione, la mancata cancellazione dell’associazione in partecipazione e il rinvio per stage e tirocini a una delega. Per le collaborazioni, inoltre, «non si è stabilita l’equiparazione dei compensi a quanto previsto per funzioni analoghe nei contratti nazionali e così l’aumento della contribuzione si scaricherà tutto su queste persone».
Intanto ieri sia Casini che il Pdl, con Giuliano Cazzola e Maurizio Sacconi, hanno chiesto che si intervenga sulla «flessibilità in entrata»: «Bisogna cambiare», ha detto il leader dell’Udc, facendo intendere di non vedere male delle ulteriori flessibilizzazioni, in caso sia Monti che il Pdl le decidessero. E in questo caso il Pd, che invece su questo fronte vuole tamponare (se non al limite introdurre qualche tutela in più, come chiedono i sindacati), si troverebbe isolato e costretto di fatto a cedere. L’obiettivo a cui guarda la maggioranza sarebbe quello di approvare il provvedimento entro metà giugno, puntando tutto su un accordo politico al quale far seguire la scrittura tecnica delle modifiche e il voto dei senatori per poi blindare l’esame alla Camera alla quale si chiederebbe, riferiscono fonti parlamentari, di approvare il testo senza modifiche.
Fonte: il manifesto | Autore: Antonio Sciotto 

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