Sessantasette anni fa uscivamo dal fascismo e della guerra, l’Italia era fisicamente distrutta ma moralmente stava rinascendo: lo dimostra la Costituzione democratica, una delle più belle dell’Occidente. Oggi usciamo dal ventennio definito “berlusconiano”: «Non tanto perché Berlusconi fosse un grande personaggio, quanto perché l’intera classepolitica si è arresa a un piccolo personaggio». L’Italia? «E’ più distrutta di allora: distrutta moralmente, economicamente e socialmente». Ma non tutta l’Italia: «Col referendum del 2011 abbiamo verificato che la gran parte del popolo italiano, la maggioranza assoluta del corpo elettorale, ha respinto quel disegno. Però l’Italia è stata guastata, il nostro tessuto comune è stato lesionato, le nostre istituzioni hanno smesso di funzionare: l’Italia è un paese in ginocchio». Come uscirne? Spazzare via la “casta”, unire le forze e prepararsi allo scontro: «Quella gente non se ne andrà senza combattere».
Giulietto Chiesa non ha dubbi: se la stragrande maggioranza degli italiani è scontenta, ancora non basta; occorre ripudiare fino in fondo i partiti-vergogna e costruire una nuova alleanza popolare. Primo: capire da cosa è stata originata la crisi nella quale stiamo precipitando. Secondo: condividere una via d’uscita, una visione comune del futuro. «Ricevo decine di mail, telefonate, appelli qualche volta disperati: bisogna fare qualcosa, mi dicono, “prendi l’iniziativa”». E’ esattamente quello che, da un paio d’anni, Giulietto Chiesa sta cercando di fare: «Ho fondato “Alternativa” proprio per questa ragione: volevo costruire una proposta, per unire. Non mi sono mai illuso che “Alternativa”, da sola, potesse risolvere questo problema. Ma penso tuttora che ci vorrebbe qualcosa che aiuti questo processo». Tanti tasselli, tutti utili, come le due assemblee concomitanti del 28 aprile a Firenze: quella del Comitato No-Debito e quella del “nuovo soggetto politico”. Due tentativi «entrambi positivi, purché riescano a convergere», perché gli italiani – inorriditi dallo spettacolo degli attuali partiti – devono poter avere a disposizione un’autentica alternativa.
«Non possiamo evitare questo problema», insiste Chiesa: «Avremo bisogno di una rappresentanza democratica per quei milioni di italiani, che sono la maggioranza, che non sanno più a che santo votarsi». Ma c’è ancora troppa confusione: non manca chi si aspetta risposte dall’attuale nomenklatura di potere. «Molti ancora non l’hanno capito: non si può cercare questa alternativa nei vertici dei partiti, nella “casta”: questi sono perduti, non sono più recuperabili», e per svariate ragioni: «Perché sono alla fine del loro percorso, perché non hanno idee, perché sono contro di noi, perché la “casta” ci è nemica». E dunque, «qualunque idea di ripartire da lì è destinata al fallimento: non ci si può alleare col nemico, il nemico lo si deve combattere». Un equivoco, nel quale cadono milioni di persone, deluse e sfiduciate, ma ancora rassegnate al “meno peggio”. Errore fatale, perché i partiti moribondi, semplicemente, non hanno soluzioni: non capiscono la crisi e non vedono vie d’uscita diverse dal “massacro sociale” che ci sta già devastando.
«E’ evidente che non solo la sinistra, ma l’intero campo democratico è stato sbaragliato: non solo diviso – sarebbe già grave, e sappiamo che così è stato – ma privo di visione: in quasi nessuno c’è la visione di cos’è la crisi che stiamo affrontando. Non manca solo una guida unica, manca un’idea su quello che sta accadendo e, soprattutto, su quello che ci attende». Le forze sane esistono: ma devono mettere a fuoco il problema e studiare una strategia unitaria, sapendo che la sfida sarà durissima: «Lo ribadisco: dobbiamo innalzare il livello del conflitto sociale, perché questa gente – non parlo solo della “casta”, ma parlo dei nostri “dominatori”, dei banchieri, dei “proprietari universali” – non se ne andrà senza combattere». Dobbiamo prepararci a «difenderci» ovunque possibile, «in tutte le forme legittime». Nessuna illusione: «Pensare a una forma di pacificazione unificatoria, un embrassons-nous, un “mettiamoci tutti d’accordo”, senza capire che siamo in un momento in cui bisogna combattere, non produrrà nulla di buono». Diritti, sovranità democratica: dovremo lottare, uniti, per riconquistare la nostra libertà.
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