C'E' VUOTO LEGGE. 67 MILA DETENUTI,AL TOP LOMBARDIA E CAMPANIA (ANSA) - ROMA, 06 MAR - Pur
avendo ratificato la convenzione dell'Onu contro la tortura e i
trattamenti inumani e degradanti 28 anni fa, l'Italia non ha mai
proceduto a inserire nei propri codici un reato specifico e
'l'argomento che le diverse fattispecie di reato gia' previste nel
nostro ordinamento sono di per se' sufficienti a coprire ogni ipotesi di
tortura si e' gia' in numerose occasioni dimostrato non convincente'.
E' la commissione Diritti Umani a sollevare l'opportunita' di riprendere
la discussione. E nelle conclusioni al 'Rapporto sullo stato dei
diritti umani negli istituti penitenziari e nei centri di accoglienza e
trattenimento per migranti in Italia', approvato oggi dalla stessa
commissione, riunita a Palazzo Madama, chiedono una discussione
parlamentare per aggiungere il reato al codice penale.
Nel Rapporto si da' conto della sentenza recente del Tribunale di
Asti che ha assolto agenti della polizia penitenziaria responsabili
'senza alcuna possibilita' di dubbio di torture su detenuti per mancanza
della norma necessaria'. La sentenza, hanno convenuto i commissari
nelle conclusioni stilate dal presidente della Commissione, Pietro
Marcenaro, 'dimostra in modo incontrovertibile l'esistenza di un vuoto
al quale e' necessario rimediare immediatamente'. Si tratterebbe 'non
solo di un atto di civilta' giuridica e di difesa dei diritti umani
delle persone private di liberta' ma anche di tutela e di salvaguardia
dei diritti, della dignita' e dell'onore delle forze di sicurezza e
degli agenti della Polizia Penitenziaria che non possono essere
ingiustamente coinvolte nelle responsabilita' di piccolissime
minoranze'.
I senatori propongono dunque di unificare i
disegni di legge in materia presentati in passato e dare vita a un unico
testo comune, chiedendo che venga quanto prima messo all'ordine del
giorno, discusso e approvato.
Il Rapporto, stilato sulla base
di una serie di audizioni, si concentra su quattro punti critici: la
custodia cautelare in carcere; gli effetti sul sistema penitenziario
della legislazione sulla immigrazione irregolare; la carcerazione di
detenuti tossicodipendenti o di imputati o condannati per i reati
previsti dal Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli
stupefacenti; l'impatto della ex- Cirielli del 2005 che ha previsto
inasprimenti di pena e un forte irrigidimento delle possibilita' di
ottenere misure alternative.
Dai dati del dipartimento del Dap
aggiornati al 31 dicembre 2011, si evince che i detenuti in Italia sono
66.897, mentre la capienza regolamentare dei 206 istituti di pena che
e' di 45.700 posti. La regione con piu' detenuti e' la Lombardia (9.360 a
fronte di 5.416 posti regolamentari in 19 istituti), cui segue la
Campania (7.922, nonostante la capienza prevista si fermi a 5.766 posti
divisi in 17 case circondariali). Si registra il progressivo aumento dei
detenuti stranieri, che superano il 30% della popolazione totale, e
l'aumento delle persone ristrette in attesa di giudizio definitivo, la
cui percentuale raggiunge il 42% della popolazione detenuta: al 9
febbraio 2012, 27.230 detenuti erano 'non definitivi' e di questi 13.756
in attesa di primo giudizio.
In riferimento alla recidiva il
rapporto registra che al 30 giugno 2011 erano 12.462 i soggetti
rientrati in carcere dopo aver beneficiato dell'indulto su 36.741, di
cui 3.060 stranieri.
Ma il dato del 33,92% relativo al tasso
di recidiva dei beneficiari del provvedimento di indulto, dopo 5 anni
dall'approvazione della legge, risulta notevolmente inferiore al 68,45
relativo alla recidiva registrato nel 2005.
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