martedì 24 aprile 2012

25 aprile Carceri, la marcia dei Radicali "Amnistia, giustizia e libertà"

Fonte www.paesesera.it 

L’iniziativa nel giorno della festa di Liberazione. L'appuntamento è alle 10 davanti a Regina Coeli. Il percorso è lo stesso di 7 anni fa. Da via della Lungara si passerà per piazza Capranica, piazza Montecitorio, via del Corso e largo Chigi, fino a piazza San Silvestro, dove sul palco si alterneranno interventi e musica 

Una giornata simbolica, quella del 25 aprile, scelta dal partito Radicale per la "Seconda Marcia per l’amnistia, la giustizia e la libertà". La festa della Liberazione intesa come passaggio dalla dittatura alla democrazia sarà anche la giornata in cui si replicherà l’evento del 2005, quando nel giorno di Natale fu organizzata la prima marcia. L’appuntamento è alle 10 davanti al carcere Regina Coeli. Il percorso è lo stesso di 7 anni fa. Da via della Lungara si passerà per piazza Capranica, piazza Montecitorio, via del Corso e largo Chigi, fino a piazza San Silvestro, dove sul palco si alterneranno interventi e musica.
Anche lo scopo non è cambiato in questi 7 anni. Ed è chiedere al Parlamento un impegno concreto per far fronte alle drammatiche condizioni in cui versano la giustizia e le carceri nel nostro Paese. Chiedere l’amnistia, intesa non come liberazione dei detenuti dal carcere, ma come liberazione dalla tortura legalizzata cui sono sottoposti migliaia di cittadini a causa del sovraffollamento delle carceri.
Secondo il leader dei Radicali Marco Pannella: "Si tratta di una delle più grandi questioni sociali in Italia. Fonte continua di condanne - ripetutamente sin dal 1980 - da parte delle Corti di Giustizia europea e internazionali, per violazione dei diritti umani fondamentali”. Ben  450, infatti, ricorsi presentati alla Corte europea dei diritti dell’uomo contro le condizioni inumane di detenzione dovute al sovraffollamento.

I PROMOTORI - L’evento è organizzato dal partito Radicale e dall’associazione Il Detenuto Ignoto, da sempre uniti nella lotta per il rispetto e i diritti dei detenuti. Numerose le persone provenienti da tutta Italia che hanno già confermato la loro presenza e che, senza distinzione di colore politico o di ideologia alcuna, scenderanno in piazza per manifestare il diritto di ogni cittadino ad avere un sistema giudiziario che funzioni.
Tra questi, a formare il comitato promotore, con a capo Rita Levi Montalcini, 25 illustri personalità religiose, 56 associazioni no profit impegnate nel sociale, 86 dirigenti e rappresentanti di istituzioni, partiti politici e associazioni, 17 tra direttori, medici e operatori dei penitenziari, 18 rappresentanti sindacali, 67 tra personaggi dello spettacolo e giornalisti, 84 tra deputati e senatori, 17 professori universitari, 200 tra consiglieri regionali, provinciali e sindaci di comuni italiani. Tra i promotori della marcia, anche volti e nomi ormai noti alle cronache nazionali: Rudra Bianzino, Ilaria Cucchi e Lucia Uva. Storie agghiaccianti le loro, più volte trattate dai media italiani.
“Non si parla solo della condizione delle carceri, nelle quali 67.000 detenuti sono ammassati in celle che potrebbero ospitarne al massimo 45.000 - afferma Irene Testa dell’associazione Il Detenuto Ignoto - Si tratta anche della vita di milioni di cittadini italiani e delle loro famiglie, che sono parti in causa negli attuali oltre 10 milioni di procedimenti penali e civili pendenti nei nostri tribunali, molti dei quali destinati a risolversi dopo troppi anni, se non anche vedere i reati imputati cadere in prescrizione. Senza considerare il grave costo economico che la giustizia italiana comporta per i cittadini”.
IL COSTO DELLA GIUSTIZIA IN ITALIA - Secondo i dati forniti dalla Commissione europea sull’efficienza della giustizia, il nostro Stato spende circa 70 euro per abitante a fronte dei 56 della Francia, dove la durata media di un processo civile è della metà. La Spesa pubblica complessiva per i tribunali e per le procure supera i 7,5 miliardi di euro l’anno ed è la seconda più alta in Europa, dopo quella della Germania. Secondo il rapporto “Doing business 2012” della Banca mondiale, i difetti della nostra giustizia civile ci fanno perdere l’1% di Pil l’anno.
L'EMERGENZA CARCERI IN ITALIA -  Non storie di ordinaria follia, quindi, ma storie di ordinaria inciviltà quelle che trapelano dalle carceri Italiane. Fa rabbrividire il dossier "Morire di carcere" redatto dall'Associazione Ristretti Orizzonti di Padova che elenca i detenuti morti in Italia dal 2000 al 2011. Una lugubre lista composta da ben 1.800 nomi. In Italia il numero delle morti in carcere registrate nel 2011 ha battuto anche il terribile record di 184 decessi avvenuti nel 2010. Ben 186, tra i quali 66 per suicidio. Dei rimanenti, la cuii età media 35 anni, circa la metà è deceduta per “malori improvvisi” legati a disfunzioni cardiache, respiratorie o altro. Le altre sono morti sospette, dovute a cause ancora da chiarire. Il numero dei decessi è purtroppo altissimo anche nell'anno in corso. I dati aggiornati al 17 aprile, contano già 54 morti, di cui 18 per suicidio. E il problema non riguarda solo i detenuti: il 15 maggio dello scorso anno, un agente di polizia penitenziaria di Viterbo, 42 anni, si è tolto la vita sparandosi nello spogliatoio del carcere. Il 6 aprile scorso, un assistente Capo della Polizia Penitenziaria di Rossano Calabro si è suicidato nella caserma con l'arma di ordinanza. Oltre ai decessi, emergono poi episodi sintomatici di disagi estremi: il 15 settembre scorso un detenuto ha praticato autocannibalismo tagliandosi e mangiando i lobi delle orecchie.
Annarita Carbone

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