lunedì 23 aprile 2012

Postini licenziati a migliaia, mentre l’azienda fa utili record

postino
Poste a gonfie vele, ma postini a casa: nonostante gli utili che sfiorano il miliardo di euro, Poste Italiane si prepara a licenziare quasi duemila dipendenti. Parola d’ordine: “razionalizzare” l’organizzazione del lavoro. In piena crisi, l’amministrazione privatizzata delle poste non guarda in faccia a nessuno e si prepara a lasciare senza stipendio 1.765 persone.  Per ora, ad essere interessate dai tagli sono 5 regioni: Piemonte, Emilia Romagna, Marche, Toscana e Basilicata. Dal 2013 in poi, la “razionalizzazione” delle zone di recapito dovrebbe investire tutta Italia e portare – secondo la Cgil – a qualcosa come 12.000 “esuberi”: entro un anno, una vera propria ecatombe per i dipendenti delle Poste, che si ritroveranno disoccupati.

Ad armare la scure che Poste Italiane si appresta ad abbattere sui suoi lavoratori, scrive “Il Fatto Quotidiano”, sarebbe «un oscuro coefficiente, che tiene conto della distanza tra l’ufficio postale e la zona di recapito, dei numeri civici, di quante famiglie e negozi ci sono in zona e del tragitto totale per attraversarla tutta, da una parte all’altra». Soprattutto, nel fatidico “coefficiente” c’è anche il volume effettivo della corrispondenza, «che è calato negli ultimi anni perché le comunicazioni iniziano a spostarsi su internet, per la concorrenza e in parte per effetto della crisi». Una scelta industriale che forse renderà più uniforme la distribuzione dei postini, ma che intanto getterà nel panico quasi duemila dipendenti. La più colpita sarà la Toscana, che perderà 600 tra postini e personale del Cmp, il Centro di meccanizzazione postale di Pisa che vedrà ridotto il proprio organico di 130 unità. Poi il Piemonte, con 547 tagli, e quindi l’Emilia, che perderà 466 posti di lavoro tra portalettere, capisquadra e addetti alla lavorazione interna della corrispondenza; tra Marche e Basilicata i restanti 150 tagli.
«Tutto questo – protesta Valerio Grillini, segretario emiliano dei postelegrafonici Slp – dopo che la recente riorganizzazione aveva già limitato ogni singolo recapito a 5 giorni alla settimana e ridotto il personale di 300 addetti». E ora, salteranno altri posti di lavoro a tempo indeterminato: «L’azienda ha deciso una ristrutturazione profonda del lavoro», avverte Loris Sermasi, funzionario bolognese dalla Slc-Cgil. A sconcertare i sindacalisti, anche la tempistica degli annunci: il piano di “ristrutturazione” aziendale è stato presentato da Poste Italiene il 17 aprile, e già l’indomani sono stati annunciati 846 milioni di euro di utili sul bilancio 2011. «La situazione è inaccettabile», tuona il segretario modenese della Slp-Cisl, Antonio Buongiovanni: «Qui abbiamo un’azienda che fa ricavi e macina utili sulle spalle dei lavoratori». Solo pochi giorni fa, Poste Italiane aveva infatti giudicato «estremamente positivi» i risultati del 2011 annunciando, oltre agli 846 milioni di utile, un risultato operativo di 1 miliardo e 641 milioni di euro. Numeri che collocano la compagnia «di gran lunga al primo posto al mondo per redditività nel confronto con i principali operatori internazionali». Già, ma a che prezzo?

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