Nella savana, il leone è in agguato e punta la sua preda. Deve scegliere fra due uomini, quello armato di fucile e l’altro, quello disarmato. Chi attaccherà? L’uomo col fucile è l’America, che dispone del dollaro sovrano: finora ha mirato al risparmio, comprimendo la spesa, per la gioia dei parassiti della finanza, gli usurai del debito che hanno prosperato grazie alla complicità dei politici. Ma potrebbe sempre svegliarsi, l’America, e decidersi a usare il fucile – cioè fabbricare dollari e distribuirli, immettendo ricchezza a costo zero nelle famiglie e nelle aziende. Per questo il leone sceglierà l’altra vittima, quella disarmata. Indovinato: l’uomo senza fucile siamo noi, l’Eurozona. Incredibile ma vero: ci hanno portato al macello, nella savana dei leoni, raccontandoci che sarebbe stata una passeggiata. Ora ci tagliano i viveri e versano lacrime, sulle note dell’inno della crisi universale? Tutto perfettamente previsto: era il loro piano. Movente: incassi record, sulla nostra pelle.
Non avete idea, dice Paolo Barnard nell’ultima versione dell’esplosivo saggio “Il più grande crimine”, di quanto vasto e articolato sia il piano criminale progettato per annientare il “Tridente” formato da Stato, cittadini e democrazia. Era un nuovo soggetto storico: il potere democratico, cioè condiviso. E dotato di uno strumento decisivo come lo Stato, autorizzato a fabbricare ricchezza teoricamente illimitata, stampando moneta. La piena occupazione? Era possibile, ma non l’hanno voluta. Chi? Loro, i vampiri del super-potere. Quelli che un tempo erano monarchi, latifondisti, assolutisti con potere di vita e di morte su tutti. Poi arrivarono lo Stato, la democrazia, la sua legge. E le tasse moderne, create con due obiettivi essenziali: contenere il potere dei super-ricchi, impedendo loro di sovrastare lo Stato fino a rovesciarlo, e obbligare tutti i cittadini a riconoscere la sovranità dello Stato utilizzando la sua moneta. Un patto di cittadinanza: incassando le tasse, lo Stato distrugge quel denaro e lo toglie dalla circolazione, ma il saldo sociale è positivo: lo Stato avrà dato ai cittadini più di quanto avrà ricevuto in tasse. Unica condizione: per poter essere se stesso, lo Stato deve poter stampare moneta sovrana per produrre ricchezza diffusa, occupazione, stipendi, consumi, benessere.
L’Eurozona è l’uomo disarmato di fronte al leone: non ha più il fucile, gliel’hanno tolto. Perché? E’ intuitivo: conveniva, al leone. Così, è scattato il piano strategico: neoclassicismo, neomercantilismo, neoliberismo. Primo: evitare deliberatamente di creare la piena occupazione, per frenare l’inflazione. Secondo: abbassare gli stipendi, per creare occupazione sottopagata. Terzo: impedire allo Stato di stampare moneta sovrana; il mercato deve bastare a se stesso, nel regolare domanda e offerta, a patto che sia eliminato dalla faccia della terra il soggetto storico dello Stato sovrano democratico, che ha il potere di tutelare la comunità dei cittadini ed è quindi il vero, pericoloso competitor del super-potere delle corporation multinazionali globalizzate. L’Europa è stata affossata in due mosse: prima è stata disarmata delle proprie monete sovrane, e ora viene sottoposta a una legislazione iniqua e non democratica, partorita dalla cupola dei tecnocrati in ossequio all’applicazione del piano: far sparire gli Stati, come soggetti storici abilitati alla tutela dei cittadini.
Domanda: ma se le élite finanziarie e industriali sono un virus, attaccare l’organismo e sfruttarlo fino ad ucciderlo non è una forma di suicidio? Vero, risponde Barnard, con la morte dell’organismo morirà anche il virus: ma quello con cui abbiamo a che fare è uno strano predatore, avido e spietato, che pensa solo ad accumulare immensi vantaggi dallo sfruttamento parassitario dell’organismo che ha attaccato. Enormi, incalcolabili fortune. Negli anni ’90, Bill Clinton cominciò a chiudere i rubinetti statali, raccontando che occorreva limitare il deficit federale: fu il paradiso in terra per i colossi della finanza, ai quali si rivolsero famiglie e aziende. Cominciò il festival dell’azzardo, la speculazione pura: ci cascarono tutti, anche lebanche, tranne gli inventori dell’asta truccata, oggi ricchissimi e potentissimi. Inflazione dei beni finanziari, bolla speculativa cosmica: la fortuna stellare di Goldman Sachs, Jp Morgan Chase, Morgan Stanley, Bank of America, Barclay’s Capital, Credit Suisse, Deutsche Bank, Ubs, Bnp Paribas. E poi gli squali degli hedge funds: Bridgewater, John Paulson, George Soros.
Seconda mossa: il rigore, per contenere il deficit statale fingendo che rappresenti un vero problema. Per immettere denaro in una comunità economica, riassume Barnard, ci sono solo due sistemi, uno interno e uno esterno: quello interno è il deficit positivo che crea lo Stato arricchendo i cittadini con investimenti sociali, mentre quello esterno è il saldo attivo dell’import-export. Volendo togliere allo Stato il suo potere benefico sui cittadini, basta “convincere” lo Stato a spendere sempre meno, per i suoi cittadini, in modo da ridurre il disavanzo di bilancio. Risultato dell’austerity: tagli, meno servizi, disoccupazione, meno consumi. In altre parole: crisi. E qui intervengono gli strateghi neoliberisti, l’Fmi, gli ideologi e i tecnocrati della “Spirale della deflazione economica imposta”: raccomandano “sacrifici” ancora maggiori, fino a portare il paese allo stremo. Ma se noi ci perdiamo tutti, chi ci guadagna? Sempre loro: «Intere nazioni e i loro governi – scrive Barnard – cadono nelle mani della “classe predatrice” degli investitori, degli speculatori e delle grandi corporations». L’economista americano Robert Prasch cita l’Irlanda, «costretta a vivere sotto una politica economica imposta da controllori stranieri non-eletti e che non danno conto a nessuno, proprio come negli 800 anni di egemonia inglese».
Il guaio, dice un altro economista statunitense, Randall Wray, è che “loro” «pensano che, più la deflazione economica divora una nazione, più diventa il paradiso delle speculazioni, dell’export competitivo e delle privatizzazioni selvagge». Incluse, naturalmente, le “scommesse” sull’altrui rovina – altro capitolo dei maxi-profitti innescati dal piano di annientamento delle sovranità nazionali. Trappole finanziarie micidiali, chiamate credit default swaps, credit default obligations, banner swapping, over the counter contracts. Tutto comincia dal panico indotto nei mercati per il debito degli Stati, “pubblico” ma ormai privatizzato: se le agenzie di rating mostrano inquietudine, riguardo alle possibilità di uno Stato di onorare il debito, allora si mette in moto il plotone d’esecuzione dei soliti noti: speculatori, hedge funds e banche d’affari scatenano un’ondata di “scommesse” sui debiti instabili, usando i titoli derivati, che frutteranno fortune. Scommesse truccate, dice Barnard: «Gli speculatori scommettono su qualcosa che è quasi garantito che accada, mentre i loro “amici” al Fondo Monetario Internazionale e alle agenzie di rating gli spianano la strada: è come scommettere che le tue finestre andranno in pezzi, sapendo che un mio amico stanotte gli tirerà le pietre».
Stiamo parlando di “scommesse” che destabilizzano intere nazioni: famiglie, lavoratori, aziende. «Già stanno soffrendo sotto la “Spirale della deflazione economica imposta”, e questi speculatori le spingono sempre più sull’orlo del burrone: incasseranno fortune mentre milioni di cittadini dovranno vivere sempre più nell’incertezza, nell’indigenza, nella disoccupazione, e senza che fosse veramente necessario». Ci hanno pensato “loro”: taglio alla spesa pubblica per scacciare il falso fantasma del deficit, politiche di rigore, scommesse finanziarie. «Questi criminali – continua Barnard – saltano da una nazione all’altra, nei loro attacchi. E nessuno li può fermare». Ed ecco quindi la quarta mossa: la predazione dei “gioielli di famiglia”, opera di «investitori d’élite» che si piazzano al centro della spirale deflattiva, nell’occhio del ciclone-crisi, e «giocano il ruolo dei volenterosi compratori dei beni pubblici per aiutare i governi a ridurre i deficit», rovinando definitivamente i cittadini – massimi beneficiari proprio di quei deficit, e naturalmente di quei beni: acqua, luce, gas, autostrade, treni, sanità, telefonia, persino carceri e cimiteri.
E’ il saccheggio finale dei servizi essenziali, la “captive demand” di cui il cittadino non può fare a meno. Il business che spodesta lo Stato impoverendo i cittadini interviene a modo suo, col dimagrimento forzato delle slimmig down operations: il nuovo management fingerà di curare l’azienda già statale, ma in realtà si limiterà a tagliare posti di lavoro e ad alzare le tariffe, senza migliorare l’efficienza del servizio. «L’uomo più ricco del mondo – dice Randall Wray – è Carlos Slim, che possiede le Telecom messicane: i messicani sono in maggioranza poverissimi, ma non possono smettere di usare il telefono; magari mangiano di meno, ma la bolletta Telecom devono pagarla». Altro tassello-vergogna: «Per ogni grande privatizzazione di beni pubblici – osserva Barnard – le grandi banche di investimento sono chiamate a fornire i loro servigi, e incassano parcelle milionarie che si aggiungono poi al costo totale della privatizzazione: indovinate chi pagherà?».
Riassumendo: «Impoverire un’intera economia permette agli investitori d’élite di acquisire beni pubblici immensi a prezzi stracciati, di incassare su questi anche bonus finanziari favolosi e di forzare i cittadini a pagare i futuri servizi a qualsiasi prezzo saranno forniti». E non è finita: perché il bello arriva adesso, e il tecno-governo di Mario Monti sta affrettando drasticamente i tempi. La tomba finale di quel che resta dello Stato si chiama Gats, “accordo generale per il commercio dei servizi”: è il colpo da ko messo a punto dal Wto, l’Organizzazione Mondiale del Commercio, che raggruppa 153 nazioni. Obiettivo: imporre agli Stati, per legge, di consegnare alle grandi multinazionali tutti i servizi strategici ancora pubblici. «Una rapina scolpita in leggi inattaccabili», una volta approvato il trattato-capestro: il capolavoro definitivo del piano storico concepito dalle élite mondiali per piegare gli Stati sovrani e democratici al super-potere di pochissimi, trasformando i cittadini in sudditi. Con l’aggravante dell’Eurozona: da noi, il diritto sta per diventare fuorilegge, grazie alla legislazione coatta dei tecnocrati di Bruxelles. Nella savana ora siamo disarmati, senza più il fucile: per il leone, ormai rappresentiamo la più facile delle prede.
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