fonte http://espresso.repubblica.it di Silvia Cerami
Da quando non è più premier, Berlusconi diserta la
Camera. D'Alema non ha mai presentato nemmeno un atto da inizio
legislatura (record mondiale). Tremonti ha il due per cento di
presenze, Alfano salta nove sedute su dieci, La Russa va a votare sette
volte su cento. Ma prendono tutti lo stipendio (pieno) di parlamentare.
Al lavoro, in tutta fretta. I tre big, Angelino Alfano, Pier Luigi
Bersani e Pier Ferdinando Casini, causa fiducia dei cittadini nei
confronti della politica ai minimi storici, hanno deciso di
mettersi d'impegno dando vita alla proposta di legge sulla
trasparenza e il controllo dei bilanci dei partiti. Un sussulto di
attività, considerando che in questa legislatura di vita
parlamentare ne hanno fatta poca.
Angelino Alfano dal 2008 è riuscito a saltare nove sedute su dieci e a collocarsi al 500° posto su 630 deputati quanto a indice di produttività, il parametro utilizzato da 'Openpolis' per stabilire l'entità e l'impegno dell'onorevole durante la legislatura, considerando fattori diversi come la sua presenza in aula, i disegni di legge firmati e presentati, le mozioni e gli emendamenti.
Nulla in confronto a Pier Luigi Bersani. Perché se Alfano, prima di essere acclamato segretario del Pdl, ha avuto un ruolo di governo e nel 70 per cento dei casi non era assente, ma impegnato in missioni istituzionali, il segretario del Pd, che in missione non è mai andato e che avrebbe dovuto fare l'opposizione, ha accumulato appena il 30 per cento di presenze, tanto da guadagnare il quarto posto nella classifica dei deputati più assenteisti.
'Meglio' di lui hanno potuto solo Denis Verdini e Nicolò Ghedini e ovviamente il primo classificato, l'onorevole dottore Antonio Gaglione, il noto recordman dell'assenteismo I primi due per oltre il 70 per cento dei casi sono stati assenti, spesso 'giustificati' dagli impegni che Silvio Berlusconi ha dato loro. Decisamente più produttivo Pier Ferdinando Casini. Con quasi il 60 per cento di presenze si colloca al 262° posto nella classifica di produttività e in testa tra i leader, anche se vale la pena ricordare che è il capogruppo dell'Udc.
Ma l'ABC di salvezza nazionale ha di che consolarsi. C'è chi è riuscito a non presentare nemmeno un atto come primo firmatario in un'intera legislatura. E' il record da nessun altro eguagliato che può vantare Massimo D'Alema. Non molto diversi gli score del senatore Alberto Tedesco con due atti e di Marcello Dell'Utri con tre. A questo primato D'Alema può aggiungere anche una scarsa presenza in aula, appena il 39,7 per cento.
Ma se parliamo di assenze, non si può dimenticare il Cavaliere, che da quando non è più premier ha partecipato solo a quattro votazioni su 504, lo 0,79 per cento del totale. Come deputato peraltro non è mai stato molto presente ai lavori d'aula: basti pensare che durante le 9.964 votazioni che ci sono state da inizio legislatura si è visto solo 43 volte, ma fino al 16 novembre 2011, per il suo ruolo di Presidente del Consiglio, nel 90 per cento dei casi si trovava impegnato in missioni sia in Italia sia all'estero. Da quanto è stato sostituito da Mario Monti invece non ha più avuto impedimenti istituzionali per svolgere la sua attività di deputato, eppure a Montecitorio l'hanno visto solo quattro volte.
Lo seguono in questa scelta anche i fidi Ghedini e Verdini. A gennaio sono apparsi una volta su 86 votazioni, da febbraio Ghedini poi non ha più varcato la porta di Montecitorio e Verdini ha concesso la sua presenza per tre votazioni su 317.
Le assenze si fanno sentire anche nell'opposizione del Carroccio. Del resto per Umberto Bossi e Roberto Maroni i problemi sono altrove. E così se da inizio legislatura non hanno superato il cinque per cento di presenze, spesso a causa di impegni e viaggi istituzionali, nel mese di marzo, quando è giunta l'ora di 'pulire il pollaio', il Senatur si è presentato in Aula solo una volta e il delfino con ramazza appena undici su 132.
Preferisce disertare la Camera e cercare la sua 'Uscita di sicurezza' anche Giulio Tremonti. In questi anni si è recato a votare solo due volte su cento. Anche lui, come ministro dell'Economia, prima era impegnato altrove, ma da quando non lo è più ha scelto di continuare a non farsi vedere. A gennaio e febbraio non ha partecipato ad alcuna votazione. E' però riapparso con la primavera: nell'ultimo mese è riuscito ad esserci 37 volte su 132 votazioni con un indice di presenza del 28 per cento.
Anche l'ex ministro della difesa non spicca per tasso di presenza.
Ignazio La Russa va a votare sette volte su cento, ma su 9.964
votazioni in ben 7.763 casi era impegnato altrove. Negli ultimi
mesi Ignazio è più sedentario. Zero missioni. Eppure a Montecitorio
non si vede. A gennaio colleziona un 16 per cento con ben 14
votazioni, ma a febbraio si vede solo quattro volte toccando il 97
per cento di assenze , per arrivare a marzo e battere ogni record:
si presenta infatti per due votazioni su 132. Angelino Alfano dal 2008 è riuscito a saltare nove sedute su dieci e a collocarsi al 500° posto su 630 deputati quanto a indice di produttività, il parametro utilizzato da 'Openpolis' per stabilire l'entità e l'impegno dell'onorevole durante la legislatura, considerando fattori diversi come la sua presenza in aula, i disegni di legge firmati e presentati, le mozioni e gli emendamenti.
Nulla in confronto a Pier Luigi Bersani. Perché se Alfano, prima di essere acclamato segretario del Pdl, ha avuto un ruolo di governo e nel 70 per cento dei casi non era assente, ma impegnato in missioni istituzionali, il segretario del Pd, che in missione non è mai andato e che avrebbe dovuto fare l'opposizione, ha accumulato appena il 30 per cento di presenze, tanto da guadagnare il quarto posto nella classifica dei deputati più assenteisti.
'Meglio' di lui hanno potuto solo Denis Verdini e Nicolò Ghedini e ovviamente il primo classificato, l'onorevole dottore Antonio Gaglione, il noto recordman dell'assenteismo I primi due per oltre il 70 per cento dei casi sono stati assenti, spesso 'giustificati' dagli impegni che Silvio Berlusconi ha dato loro. Decisamente più produttivo Pier Ferdinando Casini. Con quasi il 60 per cento di presenze si colloca al 262° posto nella classifica di produttività e in testa tra i leader, anche se vale la pena ricordare che è il capogruppo dell'Udc.
Ma l'ABC di salvezza nazionale ha di che consolarsi. C'è chi è riuscito a non presentare nemmeno un atto come primo firmatario in un'intera legislatura. E' il record da nessun altro eguagliato che può vantare Massimo D'Alema. Non molto diversi gli score del senatore Alberto Tedesco con due atti e di Marcello Dell'Utri con tre. A questo primato D'Alema può aggiungere anche una scarsa presenza in aula, appena il 39,7 per cento.
Ma se parliamo di assenze, non si può dimenticare il Cavaliere, che da quando non è più premier ha partecipato solo a quattro votazioni su 504, lo 0,79 per cento del totale. Come deputato peraltro non è mai stato molto presente ai lavori d'aula: basti pensare che durante le 9.964 votazioni che ci sono state da inizio legislatura si è visto solo 43 volte, ma fino al 16 novembre 2011, per il suo ruolo di Presidente del Consiglio, nel 90 per cento dei casi si trovava impegnato in missioni sia in Italia sia all'estero. Da quanto è stato sostituito da Mario Monti invece non ha più avuto impedimenti istituzionali per svolgere la sua attività di deputato, eppure a Montecitorio l'hanno visto solo quattro volte.
Lo seguono in questa scelta anche i fidi Ghedini e Verdini. A gennaio sono apparsi una volta su 86 votazioni, da febbraio Ghedini poi non ha più varcato la porta di Montecitorio e Verdini ha concesso la sua presenza per tre votazioni su 317.
Le assenze si fanno sentire anche nell'opposizione del Carroccio. Del resto per Umberto Bossi e Roberto Maroni i problemi sono altrove. E così se da inizio legislatura non hanno superato il cinque per cento di presenze, spesso a causa di impegni e viaggi istituzionali, nel mese di marzo, quando è giunta l'ora di 'pulire il pollaio', il Senatur si è presentato in Aula solo una volta e il delfino con ramazza appena undici su 132.
Preferisce disertare la Camera e cercare la sua 'Uscita di sicurezza' anche Giulio Tremonti. In questi anni si è recato a votare solo due volte su cento. Anche lui, come ministro dell'Economia, prima era impegnato altrove, ma da quando non lo è più ha scelto di continuare a non farsi vedere. A gennaio e febbraio non ha partecipato ad alcuna votazione. E' però riapparso con la primavera: nell'ultimo mese è riuscito ad esserci 37 volte su 132 votazioni con un indice di presenza del 28 per cento.
Tra gli ex del governo Berlusconi, va citato anche Claudio Scajola, che negli ultimi quattro mesi ha un tasso di presenza non supera il 30 per cento.
E così mentre si discute di come riformare il mercato del lavoro per aumentare produttività e prestazioni, leader di partiti ed ex ministri preferiscono impegnarsi a fare altro. Scarsa frequenza, bassa produttività,studi professionali e lavori extra da salvaguardare del resto garantiscono comunque uno stipendio da parlamentare e persino il 'sudato e meritato' vitalizio.
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