Fonte:
hel consumatori
Contro i decreti sulle rinnovabili, produttori e associazioni ambientaliste hanno promesso che scenderanno in piazza Montecitorio a Roma mercoledì 18 aprile. I produttori denunciano una “campagna mediatica denigratoria” basata solo sull’impatto delle rinnovabili in bolletta. Secondo Azione Energia Solare, il governo Monti “sta per lanciare l’affondo finale con un decreto che, se approvato nella forma proposta, assesterebbe il colpo di grazia al mondo delle energie rinnovabili in Italia”.
I produttori di rinnovabili contestano i tagli agli incentivi, i meccanismi burocratici introdotti, l’indifferenza verso le richieste della associazioni di categoria, e rivendicano i benefici che riguardano la creazione di nuovi posti di lavoro, la salute e l’ambiente. “La differenza tra i benefici e i costi sostenuti per gli incentivi, nonostante le recenti polemiche, è largamente positiva, oltre 76 miliardi di euro, come dimostrato dal recente studio OIR-AGICI – afferma l’Aper, Associazione produttori energia da fonti rinnovabili – Il settore è oggi in grave pericolo per i “colpi di coda” dei grandi produttori di energia da fonti fossili che si oppongono non solo alle rinnovabili, ma anche al nuovo modello di produzione energetica basato sulla generazione distribuita. E’ in corso una campagna mediatica denigratoria basata soltanto sui costi delle rinnovabili e sul preteso impatto sulla bolletta elettrica, senza considerare gli effetti positivi dimostrati che ne derivano per il sistema Italia, le aziende e i cittadini”. Per questo l’appuntamento in piazza promette di coinvolgere tutto il mondo delle rinnovabili, le imprese nate in questi anni, gli oltre 130mila nuovi occupati, tutte le associazioni di categoria e le associazioni ambientaliste.
I decreti ministeriali che ridisegnano gli incentivi alle rinnovabili fanno discutere e compattano il settore in una bocciatura. Hanno scritto nei giorni scorsi, in una nota congiunta, ANEV – Associazione Nazionale Energia dal Vento, APER – Associazioni Produttori Energia da Fonti Rinnovabili e ISES ITALIA – International Solar Energy Society: “L’adozione di questi decreti, e l’assenza degli altri, sarà il colpo di grazia alle aziende del comparto delle rinnovabili e dell’efficienza energetica che rischieranno in molti casi il fallimento (con le evidenti e pesanti ricadute occupazionali) e darà l’addio definitivo ai capitali stranieri che in questo contesto certamente non sceglieranno il nostro Paese, pregiudicandone lo sviluppo”.
I produttori contestano le misure previste e i risultati che si vogliono ottenere: “Alle censure rispetto alla forma di comunicazione scelta dal Governo – una conferenza stampa di presentazione, senza il preventivo confronto tecnico concordato e comunque dovuto con gli operatori – si devono aggiungere quelle, più gravi, per i provvedimenti annunciati che, se venissero adottati, non consentirebbero certo di passare dal 26% al 35% di energia elettrica da fonti rinnovabili (nel 2020), ma addirittura rischiano di invertire la tendenza”, affermano, sottolineando che non ci saranno misure di semplificazione per ridurre gli extra-costi subiti dal settore a causa della burocrazia e che sono stati introdotti meccanismi ulteriori “quali le aste, i contingenti annuali di potenza per i nuovi impianti e per i rifacimenti di quelli esistenti, l’introduzione dei registri anche per gli impianti di piccola taglia, l’imposizione di gabelle aggiuntive per il funzionamento del GSE, oltre, e non meno importante, a livelli di incentivazione insufficienti. Queste sono purtroppo solo alcune delle misure che contrastano palesemente con gli obiettivi europei sia in tema di energie rinnovabili sia di efficienza energetica, e ancor di più con quelli annunciati dal Governo”.
Un no al registro per i piccoli impianto viene anche dal senatore Pd Francesco Ferrante.“I decreti sulle rinnovabili così come sono non vanno – ha detto Ferrante – L’introduzione dei registri anche per i piccoli impianti rischia di uccidere un intero settore industriale , ma ci sono anche evidenti storture incomprensibili di dettaglio come ad esempio il fatto che non sia stato confermato il sistema premiante per chi, installando il fotovoltaico sui tetti, li bonifichi dall’amianto che da decenni continua ad essere un killer silenzioso e sempre più pericoloso per l’ambiente e la salute.” Per Ferrante, “nella stesura dell’ennesimo conto energia sul fotovoltaico è mancato un adeguato confronto con la rappresentanza del settore, e il testo sconta tutta una serie di criticità che rischiano seriamente di vanificare gli ottimi risultati raggiunti in termini di riduzione di CO2, posti di lavoro e in prospettiva di riduzione delle tariffe energetiche. Tra gli aspetti che la Conferenza Stato – Regioni ritengo debba correggere c’è certamente la conferma di una misura che ha consentito negli ultimi anni di bonificare 12 milioni di metri quadrati circa di tetti, che erano ricoperti di amianto e che ora invece ospitano 1100 megawatt di energia elettrica pulita”.
Secondo il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini i decreti sulle rinnovabili “sono una brutta sorpresa che rischia di avere un impatto devastante sul settore, con un brusco stop agli investimenti nel territorio italiano”. Per l’esponente di Legambiente, “sarà impossibile per famiglie e imprese avere certezza per i finanziamenti e, soprattutto, accesso al credito da parte delle banche. I testi contengono impedimenti burocratici e barriere agli investimenti che avrebbero l’effetto di fermare i successi realizzati in questi anni in termini di produzione di energia pulita e di nuova occupazione”.
Fra gli elementi contestati, ci sono il rinvio per le rinnovabili termiche, l’impatto della burocrazia e i tagli agli incentivi per il fotovoltaico. “La riduzione media dal 1° luglio 2012 degli incentivi – spiega Legambiente – è pari al 35% e penalizza maggiormente gli impianti piccoli sui tetti, perché in proporzione questi hanno un prezzo meno legato alla riduzione dei costi delle tecnologie”. Ancora: non piacciono la cancellazione del bonus di 5 centesimi a kwh previsto dal 4° conto energia per chi sostituisce i tetti in amianto bonificandoli con pannelli fotovoltaici e il rinvio retroattivo dei pagamenti per i Certificati Verdi.
Contro i decreti sulle rinnovabili, produttori e associazioni ambientaliste hanno promesso che scenderanno in piazza Montecitorio a Roma mercoledì 18 aprile. I produttori denunciano una “campagna mediatica denigratoria” basata solo sull’impatto delle rinnovabili in bolletta. Secondo Azione Energia Solare, il governo Monti “sta per lanciare l’affondo finale con un decreto che, se approvato nella forma proposta, assesterebbe il colpo di grazia al mondo delle energie rinnovabili in Italia”.
I produttori di rinnovabili contestano i tagli agli incentivi, i meccanismi burocratici introdotti, l’indifferenza verso le richieste della associazioni di categoria, e rivendicano i benefici che riguardano la creazione di nuovi posti di lavoro, la salute e l’ambiente. “La differenza tra i benefici e i costi sostenuti per gli incentivi, nonostante le recenti polemiche, è largamente positiva, oltre 76 miliardi di euro, come dimostrato dal recente studio OIR-AGICI – afferma l’Aper, Associazione produttori energia da fonti rinnovabili – Il settore è oggi in grave pericolo per i “colpi di coda” dei grandi produttori di energia da fonti fossili che si oppongono non solo alle rinnovabili, ma anche al nuovo modello di produzione energetica basato sulla generazione distribuita. E’ in corso una campagna mediatica denigratoria basata soltanto sui costi delle rinnovabili e sul preteso impatto sulla bolletta elettrica, senza considerare gli effetti positivi dimostrati che ne derivano per il sistema Italia, le aziende e i cittadini”. Per questo l’appuntamento in piazza promette di coinvolgere tutto il mondo delle rinnovabili, le imprese nate in questi anni, gli oltre 130mila nuovi occupati, tutte le associazioni di categoria e le associazioni ambientaliste.
I decreti ministeriali che ridisegnano gli incentivi alle rinnovabili fanno discutere e compattano il settore in una bocciatura. Hanno scritto nei giorni scorsi, in una nota congiunta, ANEV – Associazione Nazionale Energia dal Vento, APER – Associazioni Produttori Energia da Fonti Rinnovabili e ISES ITALIA – International Solar Energy Society: “L’adozione di questi decreti, e l’assenza degli altri, sarà il colpo di grazia alle aziende del comparto delle rinnovabili e dell’efficienza energetica che rischieranno in molti casi il fallimento (con le evidenti e pesanti ricadute occupazionali) e darà l’addio definitivo ai capitali stranieri che in questo contesto certamente non sceglieranno il nostro Paese, pregiudicandone lo sviluppo”.
I produttori contestano le misure previste e i risultati che si vogliono ottenere: “Alle censure rispetto alla forma di comunicazione scelta dal Governo – una conferenza stampa di presentazione, senza il preventivo confronto tecnico concordato e comunque dovuto con gli operatori – si devono aggiungere quelle, più gravi, per i provvedimenti annunciati che, se venissero adottati, non consentirebbero certo di passare dal 26% al 35% di energia elettrica da fonti rinnovabili (nel 2020), ma addirittura rischiano di invertire la tendenza”, affermano, sottolineando che non ci saranno misure di semplificazione per ridurre gli extra-costi subiti dal settore a causa della burocrazia e che sono stati introdotti meccanismi ulteriori “quali le aste, i contingenti annuali di potenza per i nuovi impianti e per i rifacimenti di quelli esistenti, l’introduzione dei registri anche per gli impianti di piccola taglia, l’imposizione di gabelle aggiuntive per il funzionamento del GSE, oltre, e non meno importante, a livelli di incentivazione insufficienti. Queste sono purtroppo solo alcune delle misure che contrastano palesemente con gli obiettivi europei sia in tema di energie rinnovabili sia di efficienza energetica, e ancor di più con quelli annunciati dal Governo”.
Un no al registro per i piccoli impianto viene anche dal senatore Pd Francesco Ferrante.“I decreti sulle rinnovabili così come sono non vanno – ha detto Ferrante – L’introduzione dei registri anche per i piccoli impianti rischia di uccidere un intero settore industriale , ma ci sono anche evidenti storture incomprensibili di dettaglio come ad esempio il fatto che non sia stato confermato il sistema premiante per chi, installando il fotovoltaico sui tetti, li bonifichi dall’amianto che da decenni continua ad essere un killer silenzioso e sempre più pericoloso per l’ambiente e la salute.” Per Ferrante, “nella stesura dell’ennesimo conto energia sul fotovoltaico è mancato un adeguato confronto con la rappresentanza del settore, e il testo sconta tutta una serie di criticità che rischiano seriamente di vanificare gli ottimi risultati raggiunti in termini di riduzione di CO2, posti di lavoro e in prospettiva di riduzione delle tariffe energetiche. Tra gli aspetti che la Conferenza Stato – Regioni ritengo debba correggere c’è certamente la conferma di una misura che ha consentito negli ultimi anni di bonificare 12 milioni di metri quadrati circa di tetti, che erano ricoperti di amianto e che ora invece ospitano 1100 megawatt di energia elettrica pulita”.
Secondo il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini i decreti sulle rinnovabili “sono una brutta sorpresa che rischia di avere un impatto devastante sul settore, con un brusco stop agli investimenti nel territorio italiano”. Per l’esponente di Legambiente, “sarà impossibile per famiglie e imprese avere certezza per i finanziamenti e, soprattutto, accesso al credito da parte delle banche. I testi contengono impedimenti burocratici e barriere agli investimenti che avrebbero l’effetto di fermare i successi realizzati in questi anni in termini di produzione di energia pulita e di nuova occupazione”.
Fra gli elementi contestati, ci sono il rinvio per le rinnovabili termiche, l’impatto della burocrazia e i tagli agli incentivi per il fotovoltaico. “La riduzione media dal 1° luglio 2012 degli incentivi – spiega Legambiente – è pari al 35% e penalizza maggiormente gli impianti piccoli sui tetti, perché in proporzione questi hanno un prezzo meno legato alla riduzione dei costi delle tecnologie”. Ancora: non piacciono la cancellazione del bonus di 5 centesimi a kwh previsto dal 4° conto energia per chi sostituisce i tetti in amianto bonificandoli con pannelli fotovoltaici e il rinvio retroattivo dei pagamenti per i Certificati Verdi.
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