Il mondo occidentale rotola verso dinamiche di guerra, in mano a una classe dirigente inetta, volgare, prepotente, ignorante.
In una parola: di destra.
L’aspetto
peggiore, e più preoccupante, è il drastico calo della
“professionalità”, anche nelle più consuete operazioni da servizi
segreti internazionali.
La
notizia rimbalzata ieri su tutti i media era di quelle ghiotte, per
giornali costretti ad occuparsi delle miserie della politichetta
italiana: “Il Venezuela ha mandato 3,5 milioni (di euro o di dollari,
non si capisce bene) al Movimento 5 Stelle”.
Col
passare delle ore arrivano i dettagli. La cosa sarebbe avvenuta dieci
anni fa, quando il M5S era agli albori (ed elettoralmente non contava
niente).
A riceverli sarebbe stato Gianroberto Casaleggio (che nel frattempo è morto, quindi non può neanche smentire).
A
portare materialmente la valigetta con i soldi sarebbe stato un
personaggio poi condannato per traffico di droga e anche lui, nel
frattempo, morto oppure detenuto negli Usa.
A fare da “intemediario” sarebbe stato l’attuale console venezuelano a Milano, che si mette ovviamente a ridere.
Lo scopo – già da solo è un’autosmentita della notizia – sarebbe stato quello di appoggiare un nuovo “movimento rivoluzionario anticapitalista e di sinistra nella Repubblica italiana” (i Cinque Stelle?).
Il
resto è ordinaria miseria da politichetta italiana, tra noti
quacquaraqua che si trincerano dietro un apparentemente rispettoso
“attendiamo le indagini della magistratura” e la destra più squallida
che cavalca l’onda momentanea senza farsi neanche una domanda.
L’occasione
arriva (o viene prodotta) nel momento giusto, mentre i Cinque Stelle
sono attraversati da febbri più alte del solito intorno a domande che
davvero non tolgono il sonno a nessuno: “sarà o no Giuseppe Conte il
nuovo capo del Movimento?”, “il ritorno di Di Battista prelude a una
scissione?”, “le battute di Beppe Grillo cosa significano davvero?”,
ecc.
Roba
buona per il ripetitivo salottino seriale di Lilli Gruber
(ricordiamolo: ammessa alle riunioni del Bilderberg insieme a Mario
Monti, Vittorio Colao e Chicco Testa; qualcosa vorrà dire…), non certo
per fare luce su cosa accadrà in questo Paese dopo l’estate (quando
scadranno gli ammortizzatori sociali straordinari e I nuvi disoccupati
andranno contati a milioni).
Anche
la provenienza dello “scoop” lascia molto a desiderare: uno spagnolo
che si definisce giornalista “free lance”, che ha ricevuto una busta per
posta con dentro qualche foglio, e che piazza il suo servizio sul
giornale Abc, ritenuto piuttosto vicino alla destra franchista di Vox, forza emergente del neofascismo iberico e per questo “simpatica” a Salvini e Meloni.
Il tizio – tal Marcos Garcia Rey – si professa “un esperto” in materia, assicurando di aver “verificato” l’autenticità di documenti e notizia. “Non
sono un novellino incosciente: ho 46 anni, coordino un master di
giornalismo investigativo, faccio parte dell’Icij, l’International
consortium of investigative journalists”; il che significa semplicemente che il tuo indirizzo è tra quelli “appetibili” per mandare “documenti scottanti”.
Il
giornalismo libero, o free lance, è una nobile professione, che con
fatica e senza soldi facciamo anche noi. E qualcosina, in materia di
notizie difficili da verificare, ne sappiamo…
Quelle
che riguardano i servizi segreti (oltretutto di altri paesi!) e che
arrivano per posta hanno due caratteristiche costanti: a) non sono verificabili con
gli strumenti che possiede un giornalista (qualche numero di telefono
di “addetti ai lavori”, al massimo; e vale anche per i professionisti
dei “grandi giornali”); il processo di verifica consiste nel chiedere a
un paio dei tuoi “contatti” se la cosa è attendibile o meno; ma i tuoi
“contatti” sono molto probabilmente o all’oscuro di tutto oppure i
mittenti del documento che hai ricevuto; b) stuzzicano il desiderio
individuale di fare “il grande salto” nel “giornalismo vero”, ossia
quello con stipendi importanti per editori importanti.
Il foglio in questione (chiamarlo “documento” è un’esagerazione) potete leggervelo da soli e farvi rapidamente un’opinione. Sta di fatto che già stamattina, a meno di 24 ore dallo “scoop”, i giornali più importanti – affidandosi ai loro “contatti” con i servizi segreti italiani – lo smontano pezzo per pezzo. Timbri sbagliati, diciture inesistenti… una bufala fatta pure male.
Tra i giornali più importanti, da decenni, non può essere annoverata Repubblica, che invece ospita un subacuto commento di Filippo Ceccarelli,
tutto incentrato sulle antiche infatuazioni giovanili latinoamericane
di alcuni grillini di prima fascia (lo stesso Di Battista, Di Stefano,
ecc) e – udite! Udite! – rispolvera un “può essere” pronunciato
nientepopodimeno che dal narcotrafficante Juan Guaidò, autonominatosi
“presidente del Venezuela” su investitura della Cia.
Il
governo venezuelano, dal canto suo, si è giustamente rifiutato di
commentare certe “bambinate”, affidando a un tweet del ministro degli
esteri Jorge Arreaza l’unica reazione ufficiale all’ennesima bufala
cntro il suo Paese.
“La mitomania dei media di destra del mondo contro il Venezuela è un’antologia di antigiornalismo.
Sono fabbriche di menzogne, infamie, falsità e calunnie. Riciclano
vecchie notizie false con spudorato sensazionalismo. In questo e in
altri casi intraprenderemo un’azione legale. Basta!”
Com’è noto, quando soffiano tempi di guerra, la prima vittima è la verità. E il “giornalismo” viene arruolato…
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