https://ilsimplicissimus2.com
Nel
1978 Michel Focault inventò la parola “biopotere” per esprimere
l’evoluzione storica dai regimi assolutistici all’età contemporanea: il
passaggio da una concezione in cui il “sovrano” inteso nel suo
significato simbolico passava dal potere di far morire e di lasciar
vivere, al potere di far vivere e di lasciar morire. Non ho molta
simpatia per le visioni socio – storico – psicanalitiche che appaiono
sempre collegate alla mera individualità e hanno perciò bisogno di una
“struttura contrattuale” palese o intrinseca per concepire la società
che è vista sostanzialmente una collezione di individui, mentre
personalmente ritengo che siano gli individui ad essere un prodotto
sociale, che l’insieme determina il particolare e non viceversa: perciò
non fui molto convinto da quella tesi, tanto più che il potere ha sempre
a che fare con la sacralità e dunque anche con la guarigione come
dimostra il fenomeno dei re taumaturghi. Ma era comunque un’idea
interessante perché nella gestione delle grandi masse l’elemento
puramente biologico assume un’importanza cruciale e per qualche verso,
se da una parte sembra svolgere un ruolo positivo, come molti
commentatori pensano, dall’altro può risospingere verso l’assolutismo e
le forme immediatamente repressive tipiche dell’Ancien regime, come nel
caso in cui si debba far fronte a una minaccia vera o sostanzialmente
falsa che sia, dividendo la popolazione in buoni e cattivi e comunque
reprimendo le libertà precedentemente concesse.
E’ precisamente la situazione nella quale ci ritroviamo e chissà che
l’aver rispolverato l’espressione Stati Generali che fa appunto fa parte
dell’assolutismo, non sia una sorta di lapsus freudiano da parte di un
governo che agisce senza più il Parlamento, ma in generale in tutto
l’occidente proprio il biopotere è stato ciò che ha permesso di fondare
uno stato di eccezione che viene spacciato come temporaneo, ma che in
realtà, almeno nelle intenzioni è destinato a permanere e a lasciare le
sue pietre miliari.
Non a caso la metodologia con cui si è arrivato a
questa situazione è quella messa a punto ormai da decenni in quella che
Naomi Klein ha chiamato politica dello choc: si tratta essenzialmente
di utilizzare il triangolo di Karpman che implica l’uso delle proiezioni
emotive del triangolo “‘oppressore – vittima – salvatore”. Sia che si
trattasse di terrorismo, come di nazioni recalcitranti nel far parte
del sistema globalista, veniva presentata una minaccia, si operava in
modo che i singoli si sentissero vittime dopodiché arrivava il Leviatano
che si proponeva come salvezza, non senza prendersi la sua libbra di
carne strappandola alla libertà e a ciò che rimaneva della democrazia.
In questo caso la minaccia non viene da altri, ma dal biologico stesso
ed ecco che il potere separa le persone, le confina, prende l’occasione
per distruggere ciò che si ritiene pericoloso come la scuola e
paradossalmente proprio la tutela sanitaria universale. Che poi le
minacce siano reali, create ad hoc, determinate dalle politiche di
sfruttamento planetario e di ingerenza oppure raccolte per strada,
moltiplicate dal megafono mediatico e asseverate da una scienza in gran
parte legata al potere poco importa: il punto centrale è che il senso di
debolezza e di affidamento al potere soccorritore consentano di attuare
una ristrutturazione dell’architettura sociale senza incontrare
eccessive resistenze.
Molto più dei vecchi spauracchi la pandemia che finora ha
contagiato circa un centesimo delle persone che di solito prendono la
normale influenza, permette la manipolazione delle relazioni sociali
basate sia sulla fiducia e che sul sospetto allo scopo di controllare le
relazioni di prossimità e distanza. Da quando la crisi
pandemica ha imposto la sua narrazione, le relazioni sociali tra le
persone sono diventate diffidenti e paranoiche: ognuno è
impegnato a sentirsi cauto sulle intenzioni degli altri mantenendosi
alla distanza stabilita dal biopotere di cui tutti sono sono obbligati a
fidarsi, con il rischio di considerare come frutto di una una mente
cospirativa ogni obiezione razionale e di punire ogni mancata
obbedienza. Se abbiamo vissuto storie paradossali in cui pensionati
andati per per spiagge e boschi deserti sono stati braccati con mezzi
più imponenti che se si fosse alla caccia di un boss ( ma che dico,
quelli sono stati liberati) non si è trattato di un incidente, è stato
voluto perché la volontà repressiva fosse compresa e interiorizzata da
tutti. E tuttavia , un’altra cosa appare chiara: le elites hanno perso
il controllo della narrazione che hanno imbastito, il sistema nel suo
complesso si è rivelato una formazione frattale nella quale
l’incompetenza è ribadita ad ogni livello: sono stati messi in crisi i
flussi di capitali, è stata spezzata la fede nella crescita infinita,
mentre crescono il malcontento e la disillusione verso un concetto
chiave degli ultimi vent’anni, ossia che le elite di comando hanno
comunque una capacità di controllo da cui il popolo si deve tenere
lontano. Quando saranno finalmente chiari i disastri compiuti in nome di
un pericolo artificialmente agitato, il potere non potrò più contare
sul consenso o sulle illusioni, ma solo sulla mera forza.
Nessun commento:
Posta un commento