venerdì 26 giugno 2020

Made in Italy. Chi sono i braccianti bulgari che vivono a Mondragone.

Sono lavoratori agricoli, sfruttati dai caporali, guadagnano 4 euro all'ora. E le donne anche meno.

Residents living in a building inside the red zone where new 49 cases of coronavirus infections were...

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Sono braccianti agricoli, sfruttati dai caporali, guadagnano 4 euro all’ora quando va bene.
E le donne prendono anche meno, per non parlare dei ragazzini.

Ecco chi sono i braccianti bulgari che vivono nelle palazzine Cirio a Mondragone.

Sono lì da anni ma l’Italia se n’è accorta solo oggi perché proprio lì è scoppiato un focolaio Covid. E il Covid, come prevedibile ha fatto scoppiare la più classica delle guerre sociali, da una parte i braccianti appunto e dall’altra i residenti arrabbiati per il mancato rispetto della quarantena dei bulgari. Peraltro la ruggine fra le due fazioni a quanto risulta sembra essere antica.

La vita di un lavoratore a nero nei campi del casertano è tutt’altro che facile. La racconta bene un reportage della Dire di qualche mese fa. A Mondragone, così come nei ghetti della provincia di Foggia, intere famiglie lavorano la terra, i coniugi ma anche figli adolescenti e a volte bambini – non molti ma presenti -, sia maschi che femmine. Non studiano ma spesso lavorano con i genitori che non vogliono lasciarli soli a casa. La paga, come detto è ai limiti della miseria. “Vado a lavorare alle 6 del mattino, fino alle 13 quando stacco”, racconta alla Dire un bracciante che per 7 ore di lavoro guadagna 30 euro al giorno. Le donne sono sottopagate rispetto ai loro mariti, per non parlare dei ragazzini che non guadagnano più di 75 centesimi all’ora.Ovviamente sono tutti lavoratori sfruttati, in balia dei caporali che alle 6 del mattino li vanno a prendere con furgoni spesso privi di assicurazioni e con vetri oscurati per sfuggire ai controlli. Arrivano tutti gli anni dall’entroterra bulgaro, in più di duemila, perché alla fine il loro “salario” è molto più alto di quello che incasserebbero in patria. Quasi tutti vivono negli ex palazzi Cirio, quattro edifici di dieci piani, fine anni ’70. Fortemente degradati, fuori e dentro. E ovviamente sono costretti a pagare a nero il fitto ai proprietari.

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