Dopo
essere stati per mesi considerati gli eroi del Paese, omaggiati con
applausi e canti, ben presto però dimenticati, i lavoratori e le
lavoratrici della sanità e delle coop sociali, scendono in piazza a
reclamare quello che spetta loro.
L’Unione Sindacale di base ha proclamato per il 2 luglio una giornata
di sciopero nel settore della sanità, pubblica e privata, e nei settori
sociali appaltati al cosiddetto Terzo Settore.
I
lavoratori e le lavoratrici della sanità e dei servizi
socio-sanitari-assistenziali, per esempio gli operatori e le operatrici
delle RSA per anziani e disabili e dei servizi di assistenza
domiciliare, sono stati i più duramente colpiti durante la pandemia e il
lockdown, costretti a continuare a lavorare (anche sotto ricatto del
posto di lavoro a volte) in luoghi di lavoro che erano diventati delle
bombe biologiche, mandati allo sbaraglio senza dispositivi di protezione
individuali, senza linee guida uniformi, senza tamponi tempestivi, con
il terrore di infettarsi e diffondere il virus ai propri cari.
Il
sacrificio è stato enorme: medici, infermieri, OSS, operatori delle
coop sociali, tantissimi fra loro sono stati contagiati, hanno lottato
strenuamente contro il virus e ora che le luci dei riflettori sono
spente e nessuno parla più degli eroi, ecco che gli eroi, ricominciano a
lottare e lo fanno scioperando con l’USB il 2 luglio.
Lo
sciopero proclamato dall’Unione Sindacale di Base, che vedrà i
lavoratori in presidio a Montecitorio dalle 10,30 del mattino, è
chiamato per rivendicare la dignità e i salari dei lavoratori della
sanità, sia pubblica che privata, e dei lavoratori del terzo settore.
Si
chiede la stabilizzazione di tutti i precari, i quali pur sapendo di
rischiare di perdere il lavoro alla fine della pandemia non si sono
sottratti ai pericoli del proprio mestiere; si rivendica un aumento
salariale e un vero Bonus Covid, non una mancia da 100 euro lordi
riparametrati alle ore di lavoro effettuate, molti lavoratori delle coop
sociali con la sospensione dei servizi educativi e riabilitativi sono
stati lasciati senza un reddito nel pieno di una pandemia e per altri il
salario è diventato FIS all’80%, che è poi scomparso tra le pieghe
dell’INPS, perché la maggioranza delle cooperative non l’ha anticipato.
I
lavoratori e le lavoratrici chiedono poi la fine delle
esternalizzazioni e degli appalti e la reinternalizzazione di tutti i
servizi, specificatamente quelli che afferiscono alla sanità. Le
esternalizzazioni, cioè l’affidamento ai privati di servizi che prima
erano erogati dal pubblico, sono state una delle conseguenze del
linciaggio ideologico che ha dipinto il pubblico come un baraccone
inefficiente e costoso e proponeva come soluzione il privato
sburocratizzato, agile, manageriale ed efficiente.
La
verità è che privatizzando i servizi pubblici o appaltandoli a
cooperative il centro di gravità passa dal paziente/cittadino che riceve
un servizio gratuito e universale ai profitti che i privati possono
avere a danno del pubblico, a danno dei cosiddetti “utenti” che ricevano
un servizio peggiore per contenere i costi e a danno dei lavoratori
vedono la loro salute e sicurezza immolata sull’altare del dio denaro.
Come
si conviene ai veri eroi i lavoratori e le lavoratrici della sanità e
delle coop sociali scendono in piazza anche e soprattutto per
rivendicare un servizio sanitario che sia davvero nazionale e non
frammentato in 20 servizi sanitari regionali; che non sia più
vampirizzato dalla sanità privata che sceglie gli ambiti in cui operare
per trarne il maggior profitto e lascia al pubblico i pronto soccorso,
le terapie intensive, i reparti di malattie infettive (come è stato
palese con il Covid 19).
Il
2 luglio si sciopera perché la sanità e il welfare siano davvero
pubblici, universali e gratuiti perché la salute e il benessere di tutti
e tutte sono diritti irrinunciabili. Voi da che parte state?
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