Domenica
21 giugno in Valsusa le ruspe sono tornate al lavoro e dal giorno
seguente il movimento no TAV è in presidio permanente per fermare la
ripresa dei lavori e l’allargamento del cantiere di quella che è la
grande opera per antonomasia.
Contestata
da una popolazione in lotta da oltre vent’anni contro un modello di
sviluppo caratterizzato dal conseguimento del profitto dei pochi soliti,
noti a costo della devastazione di interi territori, con uno spreco di
denaro pubblico che potrebbe essere ben diversamente utilizzato.
Il
tutto nonostante l’ormai dimostrata inutilità dell’opera rispetto agli
scopi dichiarati, e nonostante le bocciature che arrivano anche dalla
corte dei conti europea.
Ma
il partito trasversale del PIL non sta mai con le mani in mano. È il
partito a cui hanno da sempre aderito Confindustria, il PD, la Lega, CL,
onnipresente in particolare nella gestione degli affari lombardi, e a
cui è iscritto a buon diritto ormai anche il Movimento 5 Stelle, come
dimostra la disinvolta giravolta governista proprio sulla TAV
Torino-Lione.
Prima
ancora che il comitato di esperti guidato da Colao rendesse pubblico il
‘piano per il rilancio del paese’ che ha, guarda caso, tra i punti
fondanti la realizzazione di infrastrutture strategiche e l’approvazione
di un nuovo codice degli appalti “liberi tutti”, la Giunta lombarda –
nel mese di aprile, in piena epidemia da Covid-19 – trovava il tempo per
infilare tra le delibere con cui ha gestito catastroficamente la crisi
anche la ricapitalizzazione per 150 milioni di euro, diluiti in 5 anni,
della società Milano Serravalle.
Una
società controllata dalla Regione stessa, affinché possa ‘girarli’ a
sua volta ad un’altra delle proprie controllate, la Società Autostrada
Pedemontana Lombarda.
Così,
proprio nel momento più critico dell’epidemia da Covid-19 che ha visto
in Italia, e non solo, il triste primato della Lombardia per numero di
morti e di contagiati e per l’assoluta incapacità della sua classe
dirigente, Confindustria non solo trovava terreno fertile nell’evitare
il più possibile il fermo delle attività produttive, ma riusciva ad
incassare un successo anche in proiezione futura.
La
ricapitalizzazione dovrebbe infatti servire a far ripartire
l’autostrada che nelle intenzioni collegherebbe gli aeroporti di
Malpensa e Orio al Serio, mettendo in comunicazione, nel nord della
Lombardia, la provincia di Varese con quella di Bergamo attraverso un
percorso di circa 90 km, di cui solo 22 ultimati nel 2015 e oggi in
funzione, fino a Lentate sul Seveso.
Da
allora i lavori per l’autostrada, già inserita nel dossier
infrastrutture di Expo 2015, e ora nel dossier sulle Olimpiadi Invernali
del 2026 sono rimasti fermi.
Il progetto dal costo complessivo preventivato (fonte: l’Espresso)
vicino ai 5 miliardi di euro (di cui 1,2 miliardi già spesi), con i
suoi circa 57 milioni di euro a Km, si inserisce al primo posto tra le
autostrade più costose d’Italia.
Nel
tratto realizzato il traffico, già nel 2017, risultava essere la metà
di quello previsto, a causa del pedaggio a km percorso più caro
d’Italia, ancora più della BreBeMi disertata dagli utenti per lo stesso
motivo. E così i finanziatori privati sono svaniti nel nulla, lasciando
il costo interamente sulle spalle della collettività.
Un altro successo del project financing,
insomma, al pari della metro M4 milanese, dove il Comune ha dovuto
mettere le toppe (leggesi: i milioni di euro) per rimediare agli errori
di progettazione dei privati.
Il
tratto non ancora realizzato della Pedemontana dovrebbe sorgere in un
territorio caratterizzato da elevata densità abitativa, con presenza di
importanti vincoli ambientali e con seri rischi per la salute degli
abitanti.
Per
la realizzazione dell’opera, infatti, andrebbero fatti scavi nelle zone
dove sono seppelliti residui di diossina fuoriusciti dal disastro del
10 Luglio 1976 nell’azienda ICMESA di Meda.
A tal proposito i sindaci di Seveso,
Barlassina, Cesano Maderno, Bovisio Masciago e Desio, territori che
verranno attraversati proprio dalla tratta B2 dell’autostrada ancora non
realizzata – di diversi orientamenti politici ma uniti nella difesa del
diritto alla salute dei loro concittadini che, detto per inciso, sono
forse non a caso quelli che dovrebbero rieleggerli – hanno ottenuto nel
settembre del 2019 da un lato una modifica nella metodologia del
campionamento del terreno da bonificare e dall’altro che la bonifica
venga effettuata oltre i 20 centimetri di scavo
nelle maglie, qualora l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale
riscontrasse nell’aliquota del campione da essa acquisita concentrazioni
elevate di contaminante.
Ma la bonifica ad oggi non risulta iniziata. La tratta B2 da costruire avrà inoltre un forte impatto sull’inquinamento
ambientale, in una zona già nota per essere tra le più inquinate di
Italia e dove l’elevata concentrazione di polveri sottili ha favorito la
diffusione del covid-19, e comporta uno spropositato consumo di suolo.
Per
evidenziare tutte queste criticità, ma ancor di più per chiedere che i
fondi vengano destinati non a questo tipo di opere, non al servizio del
modello di sviluppo che finora è stato praticato, ma alla sanità,
all’istruzione, al trasporto locale, partendo da quelli che sono i reali
bisogni dei cittadini troppo a lungo trascurati, il Coordinamento No Pedemontana
ha organizzato domenica 21 giugno, davanti all’ospedale di Desio, un
partecipato presidio, a cui ha preso parte anche Potere al Popolo
Milano, che ha poi raggiunto anche Cesano.
Un primo passo per ripartire e cercare di dare nuova linfa a chi intende opporsi al modello delle grandi opere.
Il
percorso da fare non sarà semplice e quale sarà il livello dello
scontro risulta chiaro già dalle dichiarazioni del governatore Fontana,
il 24 giugno, nel corso degli Stati Generali per il patto per lo
sviluppo organizzati dalla Regione.
Le
entrate correnti nel 2020 si sono ridotte già di 320 milioni di euro
per i mancati introiti derivanti dal Bollo auto, dall’Irap e
dall’addizionale IRPEF e, se non ci sarà una compartecipazione dello
Stato, saranno necessari tagli alle politiche sociali, all’istruzione,
alla cultura e alla formazione.
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