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Gli italiani sono sempre più incerti rispetto all’utilizzo di Immuni,
l’applicazione di tracciamento dei movimenti personali creata per
localizzare e isolare i possibili nuovi focolai di coronavirus in
Italia. Ad oggi l’app Immuni è stata scaricata da circa 3,3 milioni di
italiani (poco più del 6% della popolazione adulta). Ma cala la fiducia
nell’approccio tecnologico alla lotta al coronavirus: solo il 39% del
campione rappresentativo della popolazione maggiorenne si dichiara
disponibile a scaricare e dunque utilizzare (era il 44% a fine maggio,
poco prima dell’avvio della sperimentazione in alcune Regioni). Questi i
risultati di un sondaggio realizzato da Emg Acqua per conto di Public
Affairs Advisors. Per l’istituto demoscopico guidato da Fabrizio Masìa
cresce la quota di coloro i quali affermano che «certamente la
scaricheranno» (il 22% invece del 16% registrato il 29 maggio) ma cala
di parecchio la quota di coloro i quali «probabilmente la scaricheranno»
(dal 28% di fine maggio al 17% registrato oggi), mentre la percentuale
di coloro i quali «probabilmente non la scaricheranno», sale dal 16% al
24%.
«Gli italiani sono ancora scettici sull’uso di Immuni», dichiara
Giovanni Galgano, managing director di Public Affairs Advisors: «Il
campione è sostanzialmente spaccato a metà ma dal panel completo di
risposte trapela tanta incertezza».
Nongiova
certo la storia di una 63enne barese che era stata messa in quarantena
dall’Asl, dopo che aveva avvisato il suo medico di aver ricevuto la
notifica da parte dell’App Immuni di un contatto sospetto con un
positivo al coronavirus. Il tampone è risultato negativo è di nuovo “in
libertà”, ma sulle pagine de “La Gazzetta del Mezzogiorno” è stato
pubblicato il suo sfogo in cui assusa di essere stata posta ai
domiciliari «senza ragione». Lo ha confermato il professor Pierluigi
Lopalco, a capo della Task Force Epidemiologica della Regione Puglia,
nel corso del programma “Centocittà” in onda su Rai
Radio1 e condotto da Gianluca Semprini e Duccio Pasqua. Lopalco ha
spiegato che ci sono state anche altre segnalazioni errate nei giorni:
«In un caso – dice – si trattava di un messaggio di Android scambiato
per messaggio di avvenuto contagio, in un altro caso ci hanno detto che
si trattava di un errore tecnico».
«In una fase di rodaggio come questa è importante mantenere sul
telefonino il messaggio, possibilmente fare lo screenshot in maniera da
verificare ogni volta che si tratti di un vero positivo e di un errore
di interpretazione». L’epidemiologo, nel corso del programma, ha anche
spiegato la situazione epidemiologica in Italia, dopo la fase acuta
dell’epidemia: «Grazie a tutte le misure di prevenzione – dice – il
virus oggi circola in un’altra popolazione. Quindi non è oggi che il
virus attacca il giovane, ma abbiamo messo in sicurezza
gli anziani, gli ospedali, la popolazione più fragile e quindi il virus
trova spazio per circolare, ormai a bassa intensità, in una popolazione
più sana, che è quella più giovane. Quindi – ha aggiunto Lopalco – ecco
perché oggi il virus sembra indebolito, è perché questa è la coda
dell’epidemia, effetto delle misure di prevenzione». Di conseguenza
molti positivi hanno «una carica bassa» e molto spesso, rimarca
l’epidemiologo, «si tratta di persone che non sono nemmeno contagiose».
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