«La terra sembra trasformarsi sempre più in un immenso deposito di immondizia»: gli attivisti di Stop biocidio hanno scelto le parole di papa Francesco per convocare l’assemblea del 4 luglio a Taverna del Re (Giugliano) per verificare la possibilità di siglare un patto che porti alle regionali campane, un’alternativa ecologista e di sinistra al governatore dem Vincenzo De Luca.
A settembre si fronteggeranno gli stessi candidati di 5 anni fa: Valeria Ciarambino per i 5S; Stefano Caldoro per il centrodestra; l’uscente De Luca con una decina di liste che andranno dai fuoriusciti di Forza Italia ad Art1 (passando per Clemente Mastella e Ciriaco De Mita).
Caldoro e De Luca si erano già sfidati nel 2010 con la vittoria del primo.
La pandemia, invece di cambiare il panorama politico, ha innescato l’ennesimo déjà vu ma stravolgendo gli equilibri.
Se a febbraio De Luca era dato perdente, adesso veleggia con 12 punti di vantaggio attirando candidati dalla destra e dalla galassia Dema, il movimento del sindaco Luigi de Magistris, che ieri ha chiarito: «Un progetto nazionale, dopo il comune di Napoli, è quello che più mi interessa».
Stop biocidio è una sigla nata con la crisi campana dei rifiuti e i comitati della Terra dei fuochi, dentro ha componenti che fanno parte dell’esperienza arancione (come l’assessora alla Cultura Eleonora de Majo e il presidente di municipalità Ivo Poggiani) ma che stanno provando a costruire un percorso autonomo, anche in vista delle comunali partenopee del 2021.
«In Campania manca una forza che rappresenti la tutela della salute e dell’ambiente – spiega Enzo Tosti -, l’invito è rivolto a tutte le forze che vogliono deporre vecchi simboli e accettare la sfida ambientalista a cominciare da una parte dei 5S, Potere al popolo, forze cattoliche, associazioni».
«Partire dalle piramidi di ecoballe di Taverna del Re è giusto» il commento di Tonino Scala, coordinatore regionale di Sinistra italiana, che ha deciso di non correre sotto le insegne di De Luca.
Non l’aveva appoggiato neppure 5 anni fa.
Il giudizio non è cambiato al punto da bocciare l’offerta di dare vita in Campania a un’esperienza simile alla lista Coraggiosa, su modello emiliano.
Interessati all’appello anche il Partito del Sud, Altra Europa, Cobas, il Partito comunista italiano e Rifondazione comunista che avevano già siglato un documento comune: «Vediamo segnali di resistenza a sinistra rispetto alla coalizione De Luca.
Non tutti chiudono gli occhi sul suo modo di gestire la cosa pubblica, sulle idee che coltiva e sulle sue frequentazioni politiche.
L’attuale governatore parla un linguaggio di destra, ossequia i potentati economici e persegue unicamente il potere.
Sarebbe una iattura se le elezioni divenissero un’avvilente “lite a due” tra i seguaci di Salvini, Meloni e Berlusconi e i seguaci di De Luca, Mastella e Cirino Pomicino».
Altra Europa ha dato l’adesione: «È necessaria l’accoglienza dei migranti e la ferma condanna di ogni lavoro senza diritti.
Al centro di ogni programma deve esserci la difesa dei beni comuni, primo tra tutti l’acqua pubblica».
Potere al popolo è più avanti nel percorso verso le urne.
Lo scorso gennaio sono cominciate le assemblee per discutere programma e lista.
In Pap ci saranno gli iscritti ma anche candidature indipendenti: «Persone che partecipano a un processo democratico, dal basso.
Siamo stanchi dei soliti cartelli elettorali che spuntano un mese prima delle elezioni.
La nostra sfida è costruire un progetto politico coerente, che duri nel tempo».
L’assemblea di Napoli ha proposto come candidato governatore Giuliano Granato, «lavoratore e sindacalista Usb».
A giorni la scelta definitiva con il voto sui territori.
(Articolo di Adriana Pollice, pubblicato con questo titolo il 25 giugno 2020 sul sito online del quotidiano “il manifesto”)
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