Entro il mese di luglio la nuova norma nazionale, che modificherà l’attuale Testo Unico Ambientale, entrerà in vigore, con importanti novità che impatteranno in modo sostanziale sul settore.
Vediamo quali.Ci sarà una nuova classificazione dei rifiuti assimilabili non domestici provenienti da “altre fonti”, simili a quelli urbani.
Obiettivo della Direttiva Europea è arrivare ad una classificazione omogenea a livello della Ue della nozione di rifiuto urbano.
In Italia il provvedimento potrebbe avere un impatto importante: secondo uno studio del centro studi REF si genererebbe un aumento del quantitativo di rifiuti urbani di 8 milioni di tonnellate l’anno, portando il totale dei rifiuti urbani a 38 milioni di tonnellate, contro i 30 di adesso (2018).
Un incremento che deriverebbe dall’allineamento delle diverse percentuali regionali di rifiuti assimilati rispetto ai rifiuti urbani: si va da una ripartizione 50/50% dell’Emilia ad un rapporto 2/98% della Basilicata.
Una novità che produrrebbe una conseguenza importante sulla pianificazione degli impianti di gestione dei rifiuti urbani, il cui dimensionamento andrebbe aggiornato al nuovo quantitativo di 38 milioni di tonnellate: l’attuale deficit impiantistico sarebbe ancora più importante e andrebbe colmato con nuovi impianti.
Una novità destinata a produrre anche effetti importanti sul piano economico finanziario. L’aumento del perimetro della privativa, potrebbe essere l’occasione per un bilanciamento dell’attuale ripartizione della TARI fra utenti domestici e non domestici, pari a 11 miliardi di euro l’anno circa, ripartito al 50% fra utenze domestiche e non domestiche, a fronte di una ripartizione del flusso dei rifiuti che è 34% assimilati e 66% domestico. Nel nuovo scenario il gettito TARI potrebbe arrivare a 15 miliardi. Non è un caso che ARERA abbia salutato con interesse questa nuova disposizione, che genererà un riequilibrio dell’imposizione della tassa fra diversi territori e potrebbe consentire nuove economie di scala e una riduzione dei costi unitari.
A questo proposito la legge di recepimento prevede, novità assoluta in Italia, un programma nazionale di gestione dei rifiuti, chiamato fra le altre cose a delineare i criteri per la redazione dei Piani regionali. Nel giro dei prossimi 2/3 anni quindi avremo una nuova pianificazione nazionale e regionale che dovrà definire gli impianti necessari per il nuovo flusso di rifiuti urbani.
Un aspetto interessante del nuovo programma nazionale riguarda la definizione di distretti interregionali al cui interno definire le soluzioni al principio di prossimità. Una scelta “flessibile” che punta però a dare soluzione al problema del forte sbilanciamento della presenza di impianti nel nord del Paese, con 14 regioni su 20 che esportano parte dei propri rifiuti in altre regioni.
Novità anche sui meccanismi di applicazione della Responsabilità estesa del produttore, strumento economico che sposta il costo della gestione dei rifiuti dai cittadini ai produttori di beni (imballaggi). La nuova legge prevede semplificazioni per istituire nuovi settori (non soli gli imballaggi) e soprattutto obbliga ad una copertura integrale dei costi efficienti di raccolta. Oggi CONAI versa ai Comuni circa 400 milioni di euro l’anno, una cifra ancora molto lontana dai costi effettivi di raccolta differenziata di questi materiali (oltre 2 milioni di euro). Con la nuova legge questo trasferimento è destinato ad aumentare con una conseguente riduzione della TARI.
Confermati invece i famosi “target” ambientali della direttiva europea: 65% di riciclo al 2035 (55% al 2025, 60% al 2030), che andranno letti insieme al nuovo “target” di discarica (massimo 10%) contenuto nella nuova direttiva discariche. Sarà chiaro così che ci vorrà almeno il 25% di capacità impiantistica di recupero energetico in Italia, ovvero 2 milioni di tonnellate in più rispetto all’attuale dotazione. Cui aggiungere altri 2 milioni di tonnellate pari al 25% degli 8 milioni aggiuntivi di rifiuti assimilati.
La nuova legge recepisce il rinnovato quadro europeo, ed è l’occasione per un salto di qualità del comparto industriale di gestione dei rifiuti in Italia. Un nuovo quadro legislativo che si affianca al nuovo quadro regolatorio definito da ARERA per i rifiuti urbani. Un’occasione irripetibile per modernizzare il settore e sfruttare al meglio la disponibilità di risorse europee per finanziare gli investimenti in economia circolare previsti dal piano Next Generation della Ue.
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