giovedì 25 giugno 2020

Pensioni d’invalidità, le associazioni: “La Consulta ha rimediato alle mancanze della politica. Chi è inabile al lavoro ha diritto a una vita dignitosa. Il governo si adegui”

Il Fatto Quotidiano.

Incrementare per tutte le persone al 100% inabili al lavoro la pensione di invalidità civile, portandola alla cifra minima di 516 euro. Lo ha stabilito oggi con una sentenza la Consulta della Corte Costituzionale che dichiara non sufficiente a soddisfare i bisogni primari della vita umana l’assegno mensile in vigore di soli 285 euro che lo Stato eroga da una decina d’anni a determinate fasce assai fragili di popolazione. In particolare le organizzazioni delle persone con disabilitàchiedevano da lungo tempo e a gran voce di aumentarne l’importo, considerando tale cifra irrisoria rispetto alle esigenze reali degli aventi diritto. “Esprimiamo soddisfazione per una sentenza che ha finalmente posto rimedio alla totale mancanza di tutta la politica che in questi anni non aveva mai fatto nulla al riguardo, anche di fronte a tante e ripetitive nostre richieste come ad esempio quando nel 2008 avevamo raccolto oltre 300mila firme per proporre al parlamento un referendum popolare sull’argomento, con la presentazione dell’Atto Camera n.1539 che però non venne mai approvato ma i cui contenuti oggi vengono totalmente recepiti dalla Consulta”. A dirlo a Ilfattoquotidiano.it è il presidente dell’Associazione nazionale mutilati invalidi civili (ANMIC) e della Federazione tra le associazioni nazionali delle persone con disabilità (FAND) Nazaro Pagano. La decisione della Consulta dell’organo di garanzia costituzionale va incontro all’articolo 38 della Costituzione che prevede che “ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale”. “Il mio pensiero oggi – aggiunge Pagano – va a tutti quei dirigenti dell’ANMIC che negli scorsi anni si sono battuti senza sosta per vedere aumentata la cifra della pensione di invalidità civile”.

La sentenza della Consulta mette nero su bianco quello che veniva chiesto dalle principali organizzazioni a sostegno delle persone disabili a qualsiasi governo. Contattato dal Fatto.it il presidente della Federazione italiana per il superamento dell’handicap (FISH), Vincenzo Falabella, ha dichiarato che “la sentenza accentua ancora di più la questione importante che riguarda il diritto a vivere una vita dignitosa per le persone del tutto inabili al lavoro, che spesso si trovano pure in condizioni di isolamento sociale e fragilità estrema”. Quello dell’aumento delle pensione di invalidità era stato uno dei punti toccati nel colloquio avuto il 20 giugno tra la FISH e FAND con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in occasione degli Stati Generali. “Ne avevamo parlato nel corso dell’incontro a Villa Pamphilj anche se all’interno di una cornice più ampia che riguarda, tra le diverse cose, la riforma del welfare italiano soprattutto in considerazione delle conseguenze drammatiche che la crisi pandemica causata dal Covid-19 porterà – aggiunge Falabella -. Il nostro impegno è sollecitare il governo ad attuare quanto sancito dalla Consulta il prima possibile in un’ottica di un sistema di inclusione sociale e pari opportunità”.
Dello stesso avviso anche il numero uno dell’ANFFAS. “Questa è senz’altro una buona notizia per migliaia di donne e uomini. Siamo assolutamente convinti che ora occorre mettere mano una volta per tutte alla revisione delle provvidenze economiche previste per le persone con disabilità, attualmente del tutto insufficienti” ha commentato al Fatto.it il presidente dell’Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettivà e/o Relazionale Roberto Speziale. “Ricordo solo che essere una persona con disabilità o vivere in una famiglia nella quale vive una persona con disabilità comporta un maggiore rischio di impoverimento relativo o assoluto rispetto alla restante popolazione”. Attorno alla sentenza si stringe in un solo pugno tutto il movimento associativo che sostiene i diritti dei disabili e non solo. Anche l’Associazione Luca Coscioni ha espresso positività nel commentare la decisione dei giudici. “Bene l’intervento della Consulta a favore della lotta alle discriminazioni che ostacolano ulteriormente la vita delle persone con disabilità – dichiarano Filomena Gallo e Rocco Berardo, rispettivamente Segretario Nazionale e Coordinatore delle iniziative sulla disabilità della Coscioni”. E rilanciano: “La necessità è di non fermarsi a sovvenzionare i tanti casi che certamente hanno bisogno di un aiuto dello Stato, ma avere una visione più ampia del problema e prevedere gli investimenti promessi a Villa Pamphilj per restituire alle persone con disabilità la loro libertà di movimento, di partecipazione, di lavoro, di vita indipendente. Questo è tanto più urgente e necessario anche in ragione dell’avanzamento della vita media delle persone”. Come ad esempio, sostiene ancora l’Associazione Coscioni, “è fondamentale anche la necessaria realizzazione di Piani di Eliminazione di Barriere Architettoniche in tutti i comuni italiani come previsto dalla legge, una piena accessibilità digitale con equiparazione della firma digitale a quella autografa anche in ambito di partecipazione democratica, e come per il superbonus energetico e ecologico riteniamo opportuno approvare un superbonus per la libertà utile al rendere accessibili i condomini, invece di costringere milioni di persone a restare chiuse in casa”.
Le associazioni si dimostrano compatte e chiedono al governo di aumentare servizi e garantire pari opportunità per tutti. “Il principio fondamentale è che l’inabilità al lavoro deve comunque predisporre una serie di accomodamenti ragionevoli alla persona per affrontare la propria vita in maniera dignitosa” aggiunge il presidente della FISH. Per Falabella è inoltre “urgente rispettare quanto previsto dal Secondo Programma di Azione Biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità adottato con DPR 12 ottobre 2017, dove si prevede un intervento legislativo di tipo parlamentare, che, partendo dall’adozione delle definizioni e del riconoscimento giuridico di “disabilità” e di “persona con disabilità”, individui una delega per il Governo affinché, con uno o più decreti legislativi, abroghi gli attuali sistemi di accertamento delle minorazioni civili e dell’handicap (di cui alla Legge n. 104/1992), unitamente a tutta la costellazione di affastellati accertamenti volti alla condizione di disabilità ai fini lavorativi e per l’attivazione di singoli e specifici interventi/servizi, adottando un nuovo sistema di riconoscimento universalistico volto all’individuazione dei sostegni utili alla persona con disabilità per l’effettiva partecipazione nella società”, conclude.

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