In Italia il 5% più ricco ha lo stesso patrimonio del 90% più povero.
A livello mondiale la concentrazione è favorita dal progressivo calo della pressione fiscale: l’aliquota massima è passata dal 62% del 1970 al 38% del 2013. Le donne guadagnano in media il 23% in meno e il lavoro di cura non retribuito vale 10mila miliardi di dollari l'anno.
E gli uomini possiedono oggi il 50% in più della ricchezza netta delle donne e controllano oltre l’86% delle aziende.
A calcolarlo, in base a dati relativi alla metà del 2018, è Oxfam, nel rapporto Bene pubblico o ricchezza privata diffuso come ogni anno alla vigilia del World economic forum di Davos. Ampliando le percentuali di popolazione considerate, poi, la ong afferma che il 20% più ricco possiede il 72% del patrimonio totale, mentre il 60% più povero ha appena il 12,4% della ricchezza nazionale.
A livello globale, la ricchezza dei 1.900 miliardari più ricchi tra marzo 2017 e marzo 2018 è aumentata di più di 900 miliardi di dollari, pari a oltre 2,5 miliardi al giorno. Di pari passo si registra la diminuzione della quota in mano alla metà più povera del globo (3,8 miliardi di persone), che è scesa dell’11%.
Per rendere meglio l’idea del divario, l’Oxfam riferisce che 26 ultramiliardari (contro i 43 del 2017) possiedono oggi la stessa ricchezza della metà più indigente della popolazione mondiale. Una situazione a cui ha contribuito anche il calo della pressione fiscale sui super-ricchi per effetto del taglio delle tasse negli Usa: nei Paesi più sviluppati, l’aliquota massima dell’imposta sui redditi è passata dal 62% del 1970 al 38% del 2013. Facendo i conti, solo 4 centesimi per ogni dollaro raccolto dal fisco vengono dalle imposte patrimoniali.
E così circa 10mila persone al giorno muoiono per mancanza di accesso ai servizi sanitari e 262 milioni di bambini non possono andare a scuola.
Le donne in media guadagnano il 23% in meno rispetto agli uomini, che possiedono il 50% in più della ricchezza e controllano oltre l’86% delle aziende. Oxfam ha calcolato anche quanto vale il lavoro di cura non retribuito che svolgono in famiglia, prevalentemente dalle donne: secondo il rapporto, se questa attività a livello globale venisse appaltata a una singola azienda, il fatturato annuo sarebbe di 10mila miliardi di dollari, vale a dire 43 volte quello della Apple. Insomma, “il lavoro di cura non retribuito è un enorme sussidio nascosto all’economia” che “paradossalmente amplifica le diseguaglianze economiche perché interessa soprattutto le fasce più povere della popolazione, che si ritrovano con minor tempo a disposizione per guadagnarsi da vivere e accumulare ricchezza nel corso del tempo”.
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