sabato 19 gennaio 2019

Il disastro della Sanità pubblica nei numeri delle liste d'attesa. "Il pronto soccorso diventa un escamotage per accorciare i tempi"

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Nella sanità pubblica, nell’ultimo anno, le liste d’attesa più lunghe – oltre i 60 e fino a 120 giorni – hanno interessato il 35,6% degli utenti per le visite specialistiche, il 31,1% per i piccoli interventi ambulatoriali, il 22,7% per gli accertamenti diagnostici e il 15% per i ricoveri in ospedale pubblico per interventi più gravi. E' quanto emerge dal 16° Rapporto annuale “Ospedali & Salute 2018”, presentato pochi giorni fa in Senato, promosso dall’Associazione Italiana Ospedalità Privata (AIOP) e realizzato dalla società Ermeneia – Studi & Strategie di Sistema. Sono significative anche le attese tra i 30 e i 60 giorni, in particolar modo per l’accesso a visite specialistiche, accertamenti diagnostici e ricoveri, che hanno riguardato rispettivamente il 22,6%, 20% e 18,3% degli utenti.
Le liste d’attesa non creano solo disagi ai pazienti e alle famiglie. Sono anche la prima causa di rinuncia alle cure (51,7%, +4,1 punti rispetto al 2017), e concorrono ad alimentare da un lato la spesa out-of-pocket, dall’altro la mobilità sanitaria, aumentando le diseguaglianze tra regioni. Oltre il 30% degli utenti, infatti, per accedere più rapidamente a una visita o a un esame, sceglie di rivolgersi ad altre strutture, di pagare privatamente le prestazioni o ricorrere ad ospedali in altre regioni.


Nel rapporto ci sono anche dati sul Pronto Soccorso e sui fenomeni di accesso improprio. Oltre la metà degli italiani in lista d’attesa, 10,6 milioni, ha vissuto almeno un’esperienza di accesso al Pronto Soccorso – che, in generale, ha riguardato quasi un terzo della popolazione adulta, pari a 14,5 milioni di persone –, registrando, nel 20,7% dei casi, ulteriori attese in media tra le 3 e le 10 ore prima di essere visitati. Pesa anche “l’uso improprio del Pronto Soccorso, diventato un escamotage per accedere più rapidamente alle prestazioni sanitarie”, dice lo studio.
“Oltre il 50% degli italiani, infatti, ricorre ai dipartimenti di emergenza quando non trova una risposta dalla medicina territoriale; mentre, in più di 1 caso su 4, tenta, direttamente, la strada del Pronto Soccorso come soluzione per ridurre i tempi di accesso a visite, accertamenti diagnostici e ricoveri, con tutte le conseguenze negative che ne derivano rispetto all’affollamento degli ospedali, costretti a far fronte a un numero crescente di pazienti, in molti casi senza avere le risorse e gli strumenti adeguati”. Accade così che il 28,2% di chi si è rivolto al Pronto Soccorso nell’ultimo anno lo ha fatto in presenza di un disagio non grave, mentre il 6,9% lo ha fatto per la mancata reperibilità del medico di famiglia, per l’insorgere del problema di salute fuori dall’orario di visita o nel fine settimana. A causa dell’afflusso eccessivo e delle attese che ne derivano, il 24,4% degli utenti lamenta una scarsa soddisfazione del servizio di Pronto Soccorso, percentuale che sale al 36% nel Mezzogiorno.

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