Un terzo degli onorevoli non ha dichiarato gli incarichi extra
parlamentari in modo corretto, così come previsto dal Codice di condotta
approvato a Montecitorio nel 2016. Dagli uffici invito a "chiarire
entro fine gennaio".
ilfattoquotidiano.it Ilaria Proietti
Sorpresa: circa 200 deputati su poco più di 600 hanno violato gli obblighi
previsti dal Codice di condotta approvato a Montecitorio nel 2016.
Gli
uffici della Camera hanno infatti potuto verificare che circa un terzo
degli onorevoli non è in regola rispetto alle cariche, agli uffici, alle funzioni e alle attività imprenditoriali che andavano dichiarati entro 30 giorni dal loro ingresso in Parlamento.
In molti casi si tratterebbe di semplici errori, forse dovuti alla
fretta o all’inesperienza, specie per chi è alla prima legislatura. In
altri però si sospetta che informazioni non conformi possano celare vere
e proprie omissioni in aperta violazione delle norme della trasparenza.
In ogni caso le ‘sviste’ dovranno essere sanate entro il 31 gennaio
in modo che l’amministrazione della Camera possa procedere alla
verifica puntuale delle singole posizioni.
E non è affatto escluso che
poi tocchi alla Giunta per le elezioni l’accertamento di possibili cause
di incompatibilità, ineleggibilità e, eventualmente, decadenza dalla
carica.
Ma facciamo un passo indietro. Il 21 novembre scorso
il Comitato consultivo sulla condotta dei deputati ha dato mandato agli
uffici di Montecitorio di procedere agli adempimenti tecnici necessari
alla pubblicazione delle dichiarazioni nelle pagine personali di ciascun
deputato sul sito Internet della Camera. Proprio in quel momento ci si è
accorti che più di qualcosa non tornava.
Per ora bocche cucite sui singoli nomi di chi non è in regola.
Ma gli
esempi sono tanti: dagli amministratori locali che sono pure
imprenditori, a chi ha incarichi vari magari in enti e consorzi
riportati nella scheda anagrafica ma non nei moduli da consegnare al
Presidente della Camera già una manciata di settimane dopo le elezioni
del 4 marzo.
L’obbligo è chiaro: ogni deputato deve dichiarare “le cariche e gli uffici
di ogni genere che ricopriva alla data della presentazione della
candidatura e quelle che ricopre in enti pubblici o privati, anche di
carattere internazionale, nonché le funzioni e le attività imprenditoriali
o professionali comunque svolte”. E ancora. Sempre secondo il Codice di
condotta “qualora un deputato assuma una carica o un ufficio
successivamente alla proclamazione, deve renderne dichiarazione entro il
termine di trenta giorni, decorrente dalla data della nomina o
designazione formale alla carica o ufficio, ovvero dall’effettivo
esercizio delle relative funzioni, qualora esso sia anteriore alla
designazione formale o quest’ultima non sia prevista”.
Per la verità il Codice impone di dichiarare proprio tutto
in modo da ricomprendere ogni altra attività svolta: di natura
imprenditoriale come pure i rapporti di lavoro autonomo, di impiego o di
lavoro privato. Sempre nell’esigenza di assicurare la massima
trasparenza delle posizioni dei deputati, rendendo pubblico ogni tipo di
rapporto che possa potenzialmente esporre i deputati a eventuali
conflitti di interesse.
Ma già ad una prima ricognizione, a quanto sembra, le dichiarazioni
hanno lasciato molto a desiderare. Di qui la decisione di procedere a
una verifica più stringente.
Il Comitato presieduto da Francesca Businarolo (M5S) in accordo con la Giunta delle elezioni, e dopo aver informato il Presidente della Camera, Roberto Fico,
ha dunque deciso di scrivere a tutti gli onorevoli in modo che
correggano gli errori contenuti nelle dichiarazioni presentate. La
missiva è datata 27 dicembre: il riscontro è atteso entro il 31 gennaio, poi ci si regolerà di conseguenza.
Ma cosa c’è scritto nella lettera? “Per evitare un possibile
disallineamento” tra le informazioni disponibili nella pagina personale
di ciascun deputato e quanto contenuto nei moduli, “in particolare
laddove la pagina personale riporti informazioni sulle attività
imprenditoriali o professionali che non trovano corrispondenza nella
dichiarazione in questione, ho ritenuto opportuno invitare i deputati a
verificare il contenuto della dichiarazione resa e – qualora ravvisino
eventuali incompletezze o imprecisioni nella medesima dichiarazione – a
valutare l’opportunità di rendere una nuova dichiarazione in
sostituzione della precedente, fornendo le informazioni complete
riferite al momento della compilazione del modulo precedente”. Uomo
avvisato.
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sabato 5 gennaio 2019
Classe dirigente. Montecitorio, 200 deputati non in regola con la dichiarazione sui conflitti d’interesse.
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