L’ennesimo caso di caporalato viene dalla Basilicata, dove i carabinieri hanno scoperchiato quella che per la procura di Matera era un’associazione a delinquere guidata da una coppia di romeni, finiti in carcere.
I due, secondo gli investigatori, avrebbero ottenuto un profitto illecito di oltre 1,3 milioni di euro, anche attraverso le liquidazioni e i benefici versati sui conti correnti intestati ai lavoratori, ma nella loro disponibilità.
Gli oltre 200 lavoratori, tutti romeni, venivano impiegati fino a 18 ore al giorno, con un’unica pausa di mezz’ora.
Tra gli arrestati c’è anche un dipendente del Comune di Scanzano Jonico, in provincia di Matera: ora è ai domiciliari con l’accusa di corruzione per aver agevolato, in cambio di denaro, il rilascio di carte d’identità chieste dai caporali per i lavoratori. Nei confronti di due dipendenti di un patronato della Uil a Marconia di Pisticci, sempre nel Materano, invece, il gip ha disposto rispettivamente il divieto di dimora e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.Le indagini, che hanno riguardato il periodo compreso tra maggio 2014 e maggio 2018, sono partite dalla denuncia di uno dei lavoratori sfruttati, rivoltosi in precedenza all’ambasciata romena: l’uomo ha raccontato di essere arrivato in Italia dopo aver visto su Facebook una proposta di lavoro nei campi del Metapontino e dopo aver pagato 150 euro a un intermediario.
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