L’aumento di due gradi della temperatura
sarebbe il disastro ecologico per il pianeta. Dovremmo ricordarcelo
quando ci compiaciamo delle belle giornate di una primavera senza
inverno, ma che ha scatenato la solita sequenza di mareggiate, piogge
monsoniche, che hanno causato 6 morti nella disattenzione generale nei
giorni scorsi. “La specie umana è capace di abituarsi a tutto”, dicono
gli ottimisti che si godono questo sole malato. Non si abituano le donne
e gli uomini che fuggono dai territori dell’Africa ridotti a deserto
dal riscaldamento del clima.
Ecco, la prima ragione per cui andare a votare per fermare le trivellazioni
delle nostre terre e dei nostri mari è proprio questa. Se per salvarci
dal disastro ambientale dovremmo lasciare sotto terra l’80% del petrolio
e del carbone che senso ha cercarne di nuovo?
Il segretario dei chimici della Cgil invita a votare no al referendum
in nome delle sviluppo e dell’occupazione. A parte il fatto che
contrapporre l’occupazione alla difesa del territorio e alla
salvaguardia della vivibilità del pianeta è una sciocchezza, che ha
prodotto enormi disastri nel nostro passato recente, lo inviterei a
preoccuparsi un po’ di più del fatto che il nostro governo, dopo i buoni
risultati raggiunti dal nostro Paese nel 2013, non sembra più
preoccuparsi di incrementare le energie rinnovabili e questo è davvero
un guaio per l’occupazione, dato che il tasso di occupazione a parità di
chilovattora è sette volte superiore se quella energia è prodotta dalla
filiera delle rinnovabili rispetto al carbone e al petrolio.
Se la gente andasse a votare sono certo che voterebbe SI allo stop delle trivellazioni . Lo pensa anche il governo tanto da decidere di far votare il 17 di aprile , impedendo di accorpare il referendum alle elezioni amministrative di primavera. Con un aggravio per i conti dello Stato di oltre 300 milioni di euro
, che avrebbero potuto essere impiegati per la messa in sicurezza del
territorio e per il risparmio energetico. E conta così che le
trivellazioni siano confermate perché non si raggiungerà il quorum di
votanti necessario a rendere valido l’esito del referendum. Il
ragionamento è lucidamente cinico.
I luoghi dove si trivella non sono poi
così tanti. Le autonomie locali sono state espropriate del potere di
decidere attraverso lo Sblocca Italia
. Gli italiani che non sono direttamente coinvolti dagli oltraggi alla
bellezza del territorio e del mare alla portata dei loro sguardi se ne
staranno a casa, e il governo incasserà una nuova grande vittoria a
dispetto della partecipazione e della democrazia. Un ragionamento del
tutto coerente con un’idea di governo indifferente al crescere
dell’astensionismo e alla diminuzione della partecipazione democratica e
del resto la logica su cui si incardina il combinato disposto fra la
riforma costituzionale e la riforma elettorale. Si decide meglio, si è
più al passo coi tempi, se si riducono il luoghi e i tempi del confronto
e della partecipazione democratica. Si vota. Non importa se in pochi o
in tanti. E poi chi vince decide alleggerito dal confronto con le
istituzioni democratiche e coi territori.
Dovremmo provare a fare al governo una grossa sorpresa, e impegnarsi da subito perché in tanti vadano a votare SI al referendum
il 17 di aprile. Non è in gioco solo, e sarebbe già tantissimo, lo
sfregio alla bellezza e alla vita di splendidi luoghi della nostra terra
e del nostro mare. È in gioco la stessa idea della democrazia e di ciò
che è necessario fare e non fare per salvaguardare la vita sul nostro
pianeta.
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