giovedì 9 luglio 2015

Finanza Mondiale. Cina, Borsa Shanghai e Shenzen chiudono in forte crescita grazie all'intervento di Pechino, ma la tensione rimane.

CINAÈ stata una seduta burrascosa. Un'altra giornata difficile per le borse cinesi, anche se i numeri dicono tutt'altro: in chiusura a Shanghai il Composite Index è salito del 5,76% a 3.709,33 punti - maggior balzo giornaliero dal 2009- mentre a Shenzhen il Component Index ha guadagnato il 4,25% a 11.510,34 punti. Dati che sorprendono se si considera il panic selling della seduta precedente e la perdita complessiva oltre il 35% in un mese per l'azionario di Shanghai, sintomo dello scoppio della bolla della borsa cinese, in 12 mesi cresciuta di oltre il 150% fino al 12 giugno scorso, quando ha bruscamente invertito la rotta.

Dietro i numeri odierni, c'è l'intervento del Governo cinese, molto attivo sui mercati per arginare il crollo. Si contano cinque interventi dirigisti del governo di Pechino, fra cui "l'invito" alle aziende di stato di comprare e non vendere azioni, l'intervento sui tassi d'interesse e la costituzione di un piccolo fondo di 19 miliardi dollari con lo scopo di stabilizzare il mercato.
Quelli che più hanno funzionato sono stati in primo luogo il divieto per sei mesi alla cessione di azioni di una quotata da parte degli azionisti di controllo e di coloro che detengono oltre il 5% del capitale e in secondo luogo l'allentamento dei margin requirement, che trasferisce il rischio dagli investitori alle società di intermediazione, che ha dato così più serenità ai compratori.

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