È stata una seduta burrascosa. Un'altra giornata difficile per le borse cinesi, anche se i numeri dicono tutt'altro: in chiusura a Shanghai il Composite Index è salito del 5,76% a 3.709,33 punti - maggior balzo giornaliero dal 2009- mentre a Shenzhen il Component Index ha guadagnato il 4,25% a 11.510,34 punti. Dati che sorprendono se si considera il panic selling della seduta precedente e la perdita complessiva oltre il 35% in un mese per l'azionario di Shanghai, sintomo dello scoppio della bolla della borsa cinese, in 12 mesi cresciuta di oltre il 150% fino al 12 giugno scorso, quando ha bruscamente invertito la rotta.
Quelli che più hanno funzionato sono stati in primo luogo il divieto per sei mesi alla cessione di azioni di una quotata da parte degli azionisti di controllo e di coloro che detengono oltre il 5% del capitale e in secondo luogo l'allentamento dei margin requirement, che trasferisce il rischio dagli investitori alle società di intermediazione, che ha dato così più serenità ai compratori.
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