L'ex ministro lo ha rivelato in una conference call con investitori della City. A coordinare il progetto era l'economista Usa James Galbraith e del team faceva parte un esperto di nuove tecnologie incaricato di introdursi nel database del ministero delle Finanze per copiare le password dei cittadini. Tsipras sapeva tutto ma non diede l'autorizzazione alla "fase due". Deputati conservatori chiedono che riferisca in Parlamento.
Una “cellula segreta” capeggiata da un noto economista statunitense e incaricata di introdursi nei sistemi informatici dell’amministrazione fiscale del Paese per impossessarsi dei dati sugli account fiscali dei cittadini. E creare un “sistema ombra” che permettesse, con un solo clic, di convertire gli euro in una valuta virtuale. Sembra la trama di un film d’azione, invece è il “piano B” che l’ex ministro delle Finanze ellenico Yanis Varoufakis ha rivelato di aver architettato durante i suoi sei mesi di mandato con l’aiuto del collega James Galbraith e il benestare del premier Alexis Tsipras. L’obiettivo era preparare il Paese all’eventuale passaggio a un sistema di liquidità parallelo, propedeutico, se necessario, al ritorno alla dracma. Una via di uscita da sfruttare in caso di fallimento delle trattative con i creditori e congelamento della liquidità concessa alle banche da parte della Banca centrale europea. Varoufakis, che si è dimesso il giorno dopo il referendum sul piano di riforme e ora sta organizzando il suo movimento politico Alleanza europea, lo ha raccontato il 16 luglio nel corso di una lunga conference call con un gruppo di investitori della City di Londra. E l’audio, pubblicato con il consenso dello stesso ex ministro sul sito dell’Official monetary and financial institutions forum e ripreso da Kathimerini, ha scatenato un terremoto politico, con un gruppo di parlamentari di centrodestra che chiede a Tsipras di riferire in Parlamento e avviare un’investigazione sul piano.
“Il piano B consisteva in questo: c’è il sito del servizio fiscale,
come in Gran Bretagna, dove i cittadini accedono utilizzando il proprio
codice e trasferiscono via web i soldi dai loro conti per pagare Iva e
imposte varie”, spiega Varoufakis. “Noi stavamo progettando di creare conti segreti, collegati tra loro con la valuta TIN (quella virtuale, ndr), con un secondo sistema di sicurezza che non fosse noto a nessuno. Premendo un pulsante
ci avrebbe permesso di distribuire a ciascun contribuente un certo
quantitativo di TIN”. In concreto, come avrebbe funzionato? “Prendiamo,
ad esempio, il caso in cui lo Stato deve un milione di euro ad una società farmaceutica per l’acquisto di farmaci per conto del Sistema Sanitario Nazionale.
Potremmo creare subito un trasferimento digitale di questo conto in TIN
alla società e fornire loro uno strumento da usare come un meccanismo
parallelo di pagamento. Ciò creerebbe un sistema bancario parallelo,
dandoci un po’ d’aria per respirare, mentre le banche sono chiuse a
causa della politica aggressiva della Bce”.
Il sistema, che attraverso un pin avrebbe permesso di trasferire somme in un “formato digitale”, avrebbe poi potuto essere “esteso agli smartphone
con un’app e sarebbe potuto diventare un funzionale meccanismo
finanziario parallelo: al momento opportuno sarebbe stato convertito
nella nuova dracma“. Ma per la fase due sarebbero
servite mille persone e una nuova autorizzazione di Tsipras, che “non è
mai arrivata”. Anzi, nonostante vittoria del no al referendum il premier è tornato a trattare con i creditori e ha accettato un accordo ancora peggiore di quello bocciato dagli elettori.
Varoufakis ha ammesso che le trascrizioni sono veritiere ma ha
smentito via Twitter la ricostruzioni secondo cui il team aveva
l’incarico di impadronirsi dei codici delle tasse dei cittadini greci.
Galbraith ha invece confermato di aver “lavorato cinque mesi, dai primi
di febbraio ai primi di luglio, a stretto contatto con Yanis Varoufakis,
ed ero parte del gruppo di lavoro che ha elaborato a piani alternativi
contro potenziali tentativi di asfissiare il governo greco, comprese le azioni aggressive per spingere il Paese ad abbandonare l’euro”.Nea Dimokratia e altri partiti dell’opposizione greca hanno chiesto che Tsipras si presenti in Parlamento per riferire sul piano segreto, visto che l’operazione di hackeraggio se confermata compoterebbe “non solo una responsabilità politica ma anche penale”.
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