venerdì 24 luglio 2015

Quella conversazione ha rotto il silenzio ipocrita.

Quella conversazione ha rotto il silenzio ipocrita Lucia Borsellino si è dimessa contro il malaffare 
nella sanità siciliana. Un gesto accolto solo conl’indifferenza. Infranta dall’inchiesta dell’Espresso.

L'Espresso Luigi Vicinanza
















IL SILENZIO FA MALE. Ferisce. Anche le parole fuori controllo lasciano il segno, cicatrici dell’anima. A Lucia Borsellino è capitato in sorte e l’uno e l’altro trattamento: aggredita dalle parole dei detrattori e accantonata nel silenzio dell’indifferenza. La figlia del magistrato Paolo, assassinato dalla mafia 23 anni fa, ha ricoperto fino a giugno l’incarico di assessore alla sanità della regione siciliana nella giunta di Rosario Crocetta. 9 miliardi di spesa all’anno. Ha mollato solo dopo l’arresto di un personaggio sconosciuto ai più fuori dalla Sicilia, ma potente e influente sull’isola. Quel Matteo Tutino, fiduciario del presidente della Regione nell’ospedale palermitano Villa Sofia.

È toccato all’“Espresso” rompere il sordo silenzio e svelare parole sciagurate. Con i servizi pubblicati la scorsa settimana, in cui abbiamo riferito l’ormai arcinota frase del primario medico intercettato, è stato strappato quel velo di accondiscendente ipocrisia, dentro il quale si volevano avvolgere e impacchettare le dimissioni della Borsellino. “Il calvario di Lucia”, ha rimarcato il fratello Manfredi intervenendo a sorpresa durante le celebrazioni della strage di via D’Amelio, sabato 18 luglio. E l’affettuoso abbraccio tributatogli dal capo dello Stato Sergio Mattarella ha toccato, grazie all’intensità delle immagini televisive, anche Lucia Borsellino, lontana da Palermo e ormai distante da una “rivoluzione” siciliana più annunciata a chiacchiere che realizzata nei fatti. «Vari, purtroppo, sono stati gli accadimenti che hanno aggredito la credibilità dell’istituzione sanitaria che sono stato chiamato a rappresentare e, quindi, della mia persona» scrive a Crocetta l’ormai ex assessore nel giorno delle sue dimissioni. E poche righe dopo aggiunge l’amara sottolineatura di una sanità contrassegnata «da vicende che in un recentissimo passato ci hanno consegnato l’immagine di un sistema di malaffare». Il malaffare che è la porta principale dalla quale entra la mafia, con il potere coercitivo, con la persuasione dei soldi, con la seduzione dei voti facili in campagna elettorale. La mafia bianca, dunque, per la quale gli ospedali sono il luogo dove curare i propri interessi, anziché la salute dei cittadini. Lo racconta nel servizio di apertura Lirio Abbate.

IL PRESIDENTE CROCETTA ha sostenuto il suo assessore alla sanità? O ha contribuito a isolare Lucia Borsellino fino a indurla alle dimissioni? Il rimpasto in giunta è avvenuto in maniera frettolosa, senza una reale riflessione sul perché una donna esperta e competente, già dirigente di quel settore ribollente, simbolo indiscutibile dell’impegno antimafia, avesse deciso di fare un passo indietro. Un rimpasto numero 36, tanti quanti sono gli assessori sostituiti in tre anni di governo.

Crocetta sapeva del clima di ostilità crescente tra i suoi fedelissimi nei confronti di Lucia Borsellino. Non ha finto neppure meraviglia o distanza quando “l’Espresso” ha riportato la frase di Tutino. S’è limitato a dire di non averla sentita. E poi con la teatralità che gli è congeniale ha mescolato lacrime e accuse agli immancabili poteri forti, ha confessato propositi di suicidio e accuse di golpe. Il marasma totale in una regione difficile, dove le sfumature di grigio prevalgono sul bianco o sul nero.

LA TELEFONATA riportata dal nostro giornale si è trasformata essa stessa in un mistero. Gli autori dell’articolo l’hanno ascoltata e trascritta, verificata con più fonti investigative, incrociata con le informazioni in loro possesso. In tempi di Internet, dove tutto si vede e si sente, non possedere l’audio sembra un punto debole nella veridicità dell’intercettazione. A maggior ragione di fronte alle smentite della Procura di Palermo e quella di Caltanissetta circa l’esistenza di quella precisa frase. L’avvocato di Crocetta ha annunciato un’azione legale contro “l’Espresso” chiedendo per il suo assistito un risarcimento danni di 10 milioni. Non ci spaventa. La causa può diventare l’occasione processuale per comprovare la piena correttezza del comportamento del giornale e per fare definitiva chiarezza su quanto è avvenuto. Uno squarcio di luce oltre il rumore della propaganda interessata.

Twitter @VicinanzaL

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