L'organizzazione umanitaria, che non è potuta entrare nella
Striscia perché bloccata da Israele, ha analizzato attraverso avanzate
tecniche investigative messe a punto nell'ambito del Forensic
Architecture (un progetto di ricerca del Goldsmiths' College di Londra) i
fatti avvenuti tra l'1 e il 4 agosto dello scorso anno dopo il
rapimento di un ufficiale israeliano da parte di Hamas. In quei giorni,
ha dichiarato Philip Luther, direttore del programma Medio Oriente e
Nord Africa di Amnesty International, a Rafah sono stati lanciati una
serie di attacchi "sproporzionati e indiscriminati", anche in zone
residenziali densamente popolate. Una "carneficina" con 135 palestinesi
uccisi, fra cui 75 bambini.
La ferocia degli attacchi continuò anche dopo che l'esercito, il 2 agosto, dichiarò morto l'ufficiale, suggerendo l'ipotesi che i bombardamenti successivi fossero motivati dal desiderio di "punire" la popolazione di Rafah. Attacchi che secondo Amnesty potrebbero essere definiti come "crimini contro l'umanità. "Questo rapporto - si legge infatti nel dossier - presenta un'urgente richiesta di giustizia di cui va tenuto conto. L'analisi combinata di centinaia di foto e video, come pure di immagini satellitari e di testimonianze dirette, dimostra che le forze israeliane hanno commesso gravi violazioni del diritto internazionale umanitario. Atti che devono essere indagati".
"Attaccando ambulanze e ospedali, l'esercito israeliano ha dimostrato un enorme disprezzo per le leggi della guerra. Attaccare deliberatamente delle installazioni sanitarie e dei professionisti della salute costituisce un crimine di guerra", ha detto ancora Philip Luther. Immediata la replica dello Stato ebraico. Si tratta di un rapporto "profondamente sbagliato, lacunoso nella metodologia, nella ricostruzione dei fatti, nelle analisi e nelle conclusioni", ha detto il ministro degli Esteri israeliano, per il quale Amnesty "ancora una volta dimostra la propria ossessione verso Israele" e costruisce "una falsa narrativa".
La ferocia degli attacchi continuò anche dopo che l'esercito, il 2 agosto, dichiarò morto l'ufficiale, suggerendo l'ipotesi che i bombardamenti successivi fossero motivati dal desiderio di "punire" la popolazione di Rafah. Attacchi che secondo Amnesty potrebbero essere definiti come "crimini contro l'umanità. "Questo rapporto - si legge infatti nel dossier - presenta un'urgente richiesta di giustizia di cui va tenuto conto. L'analisi combinata di centinaia di foto e video, come pure di immagini satellitari e di testimonianze dirette, dimostra che le forze israeliane hanno commesso gravi violazioni del diritto internazionale umanitario. Atti che devono essere indagati".
"Attaccando ambulanze e ospedali, l'esercito israeliano ha dimostrato un enorme disprezzo per le leggi della guerra. Attaccare deliberatamente delle installazioni sanitarie e dei professionisti della salute costituisce un crimine di guerra", ha detto ancora Philip Luther. Immediata la replica dello Stato ebraico. Si tratta di un rapporto "profondamente sbagliato, lacunoso nella metodologia, nella ricostruzione dei fatti, nelle analisi e nelle conclusioni", ha detto il ministro degli Esteri israeliano, per il quale Amnesty "ancora una volta dimostra la propria ossessione verso Israele" e costruisce "una falsa narrativa".
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