Nuovo crollo per i listini cinesi: la borsa di Shanghai ha perso l'8,48%, nella peggior seduta dal febbraio 2007, quella di Shenzhen il 7%. Il tonfo pone fine a un rally durato tre settimane e alimentato da una serie imponente di provvedimenti governativi. Pesano i timori sull'economia e i dubbi sull'efficacia delle misure anti-bolla di Pechino.
"Il tonfo di oggi è acqua gelata sulla fiducia degli investitori" ha commentato a Bloomberg Mari Oshidari, strategist di Okasan Securities a Hong Kong, e rivela che "il mercato è ancora troppo fragile senza il supporto del governo", i cui interventi hanno permesso a Shanghai di recuperare il 16% dal minimo segnato lo scorso 8 luglio.
Tra le misure adottate da Pechino, figurano lo stop alle contrattazioni di oltre 1.400 società e alle nuove quotazioni, il divieto di vendita da parte di grandi azionisti e manager, restrizioni e inchieste a carico di chi vende allo scoperto, la creazione di un fondo da 19 miliardi di dollari da parte dell'Associazione dei brokers, l'allentamento dei vincoli, già molto laschi, per fare ricorso al debito nel trading.
A trainare al ribasso la borsa di Shanghai soprattutto i titoli del settore finanziario e dei metalli non ferrosi, scrive l'agenzia Xinhua. Il pesante calo di oggi, secondo gli analisti, è da imputare in primo luogo alla scarsità di fiducia degli investitori nella tenuta delle Borse dopo il crollo di giugno-luglio che ha spinto in molti a vendere per riscuotere i profitti, dopo che l'indice Composite era tornato sopra i quattromila punti.
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