Economista
prestato alla politica, eclettico e competente. Dopo l’accordo
all’Eurosummit del 12 luglio, l’ex ministro delle Finanze greco si sta
ritagliando un ruolo da protagonista criticando le scelte del premier
ellenico e la mancanza di un piano B. Ma, oltre alla visibilità
mediatica, che reale peso ha all’interno di Syriza? Sarà lui a
contendersi la leadership con Tsipras?
L’anti-Tsipras, dicono, lui fa spallucce e sorride sornione. Di sicuro è l’unico capace di tenergli testa, perlomeno a livello mediatico. Fa notizia, piace, divide: un economista prestato alla politica, prestato allo spettacolo.
Yanis Varoufakis è personaggio “eclettico”: la sua moto, il suo look alla Bruce Willis, le sue competenze, le sue provocazioni che alla fine tanto provocazioni non sono; ma del resto in un’Europa paludata basta registrare una riunione fra ministri con il telefono e si passa subito per rivoluzionari.
Lo scorso 5 luglio decise di dimettersi da ministro delle Finanze, dopo la straordinaria e inaspettata vittoria dell’Oxi al referendum greco nel quale venivano respinte le misure d’austerity imposte dalle istituzioni europee. Una decisione a sorpresa. Aveva vinto la sua battaglia e proprio in quel momento lasciava l’onore e l’onere di far pesare sul piatto delle trattative la vittoria dei “no”.
Ma il resto è storia risaputa: le contrapposizioni e i dissapori con Alexis Tsipras, che l’avrebbe “sacrificato” per agevolare le trattative coi creditori, fino all’affondo dell’economista australiano contro il premier, “colpevole” di aver siglato una resa all’Eurosummit, nella travagliata notte tra il 12 e 13 luglio.
«Il nostro governo è stato costretto a scegliere tra suicidio o essere giustiziato. Alla fine, ha scelto la prima soluzione», ha spiegato poi. Di conseguenza la scelta di votare in Parlamento contro il piano di salvataggio deciso a Bruxelles, con Varoufakis insieme ad altri 38 dissidenti di Syriza a capeggiare la fronda della sinistra del partito con l’ormai ex ministro dell’Energia Panagiotis Lafazanis e alla presidente del Parlamento Zoe Konstantopoulou.
Intanto, fuori dal Palazzo, i primi scontri dell’era Syriza, con lancio di molotov e pezzi di marmo divelti dai muri di piazza Syntagma. La luna di miele con i pezzi più radicali e movimentisti era finita così, dopo solo sei mesi.
Tutto in poche ore, o istanti, come sulle montagne russe. Dal sogno ellenico con il trionfo dell’Oxi alle prime divisioni interne a Syriza con le Istituzioni che hanno punito la Grecia per educare gli altri. Un segnale ai cittadini portoghesi, spagnoli e irlandesi che si recheranno alle urne nei prossimi mesi: non vi è possibilità, né spazio, per un’altra Europa.
Tsipras aveva alternative? E qui si fa largo Varoufakis con la sua proposta di “piano B”. Un piano tirato fuori, dopo l’accordo del 12 luglio, e che avrebbe reso diverso l’attuale quadro: mettere i cosiddetti Iou (promesse di pagamento, l’equivalente di buoni di credito, ndr), tagliare il rimborso dei bond detenuti dalla Bce, riprendere il controllo della Banca di Grecia sottraendolo a quello della Bce. «Quella notte – ha poi sottolineato l’ex ministro – è stato deciso che il fragoroso “no” del popolo greco non sarebbe stato la spinta decisiva per il mio piano, ma anzi avrebbe dovuto condurre ulteriori concessioni: l’incontro con gli altri leader politici in cui il nostro primo ministro ha accettato il fatto che qualsiasi fosse stata la posizione dei creditori, lui non li avrebbe sfidati. Ciò avrebbe significato cedere, smettere di negoziare».
Varoufakis si definisce un “marxista irregolare”, aveva già collaborato con l’ex premier socialista George Papandreou, ed è entrato in politica per una ragione: supportare Tsipras nella sua battaglia contro la schiavitù del debito. Per contrastare lo strapotere della finanza e la sua supremazia sulla politica, racconta sempre lui. A questo proposito è dedicato il suo ultimo libro È l’economia che cambia il mondo (Rizzoli, 188 pp). Sottotitolo: “Quando la disuguaglianza mette a rischio il nostro futuro”.
Il testo in realtà è una lettera alla figlia della compagna, che vive in Australia, sulle origini dell'attuale distribuzione della ricchezza e della crisi, dove – spiega – siamo schiavi di mercati disumani. Prezzi, surplus, mercato, denaro. E poi ancora: Stato, credito e guadagno. Il tutto illustrato in maniera semplice e dando una lettura critica dell’attuale fase.
«È incredibile la facilità con cui tendiamo a considerare logica, naturale e giusta la distribuzione della ricchezza che abbiamo sotto gli occhi, specialmente se ci favorisce – scrive Varoufakis rivolgendosi alla ragazza – Quando ti sembra di propendere per questo tipo di pensieri, ricorda: tutti i bambini nascono nudi, ma per alcuni è già stata pronunciata la condanna alla fame, allo sfruttamento e alla miseria. Non cedere mai alla tentazione di accettare una spiegazione logica per le diseguaglianze che finora, da ragazza che sei, hai ritenuto inaccettabili».
Il libro scorre agevolmente ed evidenzia anche l’aspetto “pop” di Varoufakis. Dalle citazioni di Marx in un attimo si arriva al Frankenstein di Mary Shelley, dai classici di Omero ai film Tempi Moderni di Charlie Chaplin e Terminator. Per chiudere, nell’ultimo capitolo, con l’indiscusso, e amato, Matrix dei fratelli Wachowski, di cui negli anni già si era data una lettura politica. L’economista australiano ricostruisce il dialogo tra i protagonisti Neo e Morpheus sulla pillola da ingoiare: rossa o blu?
«Purtroppo non esiste una pillola rossa da inghiottire con un semplice bicchier d’acqua, come ha fatto Neo. Esistono solo il pensiero critico e l’ostinazione del non accettare mai nulla solo perché ti hanno detto di farlo, o perché è quello che pensano i più forti, la maggioranza, gli ‘altri’. Con questo libro ho cercato di mostrarti come puoi combinare questa ostinazione nella ricerca della verità con il pensiero critico e distinguere così le realtà fondamentali, e spesso atroci, intorno a te».
Dall’economia alla politica. Il passaggio è breve. Ma la scelta di Varoufakis mira verso un’opposizione responsabile a Tsipras. Almeno così si spiegherebbe il suo successivo “sì” nel Parlamento ellenico al piano del governo. «Nonostante il disaccordo per le scelte dopo il referendum, il mio obiettivo è mantenere l’unità di Syriza e tare pras e Tsakalotos (attuale ministro delle Finanze, ndr). Per questo ho votato a favore di misure che io stesso avevo proposto, sia pure in un circostanze e condizioni radicalmente diverse», ha ricordato l’economista che durante le trattative di febbraio aveva in effetti sacrificato sul tavolo coi creditori il Codice Civile, al fine di ottenere importanti vantaggi. Solo che rispetto ad allora le condizioni sono differenti, con il governo Tsipras che ha ottenuto sicuramente meno di quanto si ipotizzasse.
«Oggi la nostra lista di riforme, entro i confini di un accordo onesto, non esiste», ha aggiunto Varoufakis, secondo cui l’accordo è destinato a fallire: “Ma appoggio i compagni che sperano di guadagnare tempo, in modo che, insieme e uniti, possiamo pianificare la nuova resistenza all’autoritarismo europeo”.
Per questo – almeno a livello accademico poi chissà – i rapporti con Joseph Stiglitz e Paul Krugman sono sempre più stretti. Così come con l’economista James Galbraith di cui è spuntato un audio molto discusso sulla cosiddetta exit strategy dall’euro che è costata, incredibilmente, una denuncia per alto tradimento per lo stesso Varoufakis. Con Tsipras costretto a difenderlo in Parlamento, malgrado il rapporto logoro tra i due: "Ha commesso degli errori, ma noi tutti li abbiamo commessi. Potete incolparlo quanto volete per il suo piano politico, per le sue dichiarazioni, per i suoi gusti in fatto di camice, per le vacanze a Aegina… ma non potete accusarlo di aver rubato soldi al popolo greco o di avere un piano segreto per portare la Grecia nel precipizio”.
Varoufakis si sta indubbiamente creando il personaggio e ritagliando uno spazio politico. Finora, forse, più in Europa – e nell’opinione pubblica europea – che nella “sua” Grecia dove i sondaggi danno Tsipras ancora con alti consensi. L’economista australiano ha una posizione alternativa a quella del premier ellenico, nello stesso momento sembra smarcarsi dall’opposizione “dura” della Piattaforma di Sinistra capeggiata da Lafazanis. A metà del guado. Il governo va spedito verso il completamento del negoziato per il terzo piano di “salvataggio”, da attuare entro il 20 agosto, per dedicarsi successivamente al congresso straordinario di Syriza, in settembre. Tsipras legittimerebbe la propria leadership nel partito per affrontare, in posizione di forza, il voto anticipato di novembre in concomitanza con le elezioni spagnole che vedranno protagonista la forza “amica” Podemos.
Nel congresso è possibile si arrivi alla fine della Syriza unitaria e alla scissione della costola sinistra, malgrado a parole tutti scongiurino tale ipotesi. «Dovere di tutti noi, salvaguardare l’unità del partito», sono state le parole di Tsipras, il quale successivamente ha chiesto piena fiducia al suo mandato arrivando allo scontro frontale con l’opposizione No Euro e pro Grexit, con l’esclusione dal comitato centrale di Syriza della corrente del Koe. Varoufakis, invece, ha già fatto intendere che la sua partita sarà interna a Syriza, non se ne andrà. Il congresso di settembre sarà il banco di prova per capire quanto peso effettivo ha nel partito. Quanto seguito per un’economista prestato alla politica. Vero leader o bolla di sapone?
L’anti-Tsipras, dicono, lui fa spallucce e sorride sornione. Di sicuro è l’unico capace di tenergli testa, perlomeno a livello mediatico. Fa notizia, piace, divide: un economista prestato alla politica, prestato allo spettacolo.
Yanis Varoufakis è personaggio “eclettico”: la sua moto, il suo look alla Bruce Willis, le sue competenze, le sue provocazioni che alla fine tanto provocazioni non sono; ma del resto in un’Europa paludata basta registrare una riunione fra ministri con il telefono e si passa subito per rivoluzionari.
Lo scorso 5 luglio decise di dimettersi da ministro delle Finanze, dopo la straordinaria e inaspettata vittoria dell’Oxi al referendum greco nel quale venivano respinte le misure d’austerity imposte dalle istituzioni europee. Una decisione a sorpresa. Aveva vinto la sua battaglia e proprio in quel momento lasciava l’onore e l’onere di far pesare sul piatto delle trattative la vittoria dei “no”.
Ma il resto è storia risaputa: le contrapposizioni e i dissapori con Alexis Tsipras, che l’avrebbe “sacrificato” per agevolare le trattative coi creditori, fino all’affondo dell’economista australiano contro il premier, “colpevole” di aver siglato una resa all’Eurosummit, nella travagliata notte tra il 12 e 13 luglio.
«Il nostro governo è stato costretto a scegliere tra suicidio o essere giustiziato. Alla fine, ha scelto la prima soluzione», ha spiegato poi. Di conseguenza la scelta di votare in Parlamento contro il piano di salvataggio deciso a Bruxelles, con Varoufakis insieme ad altri 38 dissidenti di Syriza a capeggiare la fronda della sinistra del partito con l’ormai ex ministro dell’Energia Panagiotis Lafazanis e alla presidente del Parlamento Zoe Konstantopoulou.
Intanto, fuori dal Palazzo, i primi scontri dell’era Syriza, con lancio di molotov e pezzi di marmo divelti dai muri di piazza Syntagma. La luna di miele con i pezzi più radicali e movimentisti era finita così, dopo solo sei mesi.
Tutto in poche ore, o istanti, come sulle montagne russe. Dal sogno ellenico con il trionfo dell’Oxi alle prime divisioni interne a Syriza con le Istituzioni che hanno punito la Grecia per educare gli altri. Un segnale ai cittadini portoghesi, spagnoli e irlandesi che si recheranno alle urne nei prossimi mesi: non vi è possibilità, né spazio, per un’altra Europa.
Tsipras aveva alternative? E qui si fa largo Varoufakis con la sua proposta di “piano B”. Un piano tirato fuori, dopo l’accordo del 12 luglio, e che avrebbe reso diverso l’attuale quadro: mettere i cosiddetti Iou (promesse di pagamento, l’equivalente di buoni di credito, ndr), tagliare il rimborso dei bond detenuti dalla Bce, riprendere il controllo della Banca di Grecia sottraendolo a quello della Bce. «Quella notte – ha poi sottolineato l’ex ministro – è stato deciso che il fragoroso “no” del popolo greco non sarebbe stato la spinta decisiva per il mio piano, ma anzi avrebbe dovuto condurre ulteriori concessioni: l’incontro con gli altri leader politici in cui il nostro primo ministro ha accettato il fatto che qualsiasi fosse stata la posizione dei creditori, lui non li avrebbe sfidati. Ciò avrebbe significato cedere, smettere di negoziare».
Varoufakis si definisce un “marxista irregolare”, aveva già collaborato con l’ex premier socialista George Papandreou, ed è entrato in politica per una ragione: supportare Tsipras nella sua battaglia contro la schiavitù del debito. Per contrastare lo strapotere della finanza e la sua supremazia sulla politica, racconta sempre lui. A questo proposito è dedicato il suo ultimo libro È l’economia che cambia il mondo (Rizzoli, 188 pp). Sottotitolo: “Quando la disuguaglianza mette a rischio il nostro futuro”.
Il testo in realtà è una lettera alla figlia della compagna, che vive in Australia, sulle origini dell'attuale distribuzione della ricchezza e della crisi, dove – spiega – siamo schiavi di mercati disumani. Prezzi, surplus, mercato, denaro. E poi ancora: Stato, credito e guadagno. Il tutto illustrato in maniera semplice e dando una lettura critica dell’attuale fase.
«È incredibile la facilità con cui tendiamo a considerare logica, naturale e giusta la distribuzione della ricchezza che abbiamo sotto gli occhi, specialmente se ci favorisce – scrive Varoufakis rivolgendosi alla ragazza – Quando ti sembra di propendere per questo tipo di pensieri, ricorda: tutti i bambini nascono nudi, ma per alcuni è già stata pronunciata la condanna alla fame, allo sfruttamento e alla miseria. Non cedere mai alla tentazione di accettare una spiegazione logica per le diseguaglianze che finora, da ragazza che sei, hai ritenuto inaccettabili».
Il libro scorre agevolmente ed evidenzia anche l’aspetto “pop” di Varoufakis. Dalle citazioni di Marx in un attimo si arriva al Frankenstein di Mary Shelley, dai classici di Omero ai film Tempi Moderni di Charlie Chaplin e Terminator. Per chiudere, nell’ultimo capitolo, con l’indiscusso, e amato, Matrix dei fratelli Wachowski, di cui negli anni già si era data una lettura politica. L’economista australiano ricostruisce il dialogo tra i protagonisti Neo e Morpheus sulla pillola da ingoiare: rossa o blu?
«Purtroppo non esiste una pillola rossa da inghiottire con un semplice bicchier d’acqua, come ha fatto Neo. Esistono solo il pensiero critico e l’ostinazione del non accettare mai nulla solo perché ti hanno detto di farlo, o perché è quello che pensano i più forti, la maggioranza, gli ‘altri’. Con questo libro ho cercato di mostrarti come puoi combinare questa ostinazione nella ricerca della verità con il pensiero critico e distinguere così le realtà fondamentali, e spesso atroci, intorno a te».
Dall’economia alla politica. Il passaggio è breve. Ma la scelta di Varoufakis mira verso un’opposizione responsabile a Tsipras. Almeno così si spiegherebbe il suo successivo “sì” nel Parlamento ellenico al piano del governo. «Nonostante il disaccordo per le scelte dopo il referendum, il mio obiettivo è mantenere l’unità di Syriza e tare pras e Tsakalotos (attuale ministro delle Finanze, ndr). Per questo ho votato a favore di misure che io stesso avevo proposto, sia pure in un circostanze e condizioni radicalmente diverse», ha ricordato l’economista che durante le trattative di febbraio aveva in effetti sacrificato sul tavolo coi creditori il Codice Civile, al fine di ottenere importanti vantaggi. Solo che rispetto ad allora le condizioni sono differenti, con il governo Tsipras che ha ottenuto sicuramente meno di quanto si ipotizzasse.
«Oggi la nostra lista di riforme, entro i confini di un accordo onesto, non esiste», ha aggiunto Varoufakis, secondo cui l’accordo è destinato a fallire: “Ma appoggio i compagni che sperano di guadagnare tempo, in modo che, insieme e uniti, possiamo pianificare la nuova resistenza all’autoritarismo europeo”.
Per questo – almeno a livello accademico poi chissà – i rapporti con Joseph Stiglitz e Paul Krugman sono sempre più stretti. Così come con l’economista James Galbraith di cui è spuntato un audio molto discusso sulla cosiddetta exit strategy dall’euro che è costata, incredibilmente, una denuncia per alto tradimento per lo stesso Varoufakis. Con Tsipras costretto a difenderlo in Parlamento, malgrado il rapporto logoro tra i due: "Ha commesso degli errori, ma noi tutti li abbiamo commessi. Potete incolparlo quanto volete per il suo piano politico, per le sue dichiarazioni, per i suoi gusti in fatto di camice, per le vacanze a Aegina… ma non potete accusarlo di aver rubato soldi al popolo greco o di avere un piano segreto per portare la Grecia nel precipizio”.
Varoufakis si sta indubbiamente creando il personaggio e ritagliando uno spazio politico. Finora, forse, più in Europa – e nell’opinione pubblica europea – che nella “sua” Grecia dove i sondaggi danno Tsipras ancora con alti consensi. L’economista australiano ha una posizione alternativa a quella del premier ellenico, nello stesso momento sembra smarcarsi dall’opposizione “dura” della Piattaforma di Sinistra capeggiata da Lafazanis. A metà del guado. Il governo va spedito verso il completamento del negoziato per il terzo piano di “salvataggio”, da attuare entro il 20 agosto, per dedicarsi successivamente al congresso straordinario di Syriza, in settembre. Tsipras legittimerebbe la propria leadership nel partito per affrontare, in posizione di forza, il voto anticipato di novembre in concomitanza con le elezioni spagnole che vedranno protagonista la forza “amica” Podemos.
Nel congresso è possibile si arrivi alla fine della Syriza unitaria e alla scissione della costola sinistra, malgrado a parole tutti scongiurino tale ipotesi. «Dovere di tutti noi, salvaguardare l’unità del partito», sono state le parole di Tsipras, il quale successivamente ha chiesto piena fiducia al suo mandato arrivando allo scontro frontale con l’opposizione No Euro e pro Grexit, con l’esclusione dal comitato centrale di Syriza della corrente del Koe. Varoufakis, invece, ha già fatto intendere che la sua partita sarà interna a Syriza, non se ne andrà. Il congresso di settembre sarà il banco di prova per capire quanto peso effettivo ha nel partito. Quanto seguito per un’economista prestato alla politica. Vero leader o bolla di sapone?
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