Così Maurizio Landini, segretario generale della Fiom,
annuncia il mese di mobilitazioni contro il Jobs act che termineranno
con una manifestazione a Roma il prossimo 28 marzo. Concludendo a Cervia
l'assemblea nazionale del sindacato, che ha radunato 543 delegati,
Landini ha inoltre messoin campo un pacchetto di 4 ore di sciopero per
fare le assemblee a partire dal 19 marzo. E per il 21 marzo a Bologna
con Libera che ha organizzato la giornata della memoria. La
mobilitazione, ha spiegato ancora il segretario nazionale Fiom, servira'
a costruire un nuovo statuto dei lavoratori e a “trovare le modalita'
per contrastare l'applicazione del Jobs Act" anche a livello
contrattuale.
Le ipotesi di un ingresso in politica, Maurizio Landini, nel corso del suo intervento, le ha bollate come "stupidate" ma la volontà della Fiom di procedere nel contrasto all'idea di lavoro, delineata dal Governo, c’è tutta. Un "passaggio epocale", l'ha definito, perché "hanno cambiato le regole e il contesto".
Nel discorso di Landini non c'è traccia di alcun "confronto" con la Cgil. Anzi, l'invito, confezionato in forma diplomatica è quello a scendere in campo. "Credo – ha osservato il leader delle tute blu - che sia legittimo, necessario e doveroso, che il sindacato si organizzi e si batta per contrastare" quello che non ritiene giusto: in questo senso, ha tagliato corto Landini, "politica il sindacato la ha sempre fatta da cento anni, non è un'offesa" evidenziarlo. Per il momento il solco da seguire è quello delineato da Camusso nel corso dell'ultimo direttivo: nuovo statuto dei lavoratori e referendum. Certo, però, la questione del "ruolo" del sindacato in questo momento in relazione alla "sponda politica" è aperta. Landini non ne vede di sponde. Ed è per questo che tenta una operazione per rompere l'accerchiamento. Cee la farà con la "palla al piede della Cgil"?
D'altronde, per fare fronte a un Governo "che sta applicando il programma della Confindustria", ha stigmatizzato il segretario della Fiom, occorre "costruire una coalizione sociale di soggetti che non rinunciano alla Costituzione" e ai suoi principi proponendo, magari, anche un "nuovo Statuto dei Lavoratori. Se necessario - aggiunge Landini - si può andare anche al referendum abrogativo del Jobs Act: penso sia una cosa che dobbiamo fare", in un percorso "che dobbiamo mettere in campo", senza perdere tempo. "Dobbiamo continuare le nostre iniziative e le nostre mobilitazioni, allargando consenso alle nostre posizioni - ha concluso Landini -: sono convinto che il Governo su questi temi non abbia la maggioranza del Paese e il consenso dei lavoratori".
Le ipotesi di un ingresso in politica, Maurizio Landini, nel corso del suo intervento, le ha bollate come "stupidate" ma la volontà della Fiom di procedere nel contrasto all'idea di lavoro, delineata dal Governo, c’è tutta. Un "passaggio epocale", l'ha definito, perché "hanno cambiato le regole e il contesto".
Nel discorso di Landini non c'è traccia di alcun "confronto" con la Cgil. Anzi, l'invito, confezionato in forma diplomatica è quello a scendere in campo. "Credo – ha osservato il leader delle tute blu - che sia legittimo, necessario e doveroso, che il sindacato si organizzi e si batta per contrastare" quello che non ritiene giusto: in questo senso, ha tagliato corto Landini, "politica il sindacato la ha sempre fatta da cento anni, non è un'offesa" evidenziarlo. Per il momento il solco da seguire è quello delineato da Camusso nel corso dell'ultimo direttivo: nuovo statuto dei lavoratori e referendum. Certo, però, la questione del "ruolo" del sindacato in questo momento in relazione alla "sponda politica" è aperta. Landini non ne vede di sponde. Ed è per questo che tenta una operazione per rompere l'accerchiamento. Cee la farà con la "palla al piede della Cgil"?
D'altronde, per fare fronte a un Governo "che sta applicando il programma della Confindustria", ha stigmatizzato il segretario della Fiom, occorre "costruire una coalizione sociale di soggetti che non rinunciano alla Costituzione" e ai suoi principi proponendo, magari, anche un "nuovo Statuto dei Lavoratori. Se necessario - aggiunge Landini - si può andare anche al referendum abrogativo del Jobs Act: penso sia una cosa che dobbiamo fare", in un percorso "che dobbiamo mettere in campo", senza perdere tempo. "Dobbiamo continuare le nostre iniziative e le nostre mobilitazioni, allargando consenso alle nostre posizioni - ha concluso Landini -: sono convinto che il Governo su questi temi non abbia la maggioranza del Paese e il consenso dei lavoratori".
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