venerdì 27 marzo 2015

"Youth guarantee", contestati ieri Poletti, Zingaretti e la Thyssen. "Così è sfruttamento. Il compenso deve essere più alto".

Bunkerati nella sala Aniene della Regione Lazio, ieri c’erano il Commissario europeo per l’occupazione Marianne Thyssen, il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e l’Assessore regionale al Lavoro Lucia Valente e un pugno di pochi eletti a partecipare al convegno Dall’Europa all’Italia: la Garanzia Giovani e le politiche per l’occupazione giovanile”. 
 
controlacrisi.org valerio sebastiani
Fuori dai recinti dell’enorme edificio a vetri, vicino a dove corre frenetica la Cristoforo Colombo, decine di studenti e studentesse, precari e precarie, beneficiari della Garanzia Giovani erano assembrati a contestare l’ennesimo convegno, l’ennesima passerella, dove alcuni dei più alti esponenti della governance neoliberista europea discutevano della condizione giovanile, senza ovviamente interpellare i diretti interessanti.
Il convegno in sé aveva la funzione di valutare lo stato dell’arte del programma Garanzia Giovani, il dispositivo ideato dal governo Renzi per mettere le toppe alla disoccupazione giovanile, arrivata in questo anno al 44% e che si rivolge principalmente ai cosiddetti NEET, che secondo i dati CNEL in Italia sono circa 2,4 milioni. Purtroppo per il ministro Poletti e il premier Renzi, l’efficacia di questo intervento strutturale, che dovrebbe migliorare le condizioni economiche di una larga fetta di giovani, precari, in ricerca disperata di un’occupazione, anche solo per poter “vivacchiare”, è stata già ampiamente sbugiardata da numerosi interventi.
Dati alla mano: si parla di circa 1.5 miliardi di euro stanziati dal Fondo Sociale Europeo e il cofinanziamento nazionale, che avrebbero dovuto garantire una copertura di tre anni all’intero progetto. 

Giunti quasi ad un anno dall’attivazione del programma, meno del 10% dei destinatari di Garanzia Giovani hanno effettivamente ricevuto un’offerta di lavoro, o di tirocinio, o di formazione. Ovviamente con una retribuzione ridimensionata dai magri finanziamenti del Fondo Sociale Europeo e con un livello di sfruttamento all’interno dell’azienda terribilmente acuto: con una formula simile a quella del servizio civile (ma anche degli stages e tirocini extracurriculari, promossi dai centri per l’impiego delle università), gli assegni mensili corrisposti dalla regione Lazio dovrebbero ammontare a 400 € per 8 ore giornaliere. Non a caso si è parlato di occupabilità a costo zero: un vero e proprio business della disoccupazione giovanile, che attiva un circolo vizioso, in cui chi è riuscito a ottenere il posto presso l’azienda indicata dal centro per l’impiego, deve sottostare al ricatto di un salario da fame (praticamente 3 euro l’ora), tutto a vantaggio delle aziende dove è stato localizzato. Cosa gli spetterà quindi al giovane NEET, una volta finito il periodo di stage? Più o meno nulla, se non l’infame speranza di essere assunto, dopo aver fornito manodopera a basso costo per mesi e mesi.
Oggi, chi si è ritrovato di fronte alla desolazione dell’ennesima porta sbattuta in faccia e dell’ennesimo assembramento di forze dell’ordine, ricordava questo. Ricordava che gli interventi sul mercato del lavoro del governo Renzi sono l’ennesimo regalo alle aziende e ai privati. Ricordava che l’opposizione sociale di questo paese deve ripartire non solo con un semplice e autoreferenziale “No”, ma deve produrre altro, rivendicazioni specifiche per esempio.
“Con le mobilitazioni e le vertenze innescate dalla coalizione dello Strike Meeting, si sta giungendo a dei risultati concreti anche in merito alla retribuzione degli stage formativi propinati dal programma Youth Guarantee” ricorda un beneficiario lì presente. “Si è infatti aperto un tavolo con la Regione Lazio, per poter portare delle richieste, e discutere come primo stadio, l’innalzamento della retribuzione degli stage da 400 a 500 € mensili”.

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