martedì 24 marzo 2015

Robocoop Poletti vuole un «Jobs school»: «Ragazzi meno vacanze, più lavoro ai mercati»


dinamopress-
«Troppi tre mesi di vacanze scolastiche - ha detto il ministro del lavoro - Magari un mese potrebbe essere passato a fare formazione». «I miei figli sono andati al magazzino generale a spostare le casse della frutta». Reazione veemente tra gli studenti italiani, i più precari d'Europa: «Sono parole deliranti e allucinanti»
«Un mese di vacanza va bene, anche uno e mezzo può andare — ha detto il mini­stro del lavoro Giu­liano Poletti in un’iniziativa a Firenze — Ma non c’è un obbligo di farne tre, senza fare nulla.
Magari un mese potrebbe essere pas­sato a fare for­ma­zione» ha detto Poletti. «I miei figli d’estate sono sem­pre andati per un mese al magaz­zino gene­rale a spo­stare le casse della frutta. Sono venuti su nor­mali, non sono ragazzi straor­di­nari o spe­ciali» ha aggiunto. E poi, tra gli applausi, ha con­cluso: «Non tro­ve­rei niente di strano se un ragazzo lavo­rasse tre o quat­tro ore al giorno per un periodo pre­ciso durante l’estate, anzi­ché stare solo in giro per le strade». Ignaro del fatto che, in molti casi, i ragazzi ita­liani già lavo­rano d’estate, tra stage, in nero, o pre­ca­ria­mente, Poletti ha con­fuso la for­ma­zione con lo sfrut­ta­mento e l’istruzione con l’addestramento al fac­chi­nag­gio e al lavoro pre­ca­rio. Quello sta­bi­lito dall’accordo sin­da­cale del 23 luglio per i 18500 volontari-lavoratori gra­tis all’Expo. Oppure nei decreti attua­tivi del suo Jobs Act sulla riforma dell’apprendistato che dequa­li­fica l’alternanza scuola-lavoro e i per­corsi for­ma­tivi in obbligo di istruzione.
Que­sta visione pater­na­li­sta intende imporre un appren­di­stato per i quin­di­cenni che non pro­se­guono gli studi. Il Jobs Act pre­vede un terzo dell’orario di lavoro sotto-retribuito, 500 ore di for­ma­zione pro­fes­sio­nale e altret­tante in aziende di cui non viene veri­fi­cata la capa­cità for­ma­tiva effet­tiva. «Si con­ti­nua sulla strada per­dente di uno svi­luppo basato sulla ridu­zione dei costi e dei diritti — sostiene Gianna Fra­cassi (Cgil) — Scelte che dovreb­bero pre­oc­cu­pare molto più delle vacanze sco­la­sti­che». L’uscita di ieri a favore di un Mini-JobsAct estivo, con un con­tratto a tutele ine­si­stenti, è ispi­rata ad una visione auto­ri­ta­ria, padro­nale e popu­li­sta della società. Le parole di Poletti richia­mano quelle di Elsa For­nero sui gio­vani «choosy», schiz­zi­nosi; del suo vice­mi­ni­stro Mar­tone («Sono sfi­gati»); dell’ex mini­stro dell’Istruzione Pro­fumo: «I fuori corso all’università sono «costi sociali». «Mai più un lau­reato che arriva a 25 anni senza aver mai avuto un’esperienza come came­riere o assi­stente in libre­ria» (Maria Chiara Car­rozza). Stig­ma­tiz­zare, e dare la cac­cia a pre­sunti «laz­za­roni» sono i com­piti morali che si sono dati i governi dell’austerità dal 2008 a oggi. Met­tere al lavoro (pre­ca­rio) i gio­vani più pre­cari della sto­ria d’Italia nei mer­cati gene­rali o, per­ché no, alle Coop, sem­bra essere un obbligo per i ceti domi­nanti. Soprat­tutto quando il lavoro non c’è. E se esi­ste, è povero. Il mini­stro dell’Istruzione Gian­nini ha assi­cu­rato che nel Ddl sulla «Buona Scuola» è pre­vi­sto «che atti­vità di stage si pos­sano fare nei periodi di sospen­sione dell’attività didat­tica, estate inclusa».
Sca­ri­care cas­sette di frutta tutto l’anno, non solo in estate. E sot­to­pa­gate, forse anche gra­tis. Un pro­getto «for­ma­tivo» che ha fatto sob­bal­zare il sot­to­se­gre­ta­rio all’Istruzione Faraone, noto­ria­mente un liber­ta­rio: «Non dob­biamo cor­rere il rischio di for­mare automi, più che cit­ta­dini». L’intenzione di Poletti di «edu­care» gli ado­le­scenti ad essere mano­do­pera a basso costo è stata respinta con disgu­sto. «Parole deli­ranti» ha detto Alberto Irone della Rete degli stu­denti. Sono «allu­ci­nanti» per Danilo Lam­pis (Uds).
*tratto da Il Manifesto 
roberto ciccarelli

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