controlacrisi.fabio sebastiani
Solo di tute blu sabato in piazza del
Popolo potrebbero essercene almeno ventimila. E poi il resto è affidato a
quello slogan, "coalizione sociale", "Unions" se volete, che da oggi al
28 marzo, e oltre, comincerà a riempire i cuori di lavoratori e
cittadini. "Coalizione sociale", dopo aver imbrattato di inutili
polemiche le pagine dei giornali, si appresta a diventare qualcosa di
più concreto. Una cosa sembra ormai assodata, piazza del Popolo sarà
piena. Cinquanta-sessantamila persone forse non sono poi così fuori
portata. La partenza è prevista alle 14 da piazza Esedra e l'arrivo
intorno alle 16.
La Cgil ha assicurato il suo appoggio, ed infatti
Susanna Camusso ci sarà. Due categorie in particolare, come spiega lo
stesso Maurizio Landini che questa mattina a Roma ha tenuto una
conferenza stampa di presentazione dell'iniziativa, insegnanti e
bancari, saranno in piazza, però, non per "dovere di organizzazione" ma
per protestare davvero: i primi, contro la "Buona scuola" di
Renzi-Giannini; i secondi, contro il mancato rinnovo del contratto
nazionale (e con loro altri dieci milioni di lavoratori). Un segno
tangibile che di iniziativa sindacale c'è bisogno, eccome.
E
parte proprio da lì Landini, da quel vuoto di offensiva del mondo del
lavoro che si è aperto da dopo lo sciopero generale del 12 dicembre
indetto dalla Cgil. Nessuna accusa al sindacato, per carità. Ma c'è un
punto vero che non può essere nascosto sotto le pieghe di non meglio
precisate "relazioni sindacali", come sembra voler fare la segreteria di
Corso d'Italia: con il Jobs Act si è venuta a creare una inedita
alleanza tra Governo e Confindustria. Quindi, rispondere a questo vuol
dire fare politica? Vuol dire fare politica chiamare una battaglia in
campo aperto contro la deregulation degli appalti, i licenziamenti
individuali e collettivi, le pensioni a 67 anni, l'azzeramento dei
diritti nel mondo del lavoro, il controllo a distanza e i
demansionamenti? Se sì, sembra che il leader della Fiom questa
responsabilità se la voglia assumere tutta. Solo che, come specifica, si
tratta di una responsabilità "che la Fiom, e la Cgil, si sono assunti
dall'atto della loro nascita". L'essenza della confederalità significa
propria questo, o no? La piattaforma presentata da Landini è a tutto
tondo, e va dalla difesa dei beni pubblici al reddito garantito, dalla
lotta alle economie criminali a scuola e sanità pubbliche.
Per
come stanno messe le cose, c'è un obiettivo quasi immediato da riuscire a
portare a casa, il referendum contro il Jobs act. Il percorso è ancora
da stabilire ma quasi sicuramente ci sarà preliminarmente una sorta di
confronto interno agli iscritti della Cgil per poi andare ad una
scadenza abrogativa. Se ne parlerà alla conferenza d'organizzazione in
programma a breve. Una scadenza, questa, che stando a quanto dice
Landini dovrebbe servire anche a chiarire i termini della "riforma
interna" del sindacato a partire da democrazia e profilo delle
categorie. Ce ne è un'altra di scadenza importante, questa volta ad
aprile, un'assemblea nazionale di chi avrà preso parte al percorso di
"Unions". Servirà a stabilire una carta dei valori e un programma di
azione nei territori.
E' lì che la Cgil sancirà il suo divorzio
cercando di attribuire la colpa alla Fiom? Camusso ha tutto il tempo per
pensarci. Per adesso ha assicurato la sua partecipazione al corteo del
28 marzo, ma non l'intervento dal palco. In altre occasioni, va
ricordato, la Fiom ha fatto fatica a coprire le contestazioni della
piazza. Una volta avviata, la Unions comprenderà anche tutti gli altri
soggetti che si saranno coinvolti. E alla Cgil rimarrà ben poco da
polemizzare con la Fiom. "Sarebbe utile che la Cgil facesse parte di
quel percorso", dice apertamente Landini.
La Fiom lo "specifico"
sindacale non ha nessuna intenzione di abbandonarlo. Starà, per
esempio, nella "tenzone aziendale" per vedere di capire se sarà
possibile inceppare il Jobs act. E starà nei rinnovi dei contratti
nazionali. Non solo, ci sarà da capire cosa accadrà alla fine dei tre
anni di contratti "a tutele crescenti". Le assunzioni, stando a quanto
dice la Fiom, sono già diverse centinaia di migliaia. Che faranno le
aziende dopo aver intascato migliaia di euro di contributi,
licenzieranno? E soprattutto cosa farà il sindacato di fronte a
licenziamenti che riguarderanno la parte più debole dei lavoratori?
"Proporremo ai lavoratori - dice Landini - di battersi perché lo Statuto
ce l'abbiano anche i precari". E' lì che le cose potrebbero farsi
interessanti sul piano della mobilitazione.
Per adesso la Fiom
si batte con i numeri in mano sul piano della rappresentanza. E a chi
l'accusa di voler montare la "coalizione sociale" per compensare una non
meglio specificata perdita di iscritti, snocciola un incremento che
l'ha tenuta sostanzialmente stabile per tutto il periodo della crisi,
mentre gli altri perdevano dal 2% al 10%. Anche ad una analisi
campionaria per aziende e territori il dato non muta. E la Fiom viaggia
dall'80% di Firenze al 56% di Ancona. Nelle aziende con oltre mille
addetti è il primo sindacato con oltre il 40%. La rappresentanza sarà un
tema importante nel prossimo futuro. Con l'accordo del 10 gennaio
dovrebbe arrivare anche una rilevazione con dati Inps e ministero del
Lavoro, di cui non si vede ancora il primo vagito.
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