Non ci sono prove che sia il batterio della Xylella la causa della malattia degli ulivi in Salento. Anzi, studi scientifici suggeriscono altre cause. Ma la politica, dalla Regione Puglia all’Ue, ha già decretato l’abbattimento di migliaia di piante. Le associazioni e gli agricoltori salentini si mobilitano per scongiurare la fine di un intero ecosistema.
La Xylella fastidiosa è un patogeno da quarantena ritenuto responsabile del disseccamento di numerose piante d’ulivo nel Salento. È stata la Regione Puglia a decretare che il batterio è la causa della malattia degli ulivi, che ingrigiscono, si raggomitolano su loro stessi in un processo che dura ormai da quasi due anni.
Ma la Xylella, a oggi, non è il solo agente patogeno riscontrato sugli ulivi malati, poiché studi realizzati dall’Università di Foggia hanno dimostrato che in questi alberi vi è la presenza di almeno sei tipi di funghi, tra i quali i funghi tracheomicotici, cioè funghi che bloccano il passaggio dei nutrienti ai rami degli alberi. Tali funghi, conferma la relazione dell’audit condotta dalla Commissione Europea nel febbraio 2014, possono causare da soli il disseccamento delle piante (pagina 7 dell’audit) ed essi sono stati ritrovati praticamente in ognuno degli alberi analizzati. La Commissione Europea ha inviato i suoi tecnici sul posto più di un anno fa ed ha effettuato altre missioni nei mesi successivi.
Test di patogenicità della Xylella sono ancora in corso, quindi non esiste una risposta scientifica alla domanda se la Xylella sia responsabile o meno del disseccamento rapido degli ulivi. Mentre vi è la certezza per i funghi! Sembrerebbe a questo punto che la malattia degli ulivi sia da attribuire alla proliferazione di questo tipo di funghi. Cosa tra l’altro verificata da centinaia di agricoltori ed esperti in loco.
Infatti, la terapia di cura dei funghi messa in atto dagli agricoltori, secondo le indicazioni di Ivano Gioffreda – attivista agro-ambientale portavoce del comitato “Spazi Popolari - I Colori della Terra“ di Sannicola – ha avuto un successo eclatante e gli alberi sono rinati. Già dalla scorsa estate queste piante hanno ripreso a verdeggiare e non hanno più presentato alcun segno di malattia. Si parla di più di 500 ulivi. Mentre più di 200 agricoltori, da diverse regioni d’Italia, hanno iniziato a seguire l’esempio del Salento riscuotendo grande successo.
Perché sembrerebbe che la Xylella, secondo molti ricercatori, sia endofita, viva cioè negli ulivi innocuamente e muti il suo stato di equilibrio allorché la pianta è esposta a forti stress chimici, idrici o fisici. Se gli ulivi vengono attaccati da funghi, il loro stato di salute muta e la Xylella si manifesta. Ma, curati i funghi, la malattia arretra, sparisce e la pianta rinasce. Curati i patogeni fungini, il batterio Xylella torna a riposo e non c’è assolutamente bisogno di distruggere gli alberi eradicando centinaia di chilometri quadrati di meraviglie.
Una terapia che ha trovato e continua a trovare un grande riscontro nella realtà, come abbiamo detto, negli uliveti di Li Sauli, La Castellana, Alezio, Taviano, Gallipoli, nel cuore del focolaio, l’epicentro di quella che è stata definita in modo troppo affrettato e spicciolo epidemia da Xylella.
Le piante curate già nel 2014 hanno passato la prima fase critica dell’estate e sono tuttora rigogliose. A maggior evidenza dell’efficacia di questa cura e della validità di questa tesi, vi è un’ampia documentazione di fotografie, video, materiale scientifico che Peacelink ha portato qualche giorno fa in Commissione Europea nel tentativo di sventare il pericolo, annunciato dal Commissario alla Salute e Sicurezza Alimentare Andriukaitis, di eradicazione di tutti gli alberi infetti oltre che di quelli appartenenti ad una fascia cuscinetto di diversi chilometri.
Una misura, quest’ultima, che distruggerebbe non soltanto l’economia agricola pugliese ma che muterebbe per sempre il paesaggio e la natura stessa di una regione che ha nei suoi ulivi l’elemento più caratteristico e identitario. Una misura nata soltanto sulla base di documenti e raccomandazioni ufficialmente fornite dalle autorità italiane.
Vi sono molti aspetti in ombra su cui la magistratura, Procura della Repubblica di Lecce, ha iniziato a indagare. Nel 2010, l’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari ospitò un workshop internazionale sulla Xylella, batterio che si disse non presente sul territorio europeo. Tuttavia, in quel convegno, per consentire ai ricercatori presenti di studiare il batterio, lo stesso fu importato ad hoc dalla California.
Nel corso del tempo, la Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati chiedeva alla Regione Puglia spiegazioni sul perché ci si era avvalsi di un solo esperto per l’accertamento della patogenicità della Xylella e come si fosse arrivati all’accertamento della patogenicità della Xylella, considerando il fatto che i test non erano (e non sono ancora) stati realizzati. La Camera invitava la Regione a una più ampia collaborazione con altri istituti ed università per una migliore comprensione del fenomeno.
Intanto nasceva sul territorio un movimento spontaneo di opposizione all’indirizzo preso dalla Regione, dal Governo e di conseguenza dalla Commissione Europea. Movimento nato dagli agricoltori raccolti intorno alle diverse associazioni salentine, rappresentate e guidate dal Comitato Spazi Popolari, che, con l’aiuto della band pugliese Sud Sound System, ha fatto e continua a fare un lavoro incredibile di sensibilizzazione, diffusione delle informazioni, educazione scientifica, tam-tam mediatico.
Le loro voci, il loro materiale, la loro passione sono state portate a Bruxelles da Peacelink, associazione che difende in Commissione Europea altre questioni come Taranto/Ilva, e problematiche della città di Brindisi.
Un bellissimo esempio di cooperazione e solidarietà tra cittadini, che supera ogni immaginazione e ogni limite spazio temporale e va dritta alle severe stanze di Bruxelles dalla campagna, dalle piazze dei paesi. Senza la politica. Oltrepassando quel gradino fastidioso rappresentato ancora una volta dalla politica. Una solidarietà naturale che nasce in una terra tra le più belle del mondo, il cui patrimonio culturale, naturale, turistico, sembra esser stato tradito da una politica sciatta e approssimativa che decide di far abbattere centinaia di migliaia di alberi sulla base di studi che non hanno ancora fornito alcuna certezza scientifica sulla responsabilità della Xylella. Una politica che cerca adesso di scrollarsi di dosso le responsabilità, addossando le colpe a Bruxelles.
La Commissione Europea, ricevendo Peacelink, ha chiesto indicazioni sul perché non fossero fino al momento state fornite informazioni sulla non patogenicità della Xylella, sui funghi, sul successo della terapia applicata a centinaia di alberi. Visto che la Commissione, sulla base di quanto deciso e comunicato dalla Regione e dal Ministero per le Politiche Agricole, prima che ci fosse alcuna certezza sul batterio, si era orientata ad accettare la soluzione dell’eradicazione e dell’incenerimento di migliaia di alberi decretando cioè la fine di un ecosistema e di un polmone produttivo della Puglia.
La stessa politica che si è rifiutata di ricevere Peacelink a Bruxelles e non ha permesso alle associazioni di avvicinare gli ispettori in visita nel Salento, che ha mancato di convogliare alle Istituzioni Europee i rapporti scientifici, gli studi, i video e le foto ben disponibili in Salento.
Si parla di somme d’indennizzo che la EU potrebbe corrispondere nel caso di eradicazione di alberi. La Procura di Lecce indaga su ipotesi di reato e Gian Carlo Caselli, Presidente del Comitato Scientifico dell’Osservatorio sulla Criminalità in Agricoltura e nel Sistema Agroalimentare, dice che la questione presenterebbe aspetti che vanno oltre la fatalità.
La Puglia ha diritto a una classe dirigente diversa, che nulla abbia a che fare con l’approssimazione e la sciatteria. Una regione con una tale ricchezza merita ben altra gestione politica.
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