I giudici di Genova hanno accolto il ricorso di Silvio Lorenzoni, macchinista delle ferrovie presso la Divisione Cargo di Genova Rivarolo, che si era ribellato pubblicamente ad un accordo siglato tra Trenitalia e i sindacati. L'accordo non prevedeva più l’obbligo di avere a bordo due macchinisti bensì uno solo affiancato da un cosiddetto Tecnico Polifunzionale (Tpc) che non è però abilitato alla conduzione del convoglio.
Più volte Lorenzoni si era rifiutato di salire a bordo della locomotiva prendendosi per questo diverse sanzioni disciplinari. Nell’estate scorsa, a seguito di altre sue “ribellioni”, era stato raggiunto da ben due provvedimenti di licenziamento. Si legge nella motivazione che “è dunque evidente che la nuova organizzazione ha prolungato i tempi d’intervento a tutela della sicurezza del macchinista in modo rilevante e soprattutto imprevedibile in ragione della diversità dei luoghi in cui l’emergenza può verificarsi”. Una situazione riscontrata anche da alcune Asl italiane, come ad esempio quella di Rivoli, che ha evidenziato una serie di criticità sulle quali il procuratore torinese Raffaele Guariniello ha aperto un’inchiesta. Il Tribunale del Lavoro di Genova sottolinea inoltre che l’organizzazione aziendale comporta “effetti pregiudizievoli per la salute del lavoratore”. Inoltre, e forse è il passaggio più importante, a questa emergenza “non suppliscono le tecnologie a bordo” che “sono funzionali ai soli controlli sull’andamento del traffico e sulle modalità di conduzione... non risulta che possano agevolare interventi d’emergenza “. Il giudice parla poi di “arretramento considerevole del livello di tutela del macchinista”.
“Siamo felici di poter condividere con i colleghi e le colleghe una bella notizia – scrivono alcuni macchinisti della Cassa di solidarietà tra ferrovieri -. Riteniamo questo un grosso risultato non personale di Silvio ma della categoria intera, un ulteriore importantissimo tassello verso la messa in discussione del famigerato accordo sull’Agente Solo, grazie alla lotta di lavoratori determinati come Silvio. Prima ancora della sentenza di reintegra, quanto messo in campo da Silvio aveva già “portato” l'azienda al ripristino del secondo macchinista sulla linea Parma-La Spezia! Tutto questo deve compattarci sempre di più come ferrovieri, perché dimostra che, attraverso la consapevolezza dei propri diritti e la lotta costante per valori sacrosanti come la Sicurezza e la Salute, si può e si deve riaprire la partita rispetto ad accordi, norme e regole stabilite in nome del profitto e della produttività; la presenza costante nelle varie udienze di numerosi colleghi a sostegno di Silvio dimostra quanto la sua battaglia fosse condivisa e supportata, ma anche che Principi fondanti della vita e del lavoro dei singoli individui non devono e non possono essere dibattute solo nelle aule dei tribunali, nessuno di noi deve essere lasciato solo, né nelle battaglie sul luogo di lavoro, né all’interno delle aule di giustizia”. Il direttivo della “Cassa di resistenza” invita i ferrovieri a “continuare la mobilitazione per Bellomonte, Antonini, Giuliani e Citi!”
Più volte Lorenzoni si era rifiutato di salire a bordo della locomotiva prendendosi per questo diverse sanzioni disciplinari. Nell’estate scorsa, a seguito di altre sue “ribellioni”, era stato raggiunto da ben due provvedimenti di licenziamento. Si legge nella motivazione che “è dunque evidente che la nuova organizzazione ha prolungato i tempi d’intervento a tutela della sicurezza del macchinista in modo rilevante e soprattutto imprevedibile in ragione della diversità dei luoghi in cui l’emergenza può verificarsi”. Una situazione riscontrata anche da alcune Asl italiane, come ad esempio quella di Rivoli, che ha evidenziato una serie di criticità sulle quali il procuratore torinese Raffaele Guariniello ha aperto un’inchiesta. Il Tribunale del Lavoro di Genova sottolinea inoltre che l’organizzazione aziendale comporta “effetti pregiudizievoli per la salute del lavoratore”. Inoltre, e forse è il passaggio più importante, a questa emergenza “non suppliscono le tecnologie a bordo” che “sono funzionali ai soli controlli sull’andamento del traffico e sulle modalità di conduzione... non risulta che possano agevolare interventi d’emergenza “. Il giudice parla poi di “arretramento considerevole del livello di tutela del macchinista”.
“Siamo felici di poter condividere con i colleghi e le colleghe una bella notizia – scrivono alcuni macchinisti della Cassa di solidarietà tra ferrovieri -. Riteniamo questo un grosso risultato non personale di Silvio ma della categoria intera, un ulteriore importantissimo tassello verso la messa in discussione del famigerato accordo sull’Agente Solo, grazie alla lotta di lavoratori determinati come Silvio. Prima ancora della sentenza di reintegra, quanto messo in campo da Silvio aveva già “portato” l'azienda al ripristino del secondo macchinista sulla linea Parma-La Spezia! Tutto questo deve compattarci sempre di più come ferrovieri, perché dimostra che, attraverso la consapevolezza dei propri diritti e la lotta costante per valori sacrosanti come la Sicurezza e la Salute, si può e si deve riaprire la partita rispetto ad accordi, norme e regole stabilite in nome del profitto e della produttività; la presenza costante nelle varie udienze di numerosi colleghi a sostegno di Silvio dimostra quanto la sua battaglia fosse condivisa e supportata, ma anche che Principi fondanti della vita e del lavoro dei singoli individui non devono e non possono essere dibattute solo nelle aule dei tribunali, nessuno di noi deve essere lasciato solo, né nelle battaglie sul luogo di lavoro, né all’interno delle aule di giustizia”. Il direttivo della “Cassa di resistenza” invita i ferrovieri a “continuare la mobilitazione per Bellomonte, Antonini, Giuliani e Citi!”
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