Qualche giorno fa il Costa Rica ha annunciato che per oltre 75 giorni l’intera nazione è andata avanti a fonti rinnovabili. La Francia ha annunciato che presto gli edifici commerciali nuovi dovranno essere coperti o da tetti verdi, o da pannelli solari. E poi c’è Georgetown, Texas – città di 54,000 persone a nord di Austin, nel cuore del Texas.
Maria Rita D'Orsogna Fisico, docente universitario, attivista ambientale
E poi c’è Dale Ross, il sindaco di Georgetown. La sua è una città tranquilla, di epoca vittoriana, con una università piccola e dove non succede quasi mai niente. Senonché il sindaco ha appena annunciato, di punto in bianco, che entro il 2017 il 100% dell’elettricità del paese sarà da energia rinnovabile. In Texas, dove sulle targhe ci mettono le trivelle e dove i pozzi appaiono come funghi.
Perché lo fanno? Per amore dell’ambiente? Per una presa di posizione contro i cambiamenti climatici? No, sole e vento sono una decisione meramente economica: costeranno di meno che quanto si paga con le fonti fossili e daranno maggiore stabilita’ energetica alla città almeno fino al 2041. Dice infatti Mr. Ross. “The city’s contracts for solar and wind power will provide wholesale electricity at a lower price than our previous contracts. These long-term agreements also provide a fixed cost that will enable the city to avoid the price volatility and regulatory costs we were likely to have seen had we continued to use electricity generated by burning fossil fuels. With energy costs locked in for the long-term, we can maintain competitive, predictable electric rates through 2041.”
E infatti, fra una trivella e l’altra il Texas è diventato uno dei principali stati in cui si genera energia eolica. Dapprima era tutto concentrato attorno al West Texas, ma la costruzione di linee di trasmissione hanno potuto far sì che l’energia dal vento giungesse anche alle grandi città di Austin, Houston, Dallas, San Antonio. Nel frattempo i prezzi dell’energia dal solare sono calati notevolmente. E cosi, le forniture di vento e di sole inizieranno ad alimentare Georgetown fra qualche mese e quando sara’ tutto finito nel 2017 si arriverà al 100%.
Georgetown è una delle città a maggior tasso di crescita in tutti gli Stati Uniti, ed il sindaco ha deciso di voler aumentare i quantitativi energetici in vista di nuova crescita negli anni a venire. Invece di rinnovare i contratti esistenti con ditte che vanno a fonti fossili hanno deciso di spostarsi sulle rinnovabili. Alla sera, il vento prenderà il posto del sole. Dovranno spegnere le luci se qualcosa va storto? Resteranno senza energia? Secondo le stime e gli studi assolutamente no. Anzi, secondo le previsioni i contratti firmati dalla città le garantiranno probabilmente più energia di quanto necessario, con la possibilità di rivendere gli eccessi. Il sindaco ricorda un altro ottimo motivo per finalmente dire addio alle fonti fossili: acqua e siccità.
Il Texas soffre di enormi problemi di aridità e tutti gli impianti collegati alle fonti fossili ne usano enormi quantitativi. Il sindaco conclude dicendo che questa mossa è quella giusta per l’intera economia di Georgetown: le nuove ditte che si sono qui insediate sono per la maggior parte nell’high tech e chiedono fonti di energia verde per le loro attività come una sorta di biglietto da visita per il loro business. Se la città riesce a provvedere energia verde, questo potrebbe attirare altri investimenti e a fare la differenza.
Ecco, anche nella capitale del West Texas Intermediate, uno dei tipi di greggio quotati sul mercato internazionale, siamo arrivati alle rinnovabili. Veramente non abbiamo più scuse. Qualcuno dovrebbe dire tutte queste cose a Matteo Renzi e a tutti i miopi politici che hanno votato lo Sblocca Italia.
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