giovedì 12 marzo 2015

Abusi in streaming e call center dell'estorsione Così funziona l'industria della pedopornografia Tra ricatti sessuali via chat, prostituzione con webcam e pagine occulte a pagamento, avanza un sistema nuovo per sfruttare la pornografia sui minori. Un meccanismo industriale che ha il solo scopo di guadagnare.

Daniel aveva 17 anni. Ha commesso la leggerezza di farsi riprendere nudo dalla sua webcam. È stato ricattato: “Pagami o le tue foto finiscono su internet”. Ha preferito il suicidio, buttandosi dal Forth Road Bridge, vicino Edimburgo.

 
L'Espresso di Paolo Fiore
Abusi in streaming e call center dell'estorsione 
Così funziona l'industria della pedopornografia Una storia di ricatto on line come tante altre? Non proprio.

L'Interpol ha indagato a fondo e, lo scorso maggio, per la prima volta ha scoperto che dietro il ricatto c'era un'organizzazione. Non un predatore isolato, guidato dalla soddisfazione del proprio desiderio ma una struttura di 58 persone . Con un solo obiettivo: guadagnare. Le tentate estorsioni andavano dai 500 ai 15 mila dollari.

L'Interpol, dopo l'incursione, ha descritto l'ufficio “come un call center”, con corsi di formazione tenuti da esperti in cyber-ricatti e premi aziendali: vacanze, denaro o telefoni cellulari per le esche capaci di raggiungere gli obiettivi finanziari.


SEXTORTION La chiamano “sextortion”, estorsione sessuale. È solo una delle strade utilizzate per monetizzare via internet la pedo-pornografia: tra siti (mascherati) a pagamento, abusi in live streaming e sistemi di transazioni difficilmente tracciabili, non c'è bisogno di avventurasi nella Darknet: la rete di superficie offre già spazi sufficienti. In una continua rincorsa tecnologica tra prede, predatori e chi dà loro la caccia.

La European Financial Coalition against Commercial Sexual Exploitation of Children Online (Efc), nel suo ultimo rapporto , parla di “rischio taylorizzazione”: l'organizzazione industriale e scientifica del lavoro applicato alla pedo-pornografia.

L'estorsione sessuale è l'arma più comune. Lo schema è rodato: si spingono gli adolescenti a spogliarsi per poi ricattarli. Un'indagine del gennaio 2014 si è chiusa con l'arresto di un uomo che aveva creato 80 tra indirizzi mail e profili social. Chi cadeva nella rete era costretto a pagare o, in alternativa, a coinvolgere altri minori. La vittima più giovane aveva otto anni. Quando lo stesso meccanismo viene applicato su larga scala, lo strascico pesca centinaia di adolescenti. Come nel caso dell'organizzazione che ha ucciso Daniel, con sede nelle Filippine ma contatti in Europa e Usa.

PEDOFILIA IN STREAMING L'altro grande business riguarda gli abusi a distanza: centinaia di bambini costretti ad atti sessuali in live streaming in cambio di denaro. Lo schema, in questo caso, è simile a quello della prostituzione. Con un protettore o le famiglie a gestire i contatti, specie nei Paesi in via di sviluppo, dove i costi di connessione sono sempre più bassi a fronte di condizioni economiche ancora pessime.

Un call center denunciato dall'Interpol
Un call center denunciato dall'Interpol

Maria, un'adolescente filippina di 13 anni, è stata obbligata dalla madre a esibirsi davanti alla sua webcam in cambio di compensi tra i 20 e i 50 dollari. Un gruzzolo tale da consentire alla madre di lasciare il suo lavoro. Spesso sono i parenti a gestire l'attività. Come è successo a sei fratelli, indotti dai genitori ad atti osceni in streaming. Il più piccolo aveva quattro anni.

Terre des Homme preferisce alla definizione di “industria” quella di “commercio” della pedofilia. Reso più florido dalla facilità di connessione. Quanto florido? Per capirlo, la Ong ha creato una bambina virtuale, chiamata Sweetie . Nel 2013, in appena due mesi di attività, ha rintracciato 1000 predatori, 22 dei quali in Italia. Un esperimento che sarà bissato: Terre des Homme sta lavorando a una Sweetie 2.0, un software ancora più avanzato che esplorerà un fenomeno emerso solo in parte.

Secondo l'associazione, su internet ci sono, in ogni momento, 750 mila “predatori” . Le loro richieste sono elencate in modo crudo: “Atti sessuali espliciti, masturbazione, coprofagia, rapporti con adulti o con membri della famiglia”. Il compenso va dai 10 ai 50 dollari. Per pagare è sufficiente un servizio di trasferimento finanziario, come Western Union.

LA CRESCITA DEI BITCOIN I money transfert sono ancora lo strumento più utilizzato, seguito dalle carte di credito. Ma INHOPE, una rete internazionale che collabora in Italia con Save The Children e Telefono Azzurro, ha registrato una rapida ascesa dei portafogli digitali. La Internet Watch Fountdation (Iwf) ha individuato 22 siti che accettano esclusivamente Bitcoin per l'acquisto di immagini e video pedo-pornografici.

Quello della Iwf è un avvertimento più che una condanna nei confronti della criptovaluta: “Come ogni forma di pagamento, anche i Bitcoin possono essere usati per scopi criminali perché garantiscono una certa forma di anonimato”. Tuttavia, “è comunque possibile tracciarne il flusso e risalire al proprietario”.

SITI COMMERCIALI E SPAM Dietro alla violenza del faccia a faccia digitale, delle webcam e delle chat, c'è un commercio che cresce tra le pieghe di internet. Senza incamminarsi sulla Silk Road.

Nella pedo-pornografia si stanno facendo strada “siti commerciali”, che mettono a disposizione immagini e video dopo una sottoscrizione. Ci si arriva attraverso un percorso più o meno tortuoso. Social network e forum riservati facilitano la circolazione di link. La via più diretta è lo spam: mail indesiderata che pubblicizzano link espliciti su “Teen, Movies, Free sex movies, Young teen hardcore” o “Free Picks Of Models 12-17 Y”.

In altri casi, si parte da siti che contengono solo hyperlink, apparentemente leciti, che rimandano a “siti mascherati”. Si tratta di piattaforme con una ulteriore lista di link, che a loro volta conducono a siti terzi con materiale pedo-pornografico accessibile solo a pagamento.

L'esca può essere costituita da siti legali hackerati. Oppure da “affiliati”, che accettano di fare da intermediario verso siti illegali a pagamento in cambio di un compenso proporzionato alla quantità di clic. Un po' come avviene per i banner pubblicitari. La Iwf, ad esempio, ha notato che spesso la trappola si annida sotto l'etichetta di “child modelling”: agenzie (lecite) che cercano bambini-modello per spot e moda.

L'esistenza di siti commerciali è un fenomeno ancora minoritario rispetto all'estorsione sessuale o alla prostituzione minorile, ma INHOPE ha registrato una crescita dei casi: 5.236 casi nel 2013 e già 2.940 nei primi sei mesi del 2014.

La tecnologia, quindi, sta cambiando lo sfruttamento commerciale di video e foto. “C'è una migrazione degli abusi – scrive la European Financial Coalition – verso nuove modalità, facilitate da sistemi di pagamento, servizi di hosting e ambienti di navigazione che agevolano l'anonimato”. Il web oscuro si muove in superficie.

Nessun commento:

Posta un commento