repubblica.it
Ha confermato in pieno l'ipotesi della Procura milanese Enrico Maltauro, l'imprenditore vicentino arrestato giovedì scorso assieme all'ex esponente democristiano Gianstefano Frigerio, all'ex funzionario pci Primo Greganti, all'ex senatore pdl Luigi Grillo, all'ex esponente dell'Udc ligure Sergio Cattozzo e all'ex manager di Expo, appena dimessosi, Angelo Paris.
Maltauro e Cattozzo, che sono stati interrogati dai pm Claudio Gittardi e Antonio D'Alessio, con le loro spiegazioni e i loro chiarimenti hanno consolidato l'impianto accusatorio che gli altri coindagati, eccetto Paris, hanno negato. Maltauro, che ha risposto alle domande per circa nove ore, difeso dagli avvocati Giovanni Dedola e Paolo Grasso, ha descritto uno per uno tutti i fatti contestati nei capi di imputazione, mettendo a fuoco il sistema ideato dal terzetto Frigerio-Greganti-Grillo: "Era un sistema basato sulle tangenti. E io per poter lavorare mi adeguavo e pagavo", è la sintesi di quel che avrebbe messo nero su bianco in un verbale che è ora secretato. E ancora: "La cupola mi ha chiesto un milione 200mila euro di mazzette", ha detto ammettendo di aver pagato 600mila euro e di averne promessi altrettanti per aggiudicarsi gli appalti di Expo e Sogin.
Sulla stessa linea Sergio Cattozzo. Il politico, interrogato per quattro ore, e che verrà, come Maltauro, riconvocato dai pm la prossima settimana, ha confermato l'ipotesi dell'accusa e quindi l'esistenza di appalti truccati e di tangenti, con promesse di carriera ai pubblici ufficiali complici. "Ha chiarito dando giustificazioni congruenti e fornendo le indicazioni che gli sono state richieste", hanno dichiarato i suoi legali, gli avvocati Rodolfo Senes e Michele Ciravegna. Ha spiegato inoltre "il significato delle cifre" contenute nei tre post-it che al momento dell'arresto aveva tentato di nascondere e sui quali, come aveva già confessato davanti al gip Fabio Antezza, aveva appuntato la contabilità delle mazzette e del denaro versato dall'imprenditore vicentino: 590mila euro tra l'anno scorso e quest'anno. A lui invece i compensi sono stati versati da Maltauro sotto forma di falsi contratti per 300mila euro lordi, a cui si aggiunge come benefit un'Audi da 60mila euro.
E per testimoniare come la ricostruzione della Procura sia solida, bisogna aggiungere che dagli interrogatori è emerso che le date e i luoghi - Milano, Roma o qualche casello autostradale - delle consegne delle presunte stecche coincidono con la scansione temporale delle intercettazioni, dei video e delle fotografie scattate durante i servizi di appostamento della guardia di finanza.
E se con questi primi verbali si consolida l'impianto accusatorio, gli investigatori continuano a lavorare sulla documentazione sequestrata. Nessun nuovo nome sembra spuntare dagli interrogatori, ma per ora l'obiettivo è quello di mostrare la forza di un'inchiesta che ha suscitato più di un malumore in procura. Al quarto piano del Palazzo di giustizia non è mancato lo scambio di accuse fra il procuratore Edmondo Bruti Liberati e l'aggiunto Alfredo Robledo: le affermazioni "inveritiere" di Bruti Liberati "appaiono altamente lesive della mia funzione di procuratore aggiunto, è una delle affermazioni di Robledo contenute nella nota inviata al Csm, il Consiglio superiore della magistratura.
Nelle due pagine inviate a Palazzo dei Marescialli, Robledo ritiene "inveritiero e fuorviante" quanto scritto dal capo della Procura sui presunti ostacoli che avrebbe posto alle indagini su Expo. In questo senso Robledo chiede al Csm "di avere conoscenza della nota depositata" da Bruti Liberati "per poter fornire gli indispensabili chiarimenti a riguardo" al Consiglio, al quale chiede una nuova audizione. E per smentire l'accusa del doppio pedinamento a uno degli indagati, accusa avanzata da Bruti Liberati in un'altra nota inviata al Csm, allega una nota della guardia di finanza.
Nessun commento:
Posta un commento